Enordest.it. Panchine: chi va e chi viene “Basletta” il lungo addio 

(enordest.it)

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Vanni Zagnoli

Quest’altra puntata del nostro zizzagare settimanale è sul calcio, fra esoneri e richiami in nazionale, tra proprietà multinazionali, le storie delle avversarie delle italiane in Europa e un nuovo lutto.

L’esonero di Sergio Scariolo alla Virtus Bologna, nel basket, ci ha fatto ricordare i licenziamenti prima del campionato. In serie A, le dimissioni di Prandelli alla Roma, ma erano legate alla malattia della moglie Manuela, poi scomparsa. Alla fine dello scorso millennio, i licenziamenti di Edy Reja dal Brescia, da neopromosso, e di Gigi Del Neri dall’Empoli.

Il nostro incontro con il tecnico goriziano di 79 anni, a Ferrara.

Un altro cambio in panchina è avvenuto ora al Lione, che ha sdcelto Fabio Grosso, non Gattuso. Viene da una grande stagione con il Frosinone, l’unica realmente positiva da quando è in panchina. Ha fatto bene a lasciare la neopromossa che mai è andata realmente vicina a salvarsi, in serie A, in tre tentativi, per il prestigioso club francese, peraltro fuori dall’Europa da due stagioni.  

In Italia, c’è la voglia di cambiare allenatore dopo 5 giornate. Davide Ballardini viene sostituito alla Cremonese, fra l’altro si tratta di un tecnico esperto, che aveva fatto superare un turno di coppa Italia, portando i grigiorossi in semifinale. Ballardini fra l’altro praticamente non finisce mai le stagioni. Se c’erano dei dubbi, visto che uscì presto dalla lotta per la salvezza, peraltro già pregiudicata da Massimiliano Alvini, era meglio non confermarlo in estate. 

Di sicuro se alla Cremo fosse rimasto Ariedo Braida avrebbe confermato alla proprietà, al cavalier Arvedi, che gli allenatori si cambiano il meno possibile. A prescindere dal valore di Stroppa che aveva portato il Monza in serie A e meritava maggiore pazienza da parte di Adriano Galliani, al di là di quanto abbia fatto Raffaele Palladino, brillante la scorsa stagione e meno in questo avvio.

E’ un non senso anche il cambio di Paolo Zanetti, che nel finale dello scorso campionato fra l’altro strabattè la Juve di Allegri. Per il quasi 70enne Aurelio Andreazzoli, che l’aveva preceduto e si salvò brillantemente, nonostante il girone di ritorno negativo. E’ la quarta volta che torna a Empoli. Andreazzoli è il secondo tecnico più vecchio fra serie A e B, dietro soltanto Claudio Ranieri: “Avevo già pensato di smettere – ci raccontava dopo un successo a Reggio, contro il Sassuolo -, l’Empoli mi ha ricoinvolto”. E’ l’unico tecnico di serie A che non abbia vissuto di solo calcio, da allenatore: per 5 anni lavorò il ferro, in precedenza dava una mano nell’azienda di famiglia. Divenne professionista nel 2003, accompagnando Luciano Spalletti all’Udinese, aveva già 50 anni. Stavolta subentra dopo 4 giornate.

Un ulteriore avvicendamento premia un giovane, Nagelsmann è ct della Germania a 36 anni. Aveva fatto molto bene all’Hoffenheim e anche al Lipsia, portando la Redbull a una storica semifinale di Champions, persa contro il Psg. Al Bayern andò meno bene, eliminato ai quarti di Champions dal Villarreal, nel secondo anno venne esonerato prima dei quarti. In genere a guidare una nazionale si arriva molto più tardi.

C’è una sostituzione di tecnico che va oltre i legami storici fra Germania e Turchia, con giocatori di origine turca utilizzati dai tedeschi, non solo in Bundesliga, e anche il contrario, quindi era anche normale che i turchi avessero un tedesco ct, Stefan Kuntz. 

