L’assemblea della Lega di A è andata deserta, come da previsioni. Neanche si è costituita, per la presenza di appena 8 società sulle 12 annunciate, le altre preferiscono aspettare il rientro del commissario Malagò, dalla Corea. Il vice Paolo Nicoletti ha atteso mezz’ora, come da statuto, e presto calendarierà il prossimo appuntamento, per il 27 febbraio.
Ieri ha vinto il gruppo dei riformisti, dunque Juve e Roma, Inter e Sampdoria, Sassuolo e Bologna, Fiorentina e Benevento, un mix fra grandi e piccole società. Sull’altro fronte i capitani sono Cairo e Lotito, Preziosi e De Laurentiis, che volevano fare senza Malagò. Il presidente del Torino capeggiava lo stuolo che aveva scelto come ad della Lega l’avvocato spagnolo Javier Tebas, ora a capo della Liga. Per venire in Italia aveva chiesto troppo, un milione e 200mila euro l’anno netti (più 600mila per l’assistente) ma è stata soprattutto la Spagna a trattenerlo, pareggiando l’offerta italiana, raddoppiando dunque il suo stipendio, ferma restando la variabile di 250mila euro: in 5 stagioni, ha visto quadruplicare l’ingaggio e solo 5 club erano contrari al ritocco, ora, fra questi Real Madrid, Athletic Bilbao e Celta Vigo. Per evitare che l’Italia torni alla carica magari fra qualche mese, nel contratto ha una clausola per la quale se volesse licenziarsi non potrà lavorare in un’altra lega per due anni. Resta in Spagna, per il dispiacere dei manager di Egon Zehnder, la società di cacciatori di teste a cui i presidenti si sono affidati per selezionare il nuovo ad. Come ad di serie A resta la candidatura di Luigi De Siervo, ad di Infront Italia, che ha fatto affluire i 1050 milioni da Mediapro, ma il solito Cairo non lo vuole e pensa all’egiziano Sami Kahale, per 33 anni in Procter&Gamble.
Malagò per prima cosa cambierà lo statuto, servono però 14 voti, alla terza votazione si scenderebbe a 11, maggioranza semplice, per evitare lo stallo che aveva toccato anche la serie B. Per la carica di presidente, siamo anche più lontani, dopo il tramonto di figure suggestive come Veltroni e Catricalà, l’ex Consob Vegas e il generale Tullio Del Sette, già comandante dei carabinieri, proposto da Lotito. Resta candidato Umberto Gandini, ad della Roma e per 23 anni al Milan, con Galliani e Braida. Conosce il calcio internazionale, i diritti tv, sarebbe appoggiato dai riformisti, non dalla controparte perchè resta legato a quelle due società, fra ieri e oggi. Insomma è ancora tutto in alto mare. Come il nome del ct. A Costacurta piacerebbero anche Allegri e Sarri, ovviamente sotto contratto. “Due mesi e saprete”, dice l’ex opinionista di Sky.
Vanni Zagnoli
Da “Il Gazzettino”