La prima stesura dei commenti al mondiale di ciclismo, per Il Gazzettino.
Vanni Zagnoli
Kwiatkowski ha 24 anni, potrebbe essere figlio di Davide Rebellin, 43enne ancora in attività. Il vicentino di Lonigo abita a Montecarlo, mercoledì correrà la Milano-Torino e con la Ccc proseguirà per un’altra stagione. Nel 2008 fu quarto nell’ultimo mondiale vinto dall’Italia, doppietta veneta con il trevigiano Ballan oro, davanti al veronese Cunego.
“Non credo che Visconti abbia anticipato troppo l’azione – spiega Rebellin, 8 volte azzurro -. Ha corso bene, bisognava provare anche da lontano perchè il percorso non era molto selettivo, magari se il gruppo avesse tardato un po’ si sarebbe involato. fosse rimasto nel gruppetto dei primi poteva giocarsi la volata”.
Il migliore è Alessandro De Marchi, friulano di San Daniele.
“Doveva attaccare anche da lontano, ha giocato le sue carte. Mancava una punta che potesse tenere la ruota dei più accreditati, serviva un Nibali in grande condizione perchè se la giocasse in discesa. Così non si poteva pretendere molto”.
“Per sempre Alfredo”, c’era scritto sulla maglia degli azzurri. Basta il 13° posto di Colbrelli, per ricordare il ct Martini, 6 volte iridato?
“Ci mancano sempre corridori da classiche, il gardesano deve crescere nelle gare che contano, sopra i 200 chilometri, in futuro potrà vincere. Aspettava la volata, valeva però solo per il secondo posto”.
Cassani dà 8 a tutti (“Siamo stati nel vivo della corsa sino a 5 km dalla fine”), però da 6 edizioni l’Italia è senza podio.
“Siamo al di sotto delle attese. Dobbiamo sempre lottare per vincere. Mancava un leader, il finalizzatore del lavoro di squadra”.
Ulissi è stato fermato per doping, ma era l’uomo giusto?
“Ha la sparata, in condizione poteva restare con i migliori”.
Kwiatkowski com’è potuto scappare in uscita dalla curva più pericolosa?
“Aveva fatto lavorare la squadra, ha rischiato, azzeccando l’anticipo. Gli altri aspettavano l’ultimo strappo, nella discesa ha corso come doveva”.
Solo un polacco, Spruch nel 2000, era salito sul podio…
“Questo è giovane, non sarà una meteora. E’ stato terzo alla Liegi-Bastogne-Liegi e ha vinto le Strade bianche, in Toscana”.
Valverde è alla 6^ medaglia, mai però ha vinto.
“Si è sempre piazzato. Era favorito, ma quando il percorso non è duro è difficile fare selezione. E’ stato attendista, doveva seguire subito il polacco. Non coglie l’attimo però resta un grande corridore”.
Moreno Moser era la punta azzurra nel 2012, a Valkenburg, dopo Nibali e Gatto. “Serviva un’azione fortunata – spiega – per raggiungere una medaglia. Non avevamo l’uomo per tenere l’australiano Gerrans, secondo, Gilbert e Valverde, su un percorso abbastanza veloce. Il polacco è sempre scaltro, non so se fosse il più forte ma in discesa è molto veloce. Occorreva un’intesa superiore per riprenderlo”.