Adesso arriva Vincenzo Montella, per due stagioni aveva allenato l’Adana, ha 49 anni e già una buona esperienza. L’apice della carriera è stata la semifinale di Europa league con la Fiorentina, con la proprietà Della Valle.

Nel femminile, il ritorno di Sara Gama in nazionale con il nuovo ct Andrea Soncin e di altre giocatrici esperte che erano uscite, con la ct Milena Bertolini. 

Qui eravamo con la capitana, oggi 34enne, a Ferrara, prima del penultimo mondiale, in Francia, il punto più alto della gestione Bertolini.

Altre ripescate eccellenti sono le 26enni Valentina Bergamaschi e Aurora “Iaia” Galli.

La multinazionale 777 partners, proprietaria del Genoa, diventa il fondo presente, a occhio, in più campionati. In Inghilterra con l’Everton, di Liverpool, l’Hertha Berlino in Germania, Standard Liegi in Belgio, Red Star in Francia e  Siviglia in Spagna. Fuori dall’Europa, il Vasco da Gama in Brasile e il Melbourne Victory in Australia. 

A completare i continenti mancano soltanto Africa, Asia e magari il nord America.

In serie B, prosegue il dibattito attorno a Manolo Portanova, l’esterno della Reggiana condannato a 6 anni in primo grado per stupro di gruppo. Pubblica la foto di un atto giudiziario in cui viene riportata la consulenza di periti di parte, si rileva «l’assenza assoluta di segni e di lesioni rapportabili a violenza fisica da costrizione o da difesa e resistenza sul corpo della giovane ragazza. Risulta anche che non ci siano state “minacce” da parte dei giovani. Inoltre, l’assenza di lesioni in bocca dimostra che la ragazza era libera di gridare e chiamare in soccorso l’amica e il proprietario della casa ove si sono svolti i fatti. Tutto ciò rende molto più plausibile l’ipotesi di un rapporto sessuale consenziente”. E poi scrive che sta subendo un’ingiustizia. Sabato scorso ha segnato un gol splendido alla Cremonese e Nicola Zanarini su Tutto il calcio minuto per minuto ha detto in diretta che la rete “mette a tacere le polemiche”, per questo sarà probabilmente sospeso dalla Rai.

La nostra ricostruzione a caldo, per evidenziare la buona fede del giornalista di Bologna.

Il nostro focus è anche sulle storie delle avversarie del nostro calcio, in Europa.

L’1-1 fra Real Sociedad e Inter riporta all’attenzione del calcio internazionale la magia dei baschi. Per ora per l’Italia è andata meglio rispetto al 2014, quando il Napoli di Rafael Benitez venne eliminato nel preliminare di Champions dall’Atletic Bilbao, 1-1 a Napoli e 3-1 al San Mames.

I baschi hanno cognomi unici, come Zubeldia e Zubimendi, Barrenetxea e Oyarzabal. E’ una lingua unica, per l’Europa dell’ovest. San Sebastian ospita dal 1981 il classico del ciclismo, prova del world tour vinta per 7 volte dagli italiani.

La squadra dell’altro Real è sempre stata parecchio autarchica, in rosa ha soli 6 stranieri e numericamente non è esagerata. Sono cresciuti nel vivaio di Zubieta 14 calciatori. “I giovani qua sono aspettati”, dice il ds Roberto Olabe. 

I txuri-urdin (biancoblù in basco) tornavano in Champions dopo un decennio, nel Sanse crebbe anche Xabi Alonso, poi passato al Liverpool, al Real Madrid e al Bayern Monaco, adesso guida il Bayer Leverkusen, in Germania.

Due anni fa la Real vinse la copa del Rey, nel derby con l’Athletic Bilbao, con 8 cresciuti nella sua cantera. Dall’89 è stata abbandonata la politica dei soli baschi, che resiste a Bilbao.

