Deontologia. Il giornalista viene a sapere di un probabile reato, la città ne parla. La fonte, interessata, non si espone. Il giornalista non dà la notizia per timore di querela?

Vanni Zagnoli: nel tempo libero rimugina...
Vanni Zagnoli: nel tempo libero rimugina…

 

di Vanni Zagnoli

Mi arriva la notizia di un possibile reato, stipendi non pagati, azione legale in corso, lavoratori che non vogliono esporsi. Clienti mai rimborsati o rimborsati solo in parte.

Il giornalista, istintivamente, tantopiù conoscendo la storia dall’interno – in parte, conosce il modo di lavorare della persona in questione – che fa?

Scrive, non scrive? Nome e cognome?

Alla vicenda ho dedicato molte ore, l’accusatore non si vuole esporre, chi ha ereditato quella piccola patata bollente mi parla volentieri, di persona, ma senza che gli virgoletti nulla.

Allora che faccio? Non scrivo, direttamente.

Avviso le redazioni di questa storia, perchè le redazioni la prendano in mano. Per onore e amore di verità. Perchè questa è la funzione della stampa. Raccontare la verità, la probabile verità, raccontare situazioni discutibili di cui la città parla. Decine di cittadini, testimoni e magari vittime.

Questo impone la deontologia professionale. Tutelare la parte debole, se non vuole esporsi, ma neanche chiudere gli occhi.

Ovviamente, oggi, temendo querele, nessuno scrive una riga.

Preferivo una volta, tanto per cambiare.

 

 

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