Enordest.it. Un’Italia che sa vincere. C’è anche la bellezza del 4° posto

(enordest.it)

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Vanni Zagnoli

Le medaglie, certo, ma anche i piazzamenti vicini al podio, le qualificazioni alle finali e persino alle semifinali.
Ho un concetto molto particolare di olimpiadi, che seguo dal 1984, da quando avevo 13 anni, Los Angeles, presidente Ronald Reegan, e studio la tv, quotidiani e periodici.
Chi arriva quarto se non è un grande personaggio è generalmente ignorato, non parliamo dei quinti e dei sesti posti, altrettanto importanti. Quarto, quinto o sesto a un’olimpiade. Estiva. Che per me vale almeno un 60% in più dell’invernale.
Al di là di quanto possano provare gli atleti sul momento, raggiungere una finale, a 8, e anche qualificarsi per le semifinali, soprattutto in certe discipline, molto praticate, è degno di rilievo. Magari per alcuni tecnici, per addetti ai lavori, non per il grande pubblico.
Alzi la mano chi conosce il goriziano Luca Braidot. E’ arrivato quarto nella mountain bike, a una quindicina di secondi dal bronzo. Su instagram ha 35800 followers, neanche pochi, ma a Notti olimpiche, su Rai2, è stato citato per 10-secondi-10 da Jury Chechi, stop. Inpar condicio.
Del quarto posto di Benedetta Pilato sui 100 rana si è parlato tanto solo perchè lei era veramente felice, l’ha spiegato bene, su Rai2, a Elisabetta Caporale, ma Elisa di Francisca, interpellata poi in studio, non l’aveva capito.
Si può essere appagati anche da un quarto posto, più che arrabbiati perchè è mancato un centesimo. Ha ragione papà Salvatore: “Potrei dire mille cose sulle parole di Benedetta perché so, conosco il suo percorso, le difficoltà. E noi tarantini dovremmo farci scalfire dai commenti ironici e dalle smorfie della Di Francisca? Noi che ogni giorno lottiamo contro gli ostacoli e i problemi che il nostro territorio ci mette davanti. Io alla Signora non chiedo nulla, per assurdo non chiedo neanche le sue scuse. Perché so che non servirebbero a nulla. Ormai il suo messaggio è passato ed è inesorabile e senza ritorno”.
Conosco personalmente Elisa, che con me è sempre stata molto gentile, però aveva già sbagliato a Tokyo, sempre su Rai2, evidenziando il crollo di Arianna Errigo nella finale del fioretto a squadre. Per non parlare degli attacchi al veneziano Andrea Cipressa, contenuti anche nel suo libro.
Elisa sostiene di essere vera, di non avere filtri, certe critiche sulla scherma sono ripicche personali, quella serie di parole su Benedetta Pilato sono anche frutto di un certo clima scherzoso a tutti i costi dello studio di Iacopo Volpi – si scriverebbe così -, il direttore di Raisport, classe 1957. Juri Chechi cerca la battuta a tutti i costi, si spezza il ritmo del racconto sportivo, delle emozioni, delle dichiarazioni con ironia gratuita e stucchevole.
Peccato perchè la Rai offre uno splendido servizio.
Tornando a Di Francisca, lo sport non è solo vincere a tutti i costi ma accettare la sconfitta, anche se per un centesimo. Non vuol dire essere perdenti. Pilato è esplosa a 15 anni, a Tokyo non si qualificò per la finale, a Parigi era commossa per avere nuotato come sa, dato il massimo. Splendida anche la commozione di Francesca Fangio, solo semifinalista dei 200 rana: “Il massimo era già stato qualificarsi per Parigi”.
Accettare la sconfitta con gli arbitraggi sfavorevoli è più difficile. E’ capitato ad Arianna Errigo nel quarto di finale, a Odette Giuffrida nel judo in due combattimenti, al pugile Mouhiidine. Alle olimpiadi gli arbitri rappresentano tutti i continenti e spesso sono chiamati a dirigere incontri chiave giudici di nazioni che non hanno tradizione, in realtà la romena del judo è molto stimata dalla federazione internazionale, stona che sia stata designata per due match di fila di Odette Giuffrida.
E’ anche questione di peso internazionale del comitato olimpico, l’Italia ha spesso pagato dazio.
Clamoroso il caso della scherma, della finale del fioretto con Filippo Macchi, penalizzato di due stoccate durante l’assalto e poi di altre due, non assegnate, sul 14 pari. 
Peraltro sono torti arbitrali difficili da cogliere, dai non esperti.
Quel che a me dispiace è vedere tante controprestazioni, nella boxe Irma Testa era favorita per l’oro, da campionessa del mondo nei 57 chili, è uscita al primo turno, il verdetto è discutibile ma non scandaloso.
Pugilato, judo, taekwondo e lotta assegnano due bronzi, in particolare lotta, judo e taekwondo permettono di assorbire una sconfitta, si può effettuare un altro percorso verso il podio, tramite i ripescaggi.
I Giochi durano 16 giorni, di fatto, sono tornei brevi, in alcune discipline il sorteggio è integrale, come nella boxe, e può capitare di avere al primo turno due tra i favoriti confrontarsi, sarebbe bello in tante discipline avere una seconda chance.
Temo che l’Italia non batta le 40 medaglie del Giappone, tantomeno che arrivi alle 46 di cui era accreditata incrociando i dati fra mondiali, coppe del mondo ed Europei, perchè nei primi giorni ha già perso tante chances.
