Enordest.it. Alle Olimpiadi di Parigi un’Italia che non ha deluso

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Vanni Zagnoli

Meglio che a Tokio tre anni fa, anzi un oro in più alle Olimpiadi di Parigi. E oggi sicura un’altra nuova medaglia, si tratta solo di conoscerne il colore e le speranze sono tante. L’Italia a Parigi ha fatto più che bene, il suo medagliere conta sino a stamattina: 11 medaglie d’oro, 13 d’argento, 15 di bronzo. E fanno ad ora 39.

Certo c’è stata la sorpresa amara di Tamberi svuotato da una nuova dolorosissima colica renale che lo ha costretto anche al ricovero. Tamberi ha voluto ugualmente gareggiare, è sceso in pedana, ha superato 2.22 poi a 2.27 ha dovuto arrendersi. L’altro italiano Sottile è stato bravissimo, ha persino segnato il suo nuovo personale a 2.34, si è arreso quando l’asticella è stata portata a 2.36 in una gara senza padrone. E’ arrivato quarto, un altro quarto posto per gli italiani, che non è un segnale negativo, un fermarsi sempre a un passo dalla vetta. E’, anzi, il segnale di una nazionale che cresce, che promette di farcela, che aspetta forse un po’ più di esperienza (come nel caso di Sottile) e di fiducia. Non poter contare sulla personalità di Tamberi conta a ogni livello.

Ma torniamo alle medaglie conquistate ieri. Una è venuta da Malan, bronzo del Pentathlon moderno. La seconda dalle “farfalle” della ginnastica, altro bronzo nella ritmica a squadre; non solo, per la capitana   Maurelli dopo la medaglia è arrivata anche la proposta di matrimonio in mondovisione. Infine, e questa volta d’argento, medaglia della coppia Consonni-Viviani nel ciclismo, specialità Americana. Un successo nonostante una caduta di Simone, fratello di Chiara Consonni che in coppia con la Guazzini il giorno prima aveva ottenuto l’oro sempre nell’Americana.

E’ tutto per ora. Oggi la finale del Volley femminile, l’Italia di Velasco che schiera tanto Nordest (dalla veneta Egonu ad alcune colonne della Imoco) mira direttamente all’oro. E con le carte in regola.

Con il racconto ripartiamo da sabato scorso, con l’oro di Marta Maggetti, sarda, nella vela IQFoil. E’ uno di quei personaggi che piacciono a noi, parla a voce bassa, difficilmente diventerà da rotocalco, tiene un basso profilo davanti alle telecamere di Rai2, da Marsiglia. La classe di gara è esordiente nel windsurf, ha sostituito la Rs:x. La cagliaritana recupera nel giro finale, superando con una manovra a sorpresa la campionessa del mondo israeliana Kantor, mentre la britannica Wilson era stata a lungo in testa. Il suo capolavoro tattico è un’intuizione durante la bolina, una virata assai anticipata e Marta capovolge la medal race.

Gigi Riva è uno dei miti di Maggetti, che riporta il surf femminile a medaglia dopo 16 anni, dal quarto podio di Alessandra Sensini. Aveva iniziato con la pallacanestro, poi la pallavolo e la ginnastica artistica. Iniziò comunque a navigare giovanissima, seguendo le orme del papà. E’ stata campionessa del mondo proprio in Francia, a Tokyo andò da favorita e invece arrivò quarta. Nella finale a 3 arriva da terza, azzecca la strategia. Ammira il windsurfista olandese Dorian van Rijsselberghe, due volte olimpionico. A scuola perse un anno per la difficoltà di coniugare sport e studi. A fine 2017 aveva nel mirino le olimpiadi in Giappone assieme al sardo Carlo Ciabatti, lanciarono il progetto “Ajò to Tokyo2020” per cercare sponsorizzazioni tra le imprese e le istituzioni dell’isola. La sfida è andata bene anche grazie alla federazione e alle fiamme gialle, così Marta ha potuto veleggiare sull’acqua come su un tappeto. Nelle giovanili vinse tanto, è riuscita ad affermarsi anche a livello assoluto, senza mai tradire il suo carattere schivo. Il vento l’ha favorita, per cambiare la sua storia.

