L’imperatore Alessandro Severo aveva collocato tra le sue divinità personali, accanto a quelle tradizionali, anche Orfeo, Abramo, Gesù e Apollonio di Tiana. Se i primi appartenevano ad un passato remoto, gli ultimi erano figure recenti, all’incirca contemporanee. Come Gesù, Apollonio veniva dall’Oriente, ma a differenza di quello, era sfuggito all’imperatore Domiziano che lo voleva condannare, sottraendosi miracolosamente alla sua vista durante il processo; almeno così ci racconta Filostrato, che nel III secolo ne scrisse la biografia su sollecitazione dell’imperatrice Giulia Domna. L’eroe di Filostrato appare un uomo in comunicazione con il divino, dotato di poteri taumaturgici e profetici, tanto da riuscire a prevenire una pestilenza nella città di Efeso; il suo profilo ne rivela anche l’appartenenza alla tradizione filosofica pitagorica, che in quegli anni inclinava verso l’esoterismo e le speculazioni teologiche. Inevitabilmente Apollonio divenne una bandiera dell’ultimo paganesimo, come testimoniano le accuse di magia e di ciarlataneria rivoltegli da numerosi scrittori cristiani. In questo modo, però, se ne smarrì la cifra originale, ora ben ricostruita da Miska Ruggeri in una documentata biografia, basata sui materiali epigrafici e iconografici, oltreché sulle fonti letterarie. Di grande interesse risulta anche la parte dedicata alla fortuna postuma di Apollonio, che non si limita alle riprese occultistiche e teosofiche tra Otto e Novecento, culminate in Madame Blavatsky, ma coinvolge scrittori del calibro di Flaubert e Pound.
Rizzi Marco