Basket. Il centro Darjus Lavrinovic si racconta alla Gazzetta dello Sport, con Francesco Pioppi: “Reggio mi ha aspettato, nessuno l’avrebbe fatto. Mi sdebiterò”.

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Ksystof Lavrinovic

(v.zagn.) Francesco Pioppi, 31 anni, reggiano, dall’autunno è corrispondente de La Gazzetta dello Sport, da Reggio. Assieme a Ezio Fanticini, 58 anni, collaboratore della rosea da quasi 40, segue la Reggiana e la Grissin Bon. In Lega Pro, raramente viene a Reggio l’inviato (per le partite più importanti c’è Andrea Tosi, ancora più raramente arrivano da Milano), in serie A arriva l’inviato quasi sempre: Andrea Tosi in primis, Massimo Oriani (è venuto per Gazzetta tv), Luca Chiabotti (capo rubrica basket), Vincenzo di Schiavi (bolognese trasferito a Milano).

Francesco Pioppi scrive regolarmente per il sito della Gazzetta dello Sport, per il Resto del Carlino, edizione di Reggio, e viene spesso valorizzato anche dal cartaceo, della Gazzetta, appunto con personaggi.

Già avevo pubblicato la sua intervista a Polonara, poi a Kaukenas, presto recupererò Drake Diener. A inizio mese aveva realizzato questa apertura di pagina con Lavrinovic. Sentito in mixed zone al palazzetto, anche da me, con video per Dailybasket.it. Poi, giustamente, Francesco Pioppi si è appartato con il pivot di Reggio, al termine del mio video. Come sempre, un bel ritratto, in cui il collega racconta anche il personaggio, arrivato dalla Lituania.

Dal ’93, all’incirca, il basket da Reggio per la Gazzetta era seguito da Daniele Barilli. Da anni però Barilli, classe ’61, di Montecchio, è passato alle pagine della provincia, per Carlino Reggio, e allora ha lasciato a Pioppi, più specialista di basket – credo abbia giocato – e soprattutto con più tempo a disposizione per realizzare interviste molto esclusive. Che per Reggio rappresentano un fiore all’occhiello. Come i pezzi di Fanticini sulla Reggiana (in Lega Pro non sono così consueti, a parte le partite). Com’era i pezzi sempre particolari di Daniele sul basket. E come sono i pezzi sul Sassuolo degli inviati o di Stefano Fogliano (Carlino Modena).

Francesco Pioppi (La Gazzetta dello Sport, Il Resto del Carlino, Reggio Emilia)
A destra, Francesco Pioppi (La Gazzetta dello Sport, Il Resto del Carlino, Reggio Emilia): qui è con Gianluca Basile, ex bandiera di Reggio

Reggio Emilia

Espressioni come “gancio cielo”, “giro sul piede perno” o “passo e tiro” suonano ormai come vecchie filastrocche che solo chi ha qualche capello bianco sa ancora recitare. A Reggio Emilia però sono tornate prepotentemente d’attualità da quando Darjus Lavrinovic ha ritrovato feeling col parquet: “I miei modelli sono stati Olajuwon per i movimenti in post e Sabonis per l’arte che aveva nel passare la palla, nel leggere le situazioni e fare sempre la cosa più intelligente”.

La Grissin Bon si gode così un pivot che sembra arrivato direttamente dal passato: atletismo al minimo sindacale, ma una tecnica enciclopedica che maschera quegli acciacchi che potevano compromettere la sua stagione: “Quando a dicembre ho saputo che mi sarei dovuto operare di nuovo alla schiena ho vacillato – confessa Lavrinovic -. La maggior parte delle società mi avrebbe tagliato o avrebbe cercato un accordo per mandarmi a casa, invece qui hanno creduto in me e nelle mie potenzialità. Ogni giorno durante la mia riabilitazione pensavo a come poter ripagare questa fiducia, adesso è arrivato il momento”.

Persino i più scettici sono stati conquistati perché Big Darjus, come lo chiamano i compagni, è sempre più protagonista e nelle ultime 6 partite (5 vinte) viaggia a 12.8 punti, 4 rimbalzi, 2 assist e 1.8 stoppate in 20′ di utilizzo. Merito anche dell’intesa telepatica che ha con il connazionale Kaukenas: “Con lui ci troviamo ad occhi chiusi, abbiamo giocato assieme allo Zalgiris, al Real Madrid e in nazionale, lui sa sempre dove sono io e io so dov’è lui”. Lavrinovic si è però integrato alla perfezione anche con il resto dello spogliatoio ed è considerato un buontempone. Lo sa bene Drake Diener, preso per i fondelli dopo lo uno 0/2 ai liberi che era costato la sconfitta con Pesaro: “Dopo quella partita ho visto Drake un po’ giù e in allenamento c’erano facce scure: ho rotto il silenzio chiedendogli se voleva venire a ripetizioni di liberi da me”. La riposta dell’americano non si è fatta attendere: “Mi ha mandato a quel paese ridendo, credo siano quei piccoli gesti che aiutano uno spogliatoio a superare i momenti di difficoltà”.
> PROGETTI — Il tono del lituano torna però serio quando si parla dei playoff: “Non mi interessa chi incontreremo, noi dobbiamo pensare solo a noi stessi perché se giochiamo bene e siamo in salute possiamo battere chiunque, mentre se caliamo l’intensità arrivano i guai”. Nella sua stagione c’è solo un rimpianto: “Mi sarebbe piaciuto giocare qui assieme al mio gemello Ksystof ma ha scelto di andare al Lietuvos Rytas per avvicinarsi alla famiglia”. Quella di Darjus è invece tutta a Reggio Emilia, la (splendida) moglie Edita e i due figli Titas e Darjus jr. rispettivamente di 9 e 7 anni: “Qui sono felici, frequentano la scuola internazionale di Modena e possono crescere in un posto bello e sicuro”. Non è difficile vederlo a spasso per la città con auto di grossa cilindrata: “Mi piacciono le belle macchine, ma più di ogni cosa il gelato alla crema e ne mangio troppo, adesso però basta perché ci sono i playoff e voglio essere al top”. Con il gelato probabilmente scherza, con i playoff sicuramente no.

Francesco Pioppi per La Gazzetta dello Sport

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