Quel giorno è arrivato anche il bronzo di Lorenzo Musetti, al punto più alto della carriera. E’ stata anche una lezione indiretta a Jannik Sinner, debilitato sì dalla tonsillite ma certamente in grado di giocare comunque, a Parigi, invece ha preferito ritornare a Montreal dopo vinse il suo primo torneo fra i Master 1000, un anno fa. Musetti è forse il tennista attuale di maggior classe, arrota colpi da fondo e pallonetti splendidi.
Nell’atletica, il 5° posto di Leonardo Fabbri nel getto del peso. In stagione era stato il più continuo alle spalle dell’americano Crouser, anzi aveva speranze di levargli l’oro e persino il primato del mondo. Aveva azzeccato il lancio del possibile argento al primo tentativo, è stato nullo per un problema tecnico che il fiorentino si porta dietro, si appoggia con il tallone al bordo pedana. Infine la pioggia gli guasta la gara: “Io con il maltempo me la cavo bene – racconta -, chiedevo di gettare acqua, in pedana, perchè era sporca, non di asciugarla”. Come invece hanno fatto altri atleti.

Domenica sono arrivati tre podi.
L’oro nel doppio misto del tennis era atteso, Sara Errani a 37 anni è una specialista, aveva convinto Jasmine Paolini a gareggiare insieme proprio per inseguire questo titolo.
In doppio ha vinto i 4 tornei del grande slam e le olimpiadi. Era una delle “chichi”, l’invincibile coppia con Roberta Vinci. Lei era da fondo campo, la tarantina pennellava a rete, fra il 2012 e il 2014 vinsero 5 Slam, ma persero ai quarti alle Olimpiadi di Rio. Errani venne travolta da una brutta vicenda di doping, parlò di un farmaco antitumorale della madre finito nei tortellini, venne comunque squalificata.
«Dopo lo stop avrei potuto lasciare – racconta su Repubblica, a Giuliano Foschini -, invece non ci ho pensato un attimo. Il tennis è la mia vita. Sono ripartita dai tornei minori. Ho giocato intere partite battendo da sotto perché avevo problemi alla spalla. Dicevano fossi pazza”.
Anche nella finale ha battuto da sotto, nel supertiebreak, ogni tanto ama sorprendere le avversarie, la coppia russa. E anche così ha esultato, con Jasmine Paolini, finalista al Roland Garros e a Wimbledon.

Nel nuoto, l’argento sui 1500 metri di Gregorio Paltrinieri, al 5° podio in 3 olimpiadi. Due medaglie in un’unica edizione, come solo Rosolino, Fioravanti e Novella Calligaris. Lo batte solo l’americano Finke, con il record del mondo, non era favorito e ha sempre mantenuto il comando. Paltrinieri poi finirà nono nella 10 km in acque libere, ha 30 anni, chissà se proverà a proseguire sino a Los Angeles 2028.

L’argento arriva anche dalla scherma, il fioretto a squadre, con Filippo Macchi, Tommaso Marini, Alessio Foconi e Guillaume Bianchi, superati per 45-36 dal Giappone. Macchi è stato sostituito dal ct Cerioni per l’ultimo assalto, aveva problemi fisici, Alessio Foconi era il più esperto del gruppo, piazza lo 0-5 che vanifica il recupero di Bianchi, mamma francese, e neanche Tommaso Marini, campione del mondo, convince davvero. Si torna sul podio dopo 12 anni e anche allora c’era Cerioni, miglior allenatore possibile per l’Italia.

Lunedì è stata la giornata dei trionfi al femminile, con l’oro alla trave di Alice d’Amato e il bronzo della 17enne Manila Esposito, una genovese e una napoletana, che si allenano a Brescia, con il ct Enrico Casella, lo scopritore di Vanessa Ferrari. La trave non è l’attrezzo preferito da Alice, che pure sognava una medaglia, Biles e altre sono cadute, Esposito no e così mantiene il podio.
Inizialmente è stata Asia d’Amato a ottenere i risultati migliori, peccato per gli infortuni, altrimenti avrebbe partecipato all’olimpiade assieme alla gemella. L’oro è dedicato a Massimo d’Amato, il papà, vigile del fuoco, morto di cancro, teneva tantissimo a che facessero la ginnastica. Le gemelle hanno 21 anni, potrebbero resistere sino a Brisbane 2032, con il metro di Vanessa Ferrari, mentre Manila potrebbe inanellare altre 3 partecipazioni.

