Caro direttore,
ieri ero alla camera ardente dell’ospedale Maggiore, per le esequie di Calisto Tanzi, unico giornalista presente. Ho salutato il figlio Stefano, assaporato negli anni d’oro, del Parma, da giornalista freelance. Rivisto Francesca, conosciuto Laura, le altre figlie, visti i nipoti del lattaio, come lo chiamava qualche giornalista buontempone, a Parma. E poi al funerale, all’inizio fuori, con la chiesa gremita, non volevo essere invadente, come vengo accusato da anni da molti giornalisti, addetti stampa, hostess, steward, segretari, uomini e donne di marketing e di comunicazione. Poi ho visto tv Parma, giornalista e cameraman, poi il fotografo di Repubblica Parma, alcuni giornalisti sono rimasti fuori, io sono entrato lateralmente, non ho spinto particolarmente, con le parole, per avanzare, ho fatto una diretta youtube mal