Vanni Zagnoli
Habemus medagliam, è un bronzo luccicantissimo. Antonella Palmisano, 26 anni, pugliese, è terza ma avrebbe meritato almeno l’argento, per la marcia scorretta anche dell’altra cinese. Liu è squalificata a un chilometro dalla fine, là davanti si correva, è un delitto che la giuria sia intervenuta solo su una del trio. Andava fermata Yang, l’oro.
La tarantina Antonella si è staccata sul più bello, aveva fatto gara di testa, con personalità. “Gioisco per il podio, quel che volevo. Lo dedico ai nonni e al fisioterapista. E fra un mese mi sposo”.
A Londra l’Italia chiude con 8 punti, tre in meno rispetto a Pechino 2015, il peggioramento è apprezzabile. “Eppure sul percorso – osserva Palmisano, sorriso pulito – e davanti alla tv c’erano molti italiani, ci arrivano parecchi messaggi. Restiamo amati”.
Allenatore è il romano Patrizio Parcesepe: “Abbiamo curato i dettagli, persino la quarta piazza ci avrebbe appagato, il bronzo spinge a lavorare ancora meglio. La squalifica nell’ultimo giro o anche dopo fa parte del gioco”.
Il pomeriggio è stato azzurro anche per il 14° posto di Eleonora Anna Giorgi, milanese, in 1h30’34”, un secondo in meno di Valentina Trapletti, che si migliora di mezzo minuto. Entrambe fanno i complimenti ad Antonella: “Sapevamo quanto valesse, non volevamo metterle pressione”. Una volta di più, insomma, la marcia salva l’Italia. Anche senza Schwazer, seguito dall’allenatore Sandro Donati nei ricorsi.
La domenica su strada parte dall’oro del fuoriclasse francese Diniz, con oltre 8’ sul secondo, un distacco record, a 39” dal suo primato mondiale. Marco De Luca è 9°, in rimonta. O meglio, era salito al 6° posto, nel finale era in debito di ossigeno. Come Michele Antonelli, ritirato. La curiosità è per la 50 femminile, con 7 concorrenti e appena 4 al traguardo, con la squalifica dell’americana che aveva ottenuto di programmare questa distanza anche al femminile: venti e passa anni fa si gareggiava nella 5 km. Nella 20 maschile, Giorgio Rubino è 16° in 1h20”47, Francesco Fortunato 25° a 3’8” dal primo, Matteo Giupponi 48°. Strabilia la 4×400 di Trinidad.
I PODI. Marcia. 50 km: Yohan Diniz (Francia) in 3h33’12” Arai a 8’5” e Kobayashi a 8’7” (Giappone).
20: Eider Arevalo (Colombia) 1h18’53”, Shirobokov (Russia, ana) a 2”, Bonfim (Brasile) a 11”. Alto: Mutaz Barshim (Qatar) 2,35, Lysenco (Russia, ana) 2,32, Ghazal (Syria) 2,29. 1500: Elijah Manangoi 3’33”61 e Cheruiyot a 33 ct (Kenya), Ingebrigtsen (Norvegia) a 92. 4×400: Trinidad e Tobago (Solomon, Richards, Cedenio, Gordon) 2’58”12, Usa a 49 ct, Gbr a 82 ct.
Donne. Disco: Sandra Perkovic (Croazia) 70,31, Stevens (Australia) 69,64, Robert-Michon (Francia) 66,21.
5mila: Hellen Obiri (Kenya) 14’34”86, Ayana (Etiopia) a 5”49, Hassan (Olanda) a 7”87. 800: Caster Semenya (Sudafrica) 1’55”16, Niyonsaba (Burundi) a 76 ct, Wilson (Usa) a 1”49. 4×400: Usa (Hayes, Felix, Wimbley, Francis) 3’19”02, Gbr a 4”98, Polonia a 5”39.
Marcia. 20 km: Jiayu Yang (Cina) 1h26’18”, Guadalupe Gonzalez (Messico) a 1”, Palmisano a 18”. 50 km: Ines Henriques (Portogallo) 4h5”56, Yin a 3’2” e Yang a 3’53” (Cina).
MEDAGLIERE. Usa (10 ori, 11 argenti, 9 bronzi) 30, Kenya (5,2,4) 11, Sudafrica (3,1,2) 6; 37. Italia (0,0,1).