La Croazia avrebbe il potenziale per vincere il primo titolo della storia slava, eppure tradisce gli abituali limiti di concentrazione. Costruisce tanto, confermando tecnica e velocità, va sul 2-0 ma si fa recuperare e allo scadere la Rep. Ceca pareggia su rigore, fallo di mano di Vina, pressato da Vidok. Vengono in mente il ’68 e il successo dell’Italia, servirono due finali sulla Jugoslavia, medaglia d’oro solo alle Olimpiadi di Roma. I biancorossi a scacchi sono in blu, mostrano brioso equilibrio, più spiccato rispetto al terzo posto al mondiale del ’98.
Sono molto italiani e talmente forti da tenere in panchina Vrsaljko, il terzino destro del Sassuolo, fra Atletico Madrid e Napoli. Mandzukic è utile, come nella Juve, Brozovic è nella condizione di un anno e mezzo fa, quando arrivò all’Inter e ancora più brillante risulta l’esterno Perisic, che dalla sinistra incrocia il vantaggio con potenza. Il ceco Lafata meriterebbe il rigore, sono però Rakitic (Barcellona) e Modric (Real) ad arabescare calcio: il raddoppio nasce dall’errore di Hubnic, Brozovic lancia Rakitic, abile nel cucchiaio. La Rep. Ceca è inferiore, nonostante il mancino Limbersky, timido a Modena e all’Udinese, con Malesani, eppur paragonato a Nedved.
La gara di Saint Etienne vira quando la Croazia abbassa il ritmo, troppo compiaciuta dall’essere unica fra le nazionali della ex Jugoslavia. Sull’esterno destro di Rosicky, Skoda anticipa Corluka e con la sua frustata trova l’angolo, smascherando la fragilità difensiva croata. A 4’ dalla fine un petardo stordisce l l’addetto intervenuto per i fumogeni in campo. Infine il penalty, netto. Può ancora essere l’Europeo dei cechi, secondi 20 anni fa e semifinalisti nel 2004.
Vanni Zagnoli
REP.CECA-CROAZIA 2-2: 37’ pt Perisic (C); st 14’ Rakitic (C), 30’ Skoda, 48’ Necid rig.