Siamo a tre candidati più uno, ma il quarto se riesce a iscriversi è il più insidioso. Incombe Claudio Lotito, nella battaglia per la presidenza federale, stasera si chiude la presentazione delle candidature e il presidente della Lazio può farsi inserire. Ha bisogno dell’appoggio di 12 società e stando ai suoi calcoli le avrebbe.
Le certezze sono Damiano Tommasi dell’Aic, Gabriele Gravina per la Lega Pro e Cosimo Sibilia con i dilettanti. L’irpino di Forza Italia: “Corro per vincere, sono il nuovo, essendo qui da un anno”. Ha l’unanimità dei consensi, all’assemblea straordinaria tenuta ieri a Roma, della serie D. Sino a due giorni fa si lavorava per un candidato unico, siamo lontani: “Io sono senza parole”, spiega Sibilia. Aveva iniziato la mattinata parlando con Tommasi, finchè arriva Lotito: ”Ho 12 club dalla mia parte, certo che ho la maggioranza”. “Allora ci vediamo alle urne, il 29”, lo sfida Tommasi. La certezza non c’è ancora. Lotito è sostenuto da se stesso, dal Milan (Galliani adesso è a Mediaset Premium ma è sempre stato un suo alleato), da Atalanta, Napoli e Crotone e anche dal Nordest, ovvero Verona, Chievo e Udinese. Venerdì sera si è aggiunta la Sampdoria, fanno 9 società. Possibile l’adesione del Genoa, mentre il Benevento è incerto. Con 11 firme sarebbe a posto, diversamente ha bisogno di 12 in serie B, dove gioca la sua Salernitana. Serve, insomma, la maggioranza in una delle leghe. Dovesse essere eletto alla presidenza federale, dovrebbe rinunciare a ogni incarico di club, entro una settimana, e naturalmente lascerebbe a personaggi di sua fiducia, magari già in biancoceleste e a Salerno.
Lotito cercherà di prendersi la poltrona federale o, al limite, quella di vice, come ebbe nel primo mandato di Carlo Tavecchio. De Laurentiis lo appoggia: “Sosteniamolo, mette la faccia”. Come dire: “E’ uno di noi, meglio lui di Tommasi che tiene la parte dei calciatori. O degli altri due, lontani dalla serie A”.
Se nessuno dei 4 avrà il 50%, lunedì 29 si andrà al ballottaggio. Resta il pericolo del commissariamento che il presidente del Coni Malagò voleva già un mese fa. Per scongiurarlo, a Roma sono intervenuti anche due ex presidenti di Lega e federcalcio, Antonio Matarrese e il padovano Franco Carraro. Il predecessore di Tavecchio, Giancarlo Abete sintetizza invece il sentimento popolare: “Lotito è una persona di grande capacità, tante volte però non ha il senso del limite”.
Il programma di Gravina è incentrato su sostenibilità e sviluppo, serie A e B a 20 squadre (la cadetteria ne perderebbe due, già ci aveva provato l’ex presidente Abodi), la C a 60, contro le attuali 56 (57, prima del fallimento del Modena) e poi il Club Italia con un cda. L’ex presidente del Castel di Sangro controllerebbe di più i conti delle società e per l’Italia chiederebbe l’Europeo del 2028. Dalla sua ha i club che non stanno con Lotito e sono capeggiati da Cairo. Rivorrebbe Conte come ct, le alternative sono Ancelotti e Mancini, quarta moneta per Ranieri. E fra i dirigenti chiamerebbe Buffon. Sibilia è il favorito, con il 34% di partenza, contro il 30% di Tommasi: “I dilettanti pretendono rispetto. Lotito non molla, probabilmente chiederà qualcosa”. Sibilia potrebbe essere il presidente, con Lotito vicario, Gravina l’altro vice mentre Tommasi andrebbe a gestire il Club Italia. Ma questa larga intesa non è prossima.
Vanni Zagnoli
Da “Il Gazzettino”