Essere Spal significa umiltà, sempre, tantopiù da neopromossi in A. E allora non ci si deve stupire se dopo l’amichevole pareggiata 1-1 a Perugia, domenica sera, la squadra si sia fermata a cenare dal piadinaro, come se gli stessi giocatori fossero dei semplici tifosi che mangiano in piedi, anzichè al ristorante.
In genere le squadre hanno fretta di salire sul pullman, di andare perlomeno in pizzeria, i biancazzurri danno un calcio ai luoghi comuni, allo status di superpagati, fermandosi da un venditore ambulante.
E’ poco fuori dallo stadio Renato Curi e accanto ci sono pure i sostenitori del Perugia, avversario dell’ultima B. Mangiano il panino con la porchetta, il must dello street food, tipicamente umbro ma diffuso anche al nord, ricavato dal maiale disossato e condito all’interno, e innaffiato con la bibita in lattina.
Qualche minuto di stop e poi si riparte, fra i sorrisi. “Volevo vedere – scherza l’allenatore Leonardo Semplici – se è più buona la porchetta o il lampredotto”. Il tecnico è di Tavernuzze, frazione con meno di 5mila abitanti di Impruneta, provincia di Firenze. E’ lo stesso paese di Marco Baroni, altro debuttante in A, con il Benevento, e lì impera il lampredotto, a base di bovino.
Ferrara si ripresenta in A dopo 49 anni, rispetto alla promozione a Perugia impiega solo 5 giocatori confermati. Il primo rinforzo era di fine maggio, Jacopo Murano, 27enne bomber della serie D, al Savona, che 5 anni fa lavorava nell’ottica di famiglia, in Basilicata. Era la storia più bella, è già stato prestato al Trapani, in serie C. Gli stranieri sono appena 4 e anche per questo la Spal è speciale. Come un fast food.
Vanni Zagnoli