La Gazzetta dello sport. Matteo Dalla Vite incontra l’ex nerazzurro Ruben Sosa, il mancino uruguagio che è stato stella anche della Lazio. E’ l’eterno Peter Pan: “Mi piace Icardi”

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Dall’inviato della Gazzetta dello Sport ad Appiano Gentile, Matteo della Vite.

E il cellulare? E’ ancora lì il cellulare? “Eccolo, ora ce l’ho in tasca. L’ho anche rotto, guardi il vetro, mi tocca cambiarlo…”. Perché quel cellulare era finito lì. Sì, lì: nelle mutande. Roba da Ruben Sosa, un geniaccio in quel che faceva e che diceva. Che fa e che dice. “Che serata quella per il ritiro della maglia di Zanetti – fa Ruben -.

Ero talmente deciso a non perdermi nemmeno un secondo di quella nottata con vecchi amici e grandi campioni che appena sono entrato in campo ho pensato subito una cosa: perché non portarmi il cellulare? E l’ho messo lì, nelle mutande, poi l’ho tenuto in mano, poi l’ho rimesso lì, alla lunga mi è caduto e si è rotto il vetro. Però guardi: ho fatto dei video strepitosi”. E ride. Ben tornati nel mondo di uno dei folletti che il popolo interista ha amato di più. Eterno Peter Pan.

Ruben Sosa, faccia una foto veloce alla sua Inter.
“E’ la squadra del cuore, è aver fatto tanti gol, è sentimento. Ed è il club col quale vorrei lavorare in futuro, che sia per Inter Forever o per la mia scuola calcio a Montevideo con 500 bambini”.

In Uruguay lei allena anche, giusto? “Sì, solo gli attaccanti del Nacional. Quindi Recoba: ancora grandissimo El Chino. Grandissimo. Corre meno ma quel piede fa ancora ciò che vuole”.

Montevideo e Appiano Gentile: le sue due case.
“Nei primi tempi, quando arrivai in nerazzurro, non giocavo mai. E i giornalisti, proprio fra queste mura della Pinetina, mi chiedevano: “Ruben, ma allora quando giochi?”. Io stavo in panchina e tifavo. E a mister Bagnoli dicevo: “Quando ha bisogno di gol io ci sono eh…”. Poi, la squadra cominciò a perdere e io cominciai a giocare”.

Facendo gol, sempre gol. “Lo sa come arrivai qui? Dunque: la moglie di Pellegrini faceva la perizia calligrafica e un giorno mi fece fare un autografo apposta per poi studiarlo. Se lei diceva di no, il presidente difficilmente ti faceva un contratto. Ecco: la mia calligrafia venne reputata completamente negativa, secondo la signora Pellegrini evidenziava scarsa voglia di fare tutto, anche di giocare a calcio. Così, vado da Pellegrini col mio procuratore, Paco Casal. L’allora presidente mi dice: “E adesso, che si fa qui? Sono troppi i soldi che mi chiedete”. Dopo due ore di trattativa mi viene il colpo di genio. Presidente, gli dico, io firmo in bianco: se faccio 20 gol mi dà quel che vorrei io, sennò mette la cifra lei. Ho fatto 24 gol”.

Nell’Inter odierna c’è Icardi a 23 gol totali. “Mi piace Mauro. Un bel centravanti che sa lavorare anche per la squadra ma a cui la squadra forse dovrebbe servire più palloni. Però, secondo me, dovrebbe esultare con più gioia. Il calcio è allegria, sempre. Lui mi ricorda un po’ Bergkamp che quando segnava non impazziva: perché?”.
Chi impazziva di gioia era lei, anche alla Lazio.

“E’ la squadra che mi ha portato in Italia, proverò sempre riconoscenza: 3 anni super, tanti amici”.

La Lazio vola mentre l’Inter ha continui alti e bassi: perchè? “Le vedo sempre le partite a Montevideo. Sempre. Mancini è bravissimo e ci sono giocatori che sanno essere determinanti, ma l’impressione è che ognuno pare che aspetti la scintilla di altri, ovvero che qualche altro compagno risolva la partita. Invece bisogna creare la scintilla di gruppo: ecco cosa serve. E a volte è successo, sia chiaro, ma non bisogna solo attendere il salvatore della patria”.

E chi sarebbe il deputato alla magia?
“Shaqiri è il più indicato. Ma tutti devono lavorare con lui. Questa è una squadra che ha valori importanti e credo non tarderà a entrare nel cuore dei tifosi. Mancini ha saputo entrarci, e nell’Inter ci entri solo se metti il… cuore”.

Una volta, nemmeno tanto tempo fa, l’Inter faceva paura.
“Esatto. Bisogna replicare quel sentimento.Quando giocavo nella Lazio il solo pensiero di dover affrontare l’Inter metteva paura. Pareggiare contro di loro era come vincere. Ecco: l’Inter deve riprendere a intimorire, è basilare”.

E come si torna a questo tipo di Inter?
“Credendo nella maglia che indossi e nei tuoi compagni. Ogni secondo”.
Digressione: uruguaiani da consigliare al calcio italiano?

(ride) “Cavani: lui stava bene in Italia… penso tornerà”.
Per l’Inter si parla ciclicamente di Gaston Ramirez: prometteva, è un po’ sparito nella Premier.

“Buon giocatore, buon giocatore”.

Ci siamo: c’è Lazio-Inter.
“Sono appena stato a vedere sul campo l’allenamento: se hanno questa carica finisce 3-0”.
Per l’Inter?
“E perché no? La squadra deve vedere questa gara come una finale. Se va così, bé, finirà… così”.
Matteo Dalla Vite

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