In ritardo, racconto il libro dei bravissimi colleghi della Gazzetta. Nicita lo incontro spesso negli stadi fra Parma e Reggio, Arcidiacono è deskista.
“Papaveri e Papere” racconta prodezze e nefandezze dei presidenti del calcio, per Imprimatur editore.
Nel libro ad esempio Giorgio Squinzi, a capo degli imprenditori italiani, racconta stupito: “La gente mi riconosce come presidente del Sassuolo, a Confindustria non conta nulla”. Questo assunto ha portato gli autori a indagare sul perché la popolarità del calcio porta i suoi protagonisti, presidenti di club storici e uomini di successo, a comportamenti non sempre encomiabili.
E così lavorando a fondo su quanto è uscito da bocche famosissime, e scavando negli archivi, gli autori hanno trovato l’Eldorado. Hanno sottratto all’oblio le perle di saggezza (eufemismo) di personaggi che nella vita quotidiana gestiscono piccoli imperi, appartengono insomma alla “crema dell’imprenditoria nazionale”.
Eppure, appena si occupano di pallone, questi stessi personaggi improvvisamente si trasformano. Smarriscono lucidità. Verrebbe voglia di aggiungere: parlano come mangiano! Il calcio con le sue frenesie, funziona come la “livella” di Totò: “L’ultimo dei tifosi è uguale al primo dei presidenti, Paperone smette di essere diverso da Paperino”, sottolinea nella sua prefazione Leo Turrini.
Da Berlusconi a Cellino, da De Laurentiis a Lotito, da Preziosi a Zamparini, ecco i ritratti irriverenti, ma puntuali, dei potenti del pallone raccolti in PAPAVERI E PAPERE.
Con oltre 400 frasi indimenticabili: strafalcioni e non sense, clamorose sparate, inaspettate confessioni. E ancora: un capitolo su “sceicchi e magliari” e l’amarcord dei pittoreschi padri padroni del passato. Da Massimino a Rozzi, da Anconetani a Lugaresi e Sibilia. Un libro che propone più piani di lettura: uno divertente e spensierato, arricchito da un florilegio difrasi “a effetto”, un altro più profondo per capire cos’è e dove va il nostro calcio.
Massimo Arcidiacono, giornalista, lavora alla Gazzetta dello Sport dal 1998, dove guida la redazione Altri Mondi. Ha scritto anche L’anno dei complotti (con Fabio Andriola, Baldini&Castoldi 1995) e Lo chiamavano Giacinto (Melampo 2007).
Maurizio Nicita, giornalista, è alla Gazzetta da 25 anni. Come inviato per la Rosea ha seguito l’Italia di Velasco negli anni Novanta e nel terzo millennio quella del calcio: raccontandone per entrambe le vittorie dei Mondiali. Ha scritto anche L’oro del volley (con Alessandro Gullo, GS 1999).
Papaveri e Papere – di Massimo Arcidiacono e Maurizio Nicita – Imprimatur Editore – 190 pagine – 14,50 euro