“Due anni dopo, sei al punto di partenza”. Viene in mente un vecchio Francesco Guccini, con la Verona bifronte. Il Chievo è bello e avviato alla 16^ salvezza in A (la mancò solo con Pillon e Delneri, in altre stagioni eroici), mentre il Verona inanella figuracce e rischia la retrocessione bis. Zero a 3 con la Lazio, dopo le 5 pappine dalla Fiorentina, sempre al Bentegodi. Il colpevole è Fabio Pecchia, più abile nelle relazioni che in panchina. Disse tutto il campione del mondo Luca Toni, sbattendo i pugni per andarsene: “Era obbligatorio vincere la serie B, con quel budget schiacciante. Qui comanda solo il ds Filippo Fusco”. Il tecnico ha un bel da dire che non deve vergognarsi (“Basta essere promossi e salvarsi”), le brutte figure però sono rituali, per la squadra dell’Adige, a mortificare la 6^ tifoseria nazionale. E non è solo colpa di Ciro Immobile, che Prandelli al mondiale vide marginale, rispetto a Balotelli, firmando il suo fallimento. Ciro era capocannoniere, nel 2014, come Pazzini la scorsa stagione in B, torna il favorito come bomber, almeno italiano.
L’altro Inzaghi, Simone, viene dal rovescio con il Napoli, manca di 7 uomini eppure maramaldeggia, con la doppietta e l’assist del biondo napoletano, nonostante il 4-5-1 dell’Hellas. Lulic cambia per Marusic, Souprayen prova l’anticipo e trova le gambe del montenegrino, rigore. Che Immobile trasforma, di fronte all’immobile Nicolas. Anche sullo scambio fra Luiz Felipe e Marusic, con difesa al bar e doppietta servita. Solo Fossati fa lavorare Strakosha, sulla ribattuta Zaccagni manda alto. All’intervallo dentro Kean e Cerci per Souprayen e Zaccagni, a sbilanciare. Il tris è di è di Marusic, più talentuoso del goriziano Giordano Marusic, gregario del basket anni ’80. Fischi anche per il presidente Setti.
Il Chievo passa a Cagliari, è una sorpresa perchè la polverosa temporary arena galvanizza la squadra di Rastelli. Rigoni esce per uno scontro aereo, il primo tempo è a specchio, 4-3-1-2, possesso palla e pressing alto: Sau e Ionita sono insidiosi, Pisacane salva di testa. La ripresa è clivense, nonostante Cossu trequartista e Joao Pedro a sinistra. Al 38’ Pisacane merita la la 2^ ammonizione per bloccare Pucciarelli. Nel recupero il debuttante Stepinski saetta da fuori: ha 22 anni, è polacco, scoperto del ds Romairone. Il Benevento è la cenerentola d’Europa, perde anche a Crotone, mentre il Bologna si aggiudica allo scadere il derby di Reggio, con il primo gol del nigeriano Okwonkwo, complice l’espulsione di Magnanelli al 36’ st.
Vanni Zagnoli