La Gazzetta dello Sport, Alessio da Ronch intervista Pedro Obiang: “Non dubitate della Samp, daremo ancora fastidio”

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(v.zagn.) Come sempre, l’omaggio personale mio a Diego Panicucci, mental coach del grande centrocampista spagnolo.  Questa è l’intervista della scorsa settimana dell’inviato della Gazzetta dello sport a Bogliasco, Alessio Da Ronch.

Genova

«Mi dispiace per chi dubita, ma siamo ancora qui, a dare fastidio, a fare i simpatici rompiscatole». Pedro Obiang allontana i pessimisti apparsi dopo la sconfitta di Firenze. la sua Sampdoria è viva ed ha il sorriso. «Certo, stiamo lottando per entrare nel gruppo delle squadre che contano. Non c’è nulla che si possa compromettere per un risultato negativo. Nessuno si aspettava una stagione simile. Possiamo puntare ad un traguardo grande e possiamo riuscire a conquistarlo. Insomma, comunque vada noi abbiamo vinto».

Lei ha assaggiato l’Europa League contro il Debrecen, nel 2010, ora vorrebbe tornare a sedersi a tavola?«Di quella sfida ricordo il freddo, avevo i capelli bianchi dal ghiaccio. Ora vorrei dimostrare che sono all’altezza pure in Europa».

Ha ricordi migliori del Meazza e del Milan.«Lì ho battuto il primo colpo da titolare e protagonista in serie A, emozionante, stimolante. Venivamo dalla B e abbiamo vinto a Milano, con gol di Costa. Un bel personaggio che chiamavamo il bello».

Stavolta a San Siro incontrerà Suso, suo ex compagno nell’Under 21 spagnola.«Non lo vedo giocare da molto. E’ un fantasista con una bella lettura del gioco. Nel Granada ha fatto benissimo, non capisco perché non riesca a farlo anche al Milan».

Con lei giocava anche Morata. Lui si che sta facendo bene.«Con Alvaro ci conosciamo da piccoli, nelle giovanili dell’Atletico Madrid. Lo sento spesso, ha scelto la Juventus perché era convinto che lo avrebbe fatto maturare. Mi sa che è maturato fin troppo».

Beh, è maturato anche lei.«Insomma, faccio progressi ma la strada è ancora lunga».Eppure la segue il Milan?«Non ne avevo idea. Questo vi fa capire quanto pensi al futuro. Io sono concentrato sull’idea di batterlo, il Milan».

I rossoneri non spaventano più?«Quest’anno ci ha spaventati un pò solo la Juventus. Per le altre squadre abbiamo rispetto e tanta voglia di sfidarle».

Cosa vi manca per essere grandi?«Esperienza. Per molti di noi questa è la prima stagione ad alto livello. Ci siamo accorti però che gli avversari cambiano il modo di affrontarci. Significa che siamo cresciuti».

La maglia azzurra di Eder lo dimostra. Lei è spagnolo, originario della Guinea, è qui da quando aveva 16 anni. Qualche tempo fa disse: Magari un giorno l’Italia..?«Con tutti i centrocampisti bravi che avete cosa ve ne fate di me? Mi spiace per quanto dicono altri, ma Eder la sua chance l’ha guadagnata sul campo. E’ importante per la sua carriera e sono felice per lui. Io però aspetto la Spagna».

Eto’ o per lei cos’è?«Lo stimavo come calciatore, il colpo l’ho ricevuto conoscendo la sua voglia di fare. E’ divenuto un simbolo, un esempio per questa Sampdoria».

Una Samp africana. Lei si diverte a postare foto con Eto’ o, Okaka, Acquah e Duncan. Potere nero.«Nessun potere nero. Non è necessario. Io qui non ho mai subito episodi di razzismo. Insulti sì, anche stupidi, ma calcistici. E’ semplicemente la Sampdoria più colorata di sempre, ma soprattutto il nostro è un gran bel gruppo, nel quale noi cinque siamo molto felici. Ci sarebbe anche Mesbah, ma lui dice di essere un africano diverso e allora via, tutti a prenderlo in giro» .© RIPRODUZIONE RISERVATA

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