https://www.enordest.it/2022/12/25/mondiali-i-voti-a-campioni-e-squadre/
Vanni Zagnoli
E’ stata la più grande finale di sport di squadra di ogni tempo, superiore al 3-2 dell’Argentina sulla Germania dall’86. Sul tetto del mondo vanno due Lionel, Messi e il ct Scaloni, un allenatore quasi invisibile.
Si parte piano, come in ogni finale, poi l’affondo dell’Argentina, di Angel di Maria, dribbla Dembelè che lo stende. El Fideo è al quarto mondiale, non li ha mai giocati interamente, qui lascia il segno più importante della sua carriera, conquistando il rigore che incanala la finale dalla parte albiceleste. Ha 34 anni, ha vinto parecchio in Portogallo, Spagna e Francia, a livello internazionale però solo una Champions e una supercoppa con il Real Madrid. Al Psg è solo arrivato in finale, di Champions. La sua carriera è andata in parallelo al Kun Aguero, il genero di Diego Maradona, suo coetaneo, che però ha smesso l’anno scorso, con il passaggio al Barcellona, ha smesso per un’aritmia cardiaca, sennò sarebbe ancora in attività.
Dal dischetto, Messi è impietuoso. Non ha una grande percentuale, ai rigori, in carriera è sul 77%, ovvero quasi una trasformazione ogni 4 è sprecata, in Qatar ne ha sbagliato uno con la Polonia, ininfluente.
Il raddoppio è in contropiede, di classe, rapidissimo, ma appunto in controfuga, Messi-Alvarez (eccellente, a 22 anni) e Mac Allister, che apre per Di Maria e lo juventino insacca facilmente. Lì sembra vinta per la nazionale che si aggiudicherà il terzo mondiale.
Messi intanto diventa il giocatore più minutaggio nella storia dei mondiali, supera Paolo Maldini che si era fermato a 4, e stacca Lothar Matthaus, con 26 presenze ai mondiali.
La Francia costruisce poco, non ha mai avuto Benzema, che in realtà avrebbe potuto giocare, probabilmente, almeno dalle semifinali, mentre Pogba e Kanté sono infortunati. La finale si riaccende all’improvviso, a una decina di minuti dalla fine, fallo di Otamendi su Kolo Muani, subentrato. Dal dischetto, Mbappè. In 94” arriva anche il 2-2, con la perla del francese del Paris Saint Germain, di famiglia camerunese da parte paterna e algerina di madre. L’Argentina si rianima dallo choc, raggiunge il supplementare e riparte a costruire gioco. Il 3-2 è splendido, di Messi, è la sublimazione del paragone con Diego Armando Maradona, è l’apoteosi. Basterebbe resistere una decina di minuti e invece Mbappè conclude e Montiel ha le mani fuori posto. Altro rigore, trasformato dal freddissimo capocannoniere del mondiale, con 8 reti. Lautaro Martinez spreca due buone occasioni, la parata decisiva però è dell’altro Martinez, Dibu, con un piede, in allungamento, su Kolo Muani, passerà alla storia come il gesto atletico più importante di un portiere, in uscita.
La sequenza dei rigori che incolla il mondo alla tv. Mbappé e Messi segnano, Messi con una finta, un semipallonetto, Coman se lo fa parare da Martinez, Dybala segna; Tchouaméni fuori, Paredes realizza; Kolo Muani infila. A quel punto l’Argentina ha tre palle mondiali, centra la prima, subito, con Montiel. Non si calcia l’ultimo rigore, di Lautaro Martinez.
Stavolta l’Argentina non piange e si porta a casa il premio al miglior giocatore, Messi, al portiere, Emiliano Martinez che lo macchia mettendo il guantone vicino ai geniali e al miglior giovane, Enzo Fernandez.
Gioiscono fra i tanti Jorge Valdano, mio interlocutore per mail, e Julio Velasco, dopo Maradona forse il più grande sportivo argentino arrivato in Italia.
Niente bis della Francia, modello Brasile e Pelè.
Uno dei possibili top 11, secondo il 3-4-1-2: E. Martinez (Argentina); Hakimi (Marocco), Gvardiol (Croazia), T. Hernandez (Francia); Amrabat (Marocco), Modric (Croazia), Enzo Fernandez (Argentina), Ounahi (Marocco); Messi (Argentina); J. Alvarez (Argentina) Mbappé (Francia). Ct Regragui.
A disposizione. Portieri Bounou (Marocco) e Szcsesny (Polonia). Difensori: centrali Thiago Silva (Brasile), Pepe (Portogallo), Varane (Francia). Esterni: Molina (Argentina), Guerreiro (Portogallo), Dumfries (Olanda). Centrocampisti Tchouameni (Francia). Esterni offensivi. Bellingham e Saka (Inghilterra), Ziyech (Marocco), Vinicius (Brasile) e Griezmann (Francia). Centravanti: Gonçalo Ramos (Portogallo).
La finale per il 3° posto certifica i meriti della Croazia, avanti con il 20enne Guardiol, raggiunta da Dari e di nuovo in vantaggio prima dell’intervallo con Orsic.
I voti alle nazionali.
Argentina 9, Francia 8; Croazia 8, Marocco 8,5 (per quanto è andato oltre le proprie potenzialità).
Al quinto posto mettiamo l’Olanda, capace di portare ai rigori la vincitrice, 8, poi l’Inghilterra, che ha impegnato l’altra finalista, 7,5. Cinque e mezzo al solito Brasile e 6,5 al Portogallo. 5,5 alla Spagna, 6,5 agli Usa, 6 all’Australia. 7 al Giappone, 6 alla Corea del Sud. Senegal 6, Polonia e Svizzera 5,5.
Sempre tenendo anche conto del potenziale, fra le eliminate al primo turno, Ecuador 6, Qatar 4,5. Iran 5,5, Galles 4,5. Messico 6 e Arabia Saudita 6.
Tunisia 6, Danimarca 5+
Germania 5, Costa Rica 5,5.
Belgio 5,5, Canada 4,5.
Camerun 5,5, Serbia 5.
Uruguay 6, Ghana 5,5.
L’organizzazione è stata da 8, nonostante le tante cadute di stile, che riguardano lo sceicco qatariota.
L’appuntamento è fra 3 anni e mezzo, in Usa (11 città), Canada (Vancouver e Toronto) e Messico (Guadalaxara, Monterrey e Città del Messico), fra giugno e luglio, con 48 squadre.
L’Europa avrà 16 squadre, appena 3 in più rispetto alle ultime edizioni, dunque non è così scontato qualificarsi, per l’Italia. L’Africa avrà addirittura 9 rappresentanti, l’Asia 8, il Centroamerica e i Caraibi 8, esattamente come il Sud America e l’Oceania 1.
Sarà, insomma, un mondiale con tanta Africa, Asia e centro America in più.
Da “Enordest.it”