Il Gazzettino, Giussy Farina e il Vicenza verso il fallimento: “Il calcio va vissuto giorno per giorno, sempre in sede, mai da lontano. Se non arriva la serie A, la passione si disperde. E anche la crisi delle banche incide”

 

Giussy Farina con Paolo Rossi, a destra, e Renato Faloppa ai tempi del Real Vicenza (ilgiornaledivicenza.it)

L’integralità dell’intervista a Giussy Farina

A Vicenza la tifoseria è in fermento, aspettando un fallimento che appare inevitabile. Mercoledì notte sono comparsi due striscioni, contro l’amministratore unico Fabio Sanfilippo, invitato ad andarsene, e l’ex socio di maggioranza, “Grazie sign. Franchetto”. Domani il derby di coppa Italia con il Padova non si disputerà, è confermato lo sciopero: “Da luglio – spiega l’Aic – i calciatori non hanno percepito le 4 mensilità maturate”. Nella sede dell’assocalciatori, oggi i biancorossi racconteranno le disavventure stagionali, sintetizzate dall’allenatore Nicola Zanini: “Ho paura che siamo verso la fine di tutto, al Vicenza. Tanti giocatori che guadagnano veramente poco, 1000-1200 euro al mese: non posso chiedere a un ragazzo di fare i 1000 metri, se non ha i soldi per pagarsi da mangiare…”.
Giusto 40 anni fa, nel 1977-’78, come Lanerossi la società aveva raggiunto il diapason, con il secondo posto in A e il debutto in coppa Uefa, eliminata al primo turno dal Dukla Praga, squadra ceca.
Giussy Farina, da presidente di quel Real Vicenza come vive il probabile fallimento?
“Non seguo molto, abitando a Verona. Ho una casetta in collina, a Lughezzano, ovvero luogo sano. Già era stata dolorosa la retrocessione, adesso sembra incredibile questa fine, sapendo cos’abbiamo fatto. Mancano le persone disposte a sacrificarsi, è triste”.
Nuovo proprietario è il torinese Fabio Sanfilippo: passò da Forza Italia al Ccd, ai Verdi e di nuovo al Pdl; da professionista iniziò alla Tom Ponzi investigazioni, poi ai veicoli, quindi fece il talentscout di modelle e il temporary manager…
“Tutti sono bravi, basterebbe avere amore per il calcio. Va vissuto giorno per giorno, conoscendo tutti i problemi: io ero in sede quotidianamente, non sfuggiva niente di quanto succedesse fra i giocatori”.
E’ schiacciante il passivo, 14 milioni, con 2,7 milioni di monte stipendi stagionale.
“Penso sia meglio ripartire daccapo, è molto difficile fronteggiare quel debito, per chiunque. Non esiste un toccasana”.
Basterebbero 530mila euro, per pagare gli stipendi di settembre e ottobre. La Vi.fin aveva appianato i 580mila di arretrato per l’agenzia delle entrate. Perchè gli imprenditori vicentini si dileguano?
“E’ molto strano. Ai tempi miei c’era entusiasmo, c’era vita attorno al calcio anche solo due anni fa, con la semifinale playoff ottenuta con Pasquale Marino. La crisi si trascina, come nelle malattie inarrestabili”.
Esistono collegamenti con il crac della Popolare di Vicenza e di Veneto banca?
“Incidono, non so fino a che punto. La crisi finanziaria provinciale ha riverberi sul calcio”.
Come si spiegano i fallimenti rituali, nel ricco Nordest?
“Noi eravamo stati in A per 19 anni di fila. Altrove se non arriva la massima serie la passione si disperde”.
Non le hanno mai chiesto aiuto?
“No. Se lo domandassero, sarei felice di dare idee: non ho l’età, come cantava Gigliola Cinquetti, a 84 anni. Serve gente piena di soldi e soprattutto vicina alla società sportiva. Avevamo 20mila abbonati, non solo per Paolo Rossi”.
I 6123 del Vicenza non sono pochi, per la serie C. In terra berica ci fu la prima proprietà straniera, con l’inglese Enic, adesso nel nostro calcio si sono moltiplicate. Perchè investono poco?
“Il problema non sono i cinesi di Milan e Inter, in Europa i presidenti stranieri sono diffusi. Serve l’amore per il pallone, sentire il calore dei risultati. Diceva l’allenatore Manlio Scopigno: il calcio è la più bella roba del mondo, peccato che la domenica si debba giocare. Ovvero c’è il rischio di perdere”.
Molti ritengono che dietro Li Yonghong ci sia ancora Berlusconi…
“Io non ne ho un bel ricordo, per come mi scippò il Milan. Però ha fatto molto nel calcio e quand’anche le redini fossero ancora sue, conta vincere. E il Milan non lo sta facendo”.
Chi vincerà le elezioni per la presidenza federale?
“Si profila una bella corsa a tre. Suggerisco di ispirarsi ad Artemio Franchi: era un fenomeno, per capacità e umanità, semplificava tutto. Nel mio calcio il padovano Franco Carraro era presidente di Lega, ma non c’era paragone. Serve capacità di sopportazione”.
Farina, fu proprietario anche di Padova e Rovigo e di altre 6 società. Qual è il ricordo più bello?
“Naturalmente quel secondo posto con il Vicenza, avremmo meritato lo scudetto al posto della Juve. Si creò grazie anche ai primi acquisti, i difensori Carantini e Volpato. Rossi non sarebbe bastato, senza difesa. Dallo stadio Menti manco da 5-6 anni, non vado perchè altrimenti mi commuovo”.
Segue ancora il calcio?
“Meno. Gioco a carte al pomeriggio, faccio il pensionato e leggo i giornali. Mi restano impressi i migliori gol, come la torsione dall’angolo di Mertens, in Lazio-Napoli”.
Vanni Zagnoli

Da “Il Gazzettino”

 

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