https://www.enordest.it/2023/12/17/viaggio-nella-notte-nelle-salette-della-droga-e-della-ludopatia/
Vanni Zagnoli
Il nostro zizzagare, lo sapete, è generalmente, spesso, notturno, e comunque a margine degli eventi, sportivi o meno a cui interveniamo, raccontiamo quanto cattura la nostra attenzione.
A Parma, dopo il derby di calcio, con il Modena, prima di fare ritorno nella città dove viviamo, ci siamo fermati a Evolution, lungo la via Emilia, locale accanto a una concessionaria. Anzi, speravamo che il punto auto fosse aperto anche la notte. Comunque ne è valsa la pena, perchè il titolare ci ha concesso una bella esclusiva di rilievo.
Si chiama Roberto del Grano.
“Avevo – racconta – la droga come ragione di vita, per anni, a Parma. Ora da quasi 12 non mi drogo più. Sono amico dei calciatori”.
Nella città ducale è molto noto, è amico di Matteo Cambi, finito nei guai per il marchio Guru.
Fuori video, mi dice che Gazzetta di Parma l’ha trattato male, a suo tempo. Era un bello spacciatore che, vedo su Repubblica, Parma, ha patteggiato a 3 anni e 4 mesi, mi pare, nel 2010.
Dunque è amico di tanti calciatori e anche di allenatori, non cito i nomi ma sono anche amici miei, che semmai racconto gli imprenditori del divertimento. Andava spesso a Milano. Le mie domande non si sentono benissimo, ha tenuto lui vicino l’auricolare.
E’ uno spaccato di dipendenza da cocaina, con tantissimi particolari.
Passavo soltanto per raccontare un locale visibile dalla via Emilia, l’ha aperto da poco e il mondo Parma è spesso ospite da lui e lo era già nell’èra Tommaso Ghirardi, poi con l’allenatore D’Aversa, da quando peraltro aveva cambiato vita.
“Ho pagato il milione di euro di debiti che avevo, per droga, grazie anche alla famiglia, sono figlio unico. Andare in comunità mi ha cambiato, adesso guai se vedessi stupefacenti nel mio locale. Come ne sono uscito”.
Nega di avere spacciato: “Consumavo 10-20 grammi al giorno. Avevo fatto il militare nei parà. Non dormivo praticamente mai”.
L’altro reportage che proponiamo in esclusiva è di mercoledì notte, a Reggio Emilia, nella sala giochi Macao.
Per capire cos’è la ludopatia, basta passare una notte qualsiasi in questo bellissimo locale.
Mi affaccio per scrivere, per titolare i miei racconti in video e una signora che sa di vino: “Prestami 10 euro”.
Magari sì, se mi fa intervista, sul suo lavoro di operaia metalmeccanica, sulla sua storia.
Riccioli, non magra, cercava soldi dalla guardia e da un frequentatore abituale, che conosco, calabrese.
“Ma senza il mio viso”, il videoracconto. Ovviamente, lo chiedo sulla ludopatia.
“Ma dentro non si possono fare video, neanche se lei fosse d’accordo”, dicono in coro il gestore della notte, giovane, che ha un altro di fianco, e la guardia.
Racconto poco, senza immagini neanche delle slot
Dura 5’, il countdown. “Ha vinto 250 punti”, poi “Hai vinto 750 punti”. Commento a mezza voce, ma Anna deve divertirsi: “Questi soldi sono miei, vero?”.
Insomma, non le guasto il momento più bello della giornata, che a me personalmente fa schifo. Ho tante passioni ma un’unica dipendenza, i racconti, il mio esibizionismo significa reportage, coraggio. In questo senso enordest.it per me vale Report e Striscia La Notizia, Lucignolo e Le Iene, speciale tg1.
Quando Anna finisce, riprendiamo la gag.
Prima, anzi, le dicevo. La porto a casa a prendere i suoi 10 euro, le dò un passaggio da via Copernico alla zona Esselunga, ma in realtà voleva i 10 euro in regalo. Anzi 20. Era in bicicletta, faceva freddo.
“E allora l’intervista te la faccio dopo”, ovviamente non si farà mai. “Domani torna che ti ridò i 10 euro”. Che significa me ne dai altri 10. Intanto dammene 10.
Esilarante quando il giovane gestore dà l’aut aut. “Avete 15’ per giocare – diceva – o sennò uscite”.
Avevo preso una cedrata, mica è vietato restare senza giocare, è anche bar, basta pagare la consumazione.
Dico che mi stanno pigliando per il naso, la signora e la guardia e il capo della notte e allora il capo della notte finge di chiamare la polizia, poi chi di dovere, poi convince la guardia a farmi uscire. Poi torno per raccontare in video la vicenda fuori dal Macao, sono lì ad ascoltare tutti e 3. Prima chiudono la porta poi la riaprono per ascoltare, mi allontano e ritorno e allora è quella a impedirmi di rientrare, volevo salire sopra. Tornerò, presto, apposta per sbugiardare. Anna intimidisce: “Adesso basta. Ho fatto karate e judo”.
Compassione è l’unico sentimento, la stessa che ho io per me stesso in questi reportage.
Il giornalismo vero che spaventa, fatto con i passanti. La privacy. Dei marchi. Cioè “non parlare di noi, il tuo giornalismo fallo fuori da qua, ma lontano, anzi non parlare di noi”.
Questo, dunque, è il viaggio nella sala giochi cult della città del primo tricolore, fra le più attente alle dipendenze d’Italia.
Seguiranno, nei mesi, altri approfondimenti fra colore e costume, società e giovani, intervistone di racconto di popoli stranieri e temi sensibili.
La prima stesura dell’articolo pubblicato su “Enordest.it”