Sabato sera è arrivato un bel bronzo dalla 4×100 stile libero, con Thomas Ceccon, Alessandro Miressi, Paolo Conte Bonin (vicentino come Ceccon) e Manuel Frigo (di Cittadella).
Domenica la grande impresa di Nicolò Martinenghi, oro sui 100 rana, in una finale lenta, in cui si pensava non andasse oltre il 5° posto.
La prima doppietta azzurra è stata nel tiro a segno, pistola ad aria a 10 metri, con Federico Nilo Maldini e Paolo Monna, argento e bronzo. Monna era stato a lungo davanti al compagno, paga il penultimo tiro sull’8. Sono due personaggi veri, quelli che piacciono a noi, di una disciplina non ricca, di gente perbene, timida, quasi. Federico Nilo (Nilo è un secondo nome) a 22 anni vuole sposare subito Carlotta Bozzano, nipote del membro onorario del Cio Mario Pescante. E’ inconsueto per gli italiani sposarsi così presto ed è bello che qualche sportivo sia fidanzato con ragazze normali, magari non sottilissime, non influencer, giovani normali, appunto, senza ostentazione di corpo sui social, di fascino, di seduzione.
Il secondo oro arriva grazie alla determinazione di Thomas Ceccon, sui 100 dorso. E’ un predestinato, lo intervistammo per il Gazzettino quando vinse 6 medaglie a una sorta di olimpiadi giovanili, non ci stupisce che “a 15 anni dissi al mio allenatore Alberto Burlina che sognavo di vincere le olimpiadi”.
Dopo 96 anni, la ginnastica artistica femminile torna sul podio olimpico, è d’argento. Era da Amsterdam 1928 che mancava il podio, Angela Andreoli, Alice D’Amato, Manila Esposito, Elisa Iorio e Giorgia Villa raggiungono i 165 punti e 494, dietro agli Stati Uniti di Simone Biles (171.296), hanno un punto sulle brasiliane. D’Amato alle parallele svetta, con 14.633 punti, idem Elisa Iorio nonostante una distorsione. Chiude Andreoli. Le chiamano le fate, da non confondere con le farfalle, della ginnastica ritmica.
L’altro oro è all’ultima stoccata, sarà forse il più emozionante di tutti, è nella spada, con le friulane Giulia Rizzi e Mara Navarria, mamma di un 11enne e le catanesi Alberta Santuccio e Rossella Fiamingo, sostituita da Navarria dopo il primo assalto chiuso 0-3.
Qui sono intervenuto su facebook nel post di Rosario Lo Bello, figlio del più grande degli anni ’50 e ’60, Concetto. Lo Bello pubblica il richiamo in prima pagina de Il Gazzettino.
“Vittoria storica per Navarria e Rizzi. E’ d’oro la festa “nordestina”.
“Squadra “nordestina” citando solo due delle campionesse Olimpiche.
RAZZISMO da leghisti di “bassa lega”, scrive l’ex arbitro internazionale. E io a spiegare in due diversi commenti che è semplicemente evidenziare la territorialità dei campioni, lo fanno abitualmente tutti i quotidiani regionali e ne ho esperienza diretta, nelle scelte. Decine di commenti a insultare la redazione del quotidiano del Veneto e del Friuli. Vado persino a spiegare che i racconti vengono da Il Messaggero, di Roma, diversamente sarebbero stati molto più caratterizzati a nordest, appunto. Mi pareva di sognare. “Razzismo da leghisti di bassa lega”, assolutamente incredibile, detto da un personaggio di tutto rilievo.
E’ bella la storia di Gregorio Paltrinieri, bronzo nei 1500 metri, nuoto, un quarto d’ora prima della compagna Rossella Fiamingo. Greg va a podio in tre olimpiadi, è a 4 medaglie, nessun italiano c’è riuscito.
Ho sempre amato gli argenti, mai valorizzati abbastanza, addirittura qualcuno preferisce il bronzo, cioè finire da vincente, non con una sconfitta. I due secondi posti di mercoledì a me entusiasmo, per parliamo di non personaggi.
Luca Chiumento, Giacomo Gentili, Andrea Panizza e Luca Rambaldi precedono la Polonia nel quattro di coppia, a un certo punto temevo arrivasse quarti, ho sbagliato sensazione. La medaglia nella specialista mancava da Pechino 2008. La dedica è per Filippo Mondelli,  compagno di squadra morto per un osteosarcoma prima dell’Olimpiade di Tokyo.
E poi c’è stata la seconda posizione per Silvana Stanco, a 12 anni dall’oro di Jessica Rossi a Londra 2012. La prima volta che andrò al poligono fece 0 su 64, mentre il padre vinceva. E’ stata quinta a Tokyo 2020, ha 31 anni, è irpina, nata a Zurigo, dove la famiglia era emigrata dopo il terremoto. Si è messa alle spalle l’australiana Penny Smith, mai ha insidiato Adriana Ruano Oliva, che ha portato al Guatemala il primo oro a cinque cerchi. La guatemalteca si era quasi qualificata a Londra per la ginnastica artistica, poi un grave infortunio e la rinascita che l’ha portata al cambio di sport. Stanco è una donna in sovrappeso, a dimostrazione che certi sport non rispondono ai canoni estetici che rendono popolari oggi.
Sono alcune storie, fra le tante.
Dalle 9 alle 22,30, all’incirca, ci sono gare, fra Rai2, Raisport, Eurosport e 1, con i 10 canali di Discovery presenti anche su Sky. E non dimenticare Rairadio1, con le emozioni dell’etere.

La prima stesura dell’articolo pubblicato su “Enordest.it”

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