Lunedì è arrivato anche l’oro di coppia nello tiro a volo, skeet. Gabriele Rossetti lo dedica a papà Bruno, sul podio a Barcellona ’92 e scomparso: “Lui mi aveva preparato al titolo individuale per Rio. Senza mio padre, ho dovuto cambiare tanto, nel tiro”. E anche Diana Bacosi, umbra, ha attraversato vicissitudini personali, dopo lo stesso oro in Brasile. “Dopo Tokyo, sono rinata”.
Ha un figlio di 15 anni, mentre il papà era cacciatore.

Sempre lunedì c’è stato il 5° posto di Marcell Jacobs, a 4 centesimi dal podio, sui 100 piani. “Sognavo di ripetere l’oro, comunque sono ancora competitivo”. Fra lo scetticismo generale, perchè già la qualificazione in finale era stata tribolata. Nadia Battocletti finisce 4^ sui 10mila, per alcune ore è bronzo, sino a quando non viene riqualificata la keniota Kypiegon, è naturalmente la prima europea, ma anche lei è metà araba, la mamma è marocchina.

Martedì è arrivata la prima medaglia dell’atletica, il bronzo di Mattia Furlani, con 8,34, a due centimetri dal suo personale e dall’argento, andato al giamaicano Pinnock. Mattia ha 19 anni, volendo può reggere per un totale di 5 olimpiadi, volesse imitare Carl Lewis, come longevità. Papà Marcello è un ex altista da 2,27 nel 1985, la mamma è anche l’allenatrice, Kathy Seck, senegalese, ex velocista. La sorella Erika è altista a livello internazionale e anche il fratello Luca, 24 anni, gareggia pure nel lungo.
“A ogni salto l’obiettivo era di andare sempre più lontano – racconta Mattia -, è venuta fuori una serie bella. Dal punto di vista tecnico è stata una delle mie gare migliori, in cui ho messo in pratica il lavoro svolto: impressionante per la consistenza, probabilmente non saltavo così bene dalla stagione indoor”.
In realtà noi lo aspettavamo già un anno fa al mondiale.
“Questa è la dimostrazione che ci vuole tempo per ogni cosa, a Budapest sono uscito in qualificazione. C’è solo bisogno di avere fiducia in tutti i ragazzi della mia età che sono in campo ogni giorno per dare il massimo e cercano di raggiungere un risultato. Si deve fare esperienza, per me è stata fondamentale, e spero di essere di ispirazione. Una delle mie tante ispirazioni è Noah Lyles nella finale dei 100 metri, si vede proprio l’attimo in cui ci crede fino alla fine e vince”.
Furlani è nella storia, come Giovanni Evangelisti e Fiona May, le altre medaglie olimpiche del lungo e come Andrew Howe, argento mondiale.

Mercoledì è giunto il bronzo dell’inseguimento a squadre, su pista, con Simone Consonni, Filippo Ganna, Francesco Lamon e Jonathan Milan, sfaldano la Danimarca nella finale per il bronzo. Erano campioni in carica, l’Australia comunque era inarrivabile.
E’ stata la serata dell’uscita della pallanuoto, nei quarti contro l’Ungheria. Si decide al Var, con l’annullamento del 3-3 di Francesco Condemi, che involontariamente nell’azione di tiro colpisce al viso l’avversario. Arrivano il rigore contro e 4’ di inferiorità numerica, che l’Italia pagherà nel finale. Dopo avere raggiunto il +2, è rimontata e rischia di non raggiungere neanche i rigori. Dove il portiere magiaro Vogel para tre conclusioni su 4 degli azzurri. I ricorsi non portano alla ripetizione della partita. Nel torneo per il 5° posto, gli azzurri danno le spalle agli arbitri durante l’inno e giocano in sei, di fatto, nei primi 4’. Protesta orchestrata dai giocatori, il presidente federale Barelli era stato avvisato poco prima e comunque hanno ragione perchè non era un gesto violento.