I Paesi Baschi (Euskadi) sono una comunità autonoma della Spagna con 2 milioni e 189 abitanti. La città più popolata è Bilbao, con 350mila abitanti, poi il capoluogo Vitoria, quindi San Sebastián con 194mila. Considerata la partenza del Salisburgo, vincente a Lisbona con il Benfica, la Real faticherà anche soltanto a raggiungere il terzo posto e l’Europa league, però con l’Inter per tre quarti di gara ha mantenuto l’iniziativa. Con un pressing che rende orgogliosi, simbolo di quella regionalità tanto cercata.

Il Napoli ha vinto in Portogallo per 2-1 grazie a un’autorete. Lo Sporting Braga è una realtà del calcio lusitano di questo millennio, soprattutto dalla finale di coppa Uefa persa nel 2010-11. Due anni più tardi vinse ai rigori a Udine, il preliminare di Champions league, contro i bianconeri di Francesco Guidolin.

In Europa league, l’Atalanta prevale per 2-0 sul Raków Częstochowa, la città del santuario di Jasna Gora, della madonna nera cara a papa Wojtyla. Sono i campioni di Polonia e vengono allenati dal 32enne David Szwarga.

La Roma è passata in Moldavia, 2-1 contro lo Sherif Tiraspol, che due anni fa vince a Madrid con il Real ma poi non riuscì a passare agli ottavi di finale.

E’ stata, soprattutto, la settimana del friulano Ivan Provedel, il portiere pareggia con l’Atletico Madrid a tempo scaduto, su cross di Luis Alberto. Per un portiere segnare è il massimo, un’eccezione, a parte i rigori che calciava per esempio Rigamonti, già guardiano del Milan.

Provedel aveva già segnato un altro gol, tre anni e mezzo fa. Nel febbraio del 2020, la Juve Stabia strappa il 2-2 quasi allo scadere sul campo dell’Ascoli, Provedel ci aveva già provato un po’ prima, al secondo tentativo aveva procurato un punto alle vespe, allora in serie B. Anche allora cross dalla sinistra e colpo di testa, ad anticipare l’uscita del collega.

In Europa aveva segnato anche Marco Amelia, con il Livorno, in serie A realizzarono Rampulla con la Cremonese, Taibi nella Reggina e Brignoli con il Benevento.

Sassuolo-Juve è stata di nuovo la partita di Domenico Berardi. “Mai dire mai”, dice l’ad Carnevali, sull’ipotesi che vada via a gennaio. “Un contatto con la Juve c’è stato, dopo che l’azzurro aveva espresso la volontà di andare via”.

E’ stata anche la settimana di un altro lutto. 

Giovanni Lodetti si è spento venerdì, a 81 anni. Era fra i grandi protagonisti del Milan di Rivera, ‘Basletta’ per il mento pronunciato, polmoni di una squadra capace in un decennio di vincere due campionati, due coppe Campioni, un’Intercontinentale, una coppa delle Coppe e una coppa Italia. 

“Sono emozioni che non si cancellano, che non si possono mandare via. Ancora oggi – raccontò ad agosto, per il compleanno – ho una raccolta di figurine e gagliardetti, quando mi viene un po’ di malinconia vado a vederli e mi rimettono a posto”.

In azzurro era nel centrocampo dell’Italia campione d’Europa del 1968, solo però nella prima finale, pareggiata 1-1 ai tempi supplementari, contro la Jugoslavia, prima della ripetizione.

Ebbe il grande rammarico di essere l’escluso a Messico ’70 dopo l’infortunio di Pietro Anastasi, pure scomparso. Si doveva far spazio a Boninsegna e a Pierino Prati, altro che non c’è più, e Lodetti tornò a casa. Poi il trasferimento alla Sampdoria che lo fece subito capitano per tre stagioni non semplici. Giocò sino a 37 anni, nel Foggia e poi nel Novara. 

A fine carriera, andava spesso a giocare al parco, vicino a casa, nel Milanese. Restò popolare in tv, su 7 gold, in particolare, nei dibattiti calcistici. Il MIlan lo ricorda su twitter. “Alla signora Rita e al figlio Massimo le condoglianze più sentite e sincere per la perdita dell’inimitabile Giuanin”.

La prima stesura dell’articolo pubblicato su “Enordest.it”

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