Enordest.it. Cosa resta dopo la morte di Saman e cosa insegna la sentenza

(enordest.it)

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Vanni Zagnoli

Sono sempre più numerose le uccisioni di donne in famiglia. Lo scorso anno sono state molte più di cento. L’altro giorno un uomo ha ucciso la moglie in Trentino poi si è impiccato, lasciando tre figli: uno zio è dovuto andare a prendere i tre bambini a scuola per proteggerli dalla verità più crudele. Una vicenda simbolo dei femminicidi, una delle più sconvolgenti e coinvolgenti, riguarda Saman, la ragazza pakistana uccisa dal padre a Novellara, nella Bassa Reggiana. 

La vicenda Saman

Una vicenda seguitissima dai media non soltanto italiani. In oltre due anni è impressionante il numero di servizi tv e di articoli sulla vicenda. Sino al processo che si è concluso proprio nei giorni in cui l’emozione dell’opinione pubblica era sconvolta da un nuovo caso di femminicidio, quello collegato all’uccisione della giovanissima veneta Giulia Cecchettin. Vicenda che ha riproposto il problema in tutta la sua gravità e chiamato un po’ tutti  a un esame di coscienza.

Certo la storia di Saman resta indicativa di una società che cambia, del problema dell’integrazione e dell’adattamento, del modo col quale vicende come questa possono essere viste e giudicate.

Processo e sentenza

Ma torniamo al processo e alla sentenza. Nel corso del dibattimento si è cercato, tra l’altro, di capire quanti familiari fossero stati implicati nell’uccisione delle ragazza, con una battaglia legale che ha visto impegnato Liborio Cataliotti, già avvocato di Wanna Marchi e della figlia Simona.

Resta un omicidio condiviso a livello di famiglia, nel pensiero e anche nel dopo, con il papà che aveva occultato il cadavere.

E’ una tragedia simbolo, di mancata integrazione, soprattutto di genitori e parenti, Saman lo era fin troppo, integrata, per i loro giudizi.

Qui mostriamo la presentazione del volume dedicato alla vicenda, realizzato dai giornalisti Elisa Pederzoli e Jacopo della Porta. 

C’è anche la nostra domanda, per www.enordest.it lla fine dell’appuntamento in libreria.

Ogni anno la scia di sangue per reati che si consumano in famiglia è infinita. Anche soltanto a livello di intimidazioni psicologiche.

Da “Enordest.it”

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