Il giovedì è della vela, con Ruggero Tita e Caterina Banti a confermarsi campioni olimpici nel Nacra 17. Dal 2000, solo Valentina Vezzali nella scherma (fioretto) e Niccolò Campriani nel tiro a segno (carabina 3 posizioni) hanno bissato il titolo e in totale solo 9 azzurri nella storia hanno centrato il back to back, come viene chiamato ora. Hanno dominato con i foil, nella medal race bastava fossero arrivati settimi, per centrare l’oro, al traguardo sono secondi. E ora Tita farà parte dell’equipaggio di Luna Rossa, nella coppa America, a Barcellona, a settembre e ottobre.
Nella canoa, la C2 500 porta l’argento, con una rimonta eccezionale negli ultimi 100 di Gabriele Casadei, 21 anni, e di Carlo Tacchini. E’ una medaglia nata sui laghi piemontesi, in un’altra disciplina che difficilmente crea personaggi mediatici: l’unica eccezione è stato Antonio Rossi, per i tanti podi. Cattura l’emozione del ct Oreste Perri, 71 anni, cremonese, nel commento in Rai. Li ha visti terzi, in realtà erano secondi e questo podio gratifica tanto questo fuoriclasse della disciplina, all’11^ partecipazione olimpica: da atleta sfiorò il podio per 3 volte, dal 1972 all’80, da tecnico è all’undecima – si diceva anche così – medaglia e cinque cerchi.
Il bronzo forse meno atteso è arrivato da Ginevra Taddeucci, toscana, nella 10 km in acque libere. Si è qualificata solo a giugno, al Sette colli, sui 1500, rientrando nel tempo limite per appena 44 centesimi. Il mese precedente si era fermata per problemi cardiaci Arianna Bridi, sennò Taddeucci neanche avrebbe partecipato. Sesta Giulia Gabbrielleschi, apprezzabile.
Nel salto in lungo, il 4° posto per Larissa Iapichino, avrebbe dovuto migliorare se stessa nella gara più attesa, lei dice è stata bischera ma il nostro pronostico – razionale – non la dava di bronzo, nonostante l’ottima stagione.

Venerdì si gioisce per l’oro nel ciclismo su pista femminile, nella madison, di Chiara Consonni, bergamasca, e di Vittoria Guazzini, toscana, la più convinta anche nella squadra italiana dell’inseguimento, giunta quarta. Hanno stupito il mondo. “Il segreto è stato mantenere la calma – dice Vittoria -, nella prima parte era inutile batterci per gli sprint conquistando magari un punto, abbiamo puntato tutto sull’acquisire un giro, spaccando la gara”.
Nino Pizzolato conferma il bronzo nel sollevamento pesi, dalla categoria 81 chili di Tokyo è salito agli 89. Fa 172 nello strappo e 212 nello slancio totalizza 384, superando di un chili il romeno. L’oro era lontano 20 chili, l’argento 6. E’ solo il secondo italiano di ogni tempo a confermare il podio nei pesi. “Mi è costato 3 anni di grandi sacrifici”.
La 33^ medaglia arriva da Sofia Raffaeli, nella ginnastica artistica, è di bronzo: la marchigiana puntava all’oro, era favorita e paga errori alla palla e al nastro. Era prima dopo le qualificazioni, per questo il suo sorriso non è larghissimo.
La 4×100 oro uscente finisce quarta, Melluzzo parte male, Jacobs e Patta vanno discretamente, Tortu si fa rimontare nel finale.
Poi altri 3 podi per la giornata da record, con 6. I bronzi nel taewkondo di Simone Alessio nella categoria 80 chili e nel salto in lungo del cubano Andy Diaz Hernandez e lo straordinario argento di Nadia Battocletti sui 10mila metri, una delle medaglie più entusiasmanti e pesanti della rassegna, perchè nell’atletica è difficile imporsi, soprattutto al femminile.

Sono 19, a venerdì sera, i quarti posti per l’Italia, ma anche per chi si è fermato ai piedi del podio è stata una bella olimpiade. Anche per il volley maschile, battuto con un doppio 3-0, in semifinale dalla Francia e per il bronzo dagli Usa. Accadde la stessa cosa ai mondiali del 2018, a Torino, ma nei gironi a 3 che portavano verso le medaglie. De Giorgi ha fatto anche troppo, portando giovani al titolo europeo e mondiale.
Siamo decimi nel medagliere, per ora, con 11 ori, 12 argenti e 13 bronzi. Fa 36 podi e se consideriamo il numero di medaglie siamo settimi, restiamo una potenza dello sport mondiale.

La prima stesura dell’articolo pubblicato su “Enordest.it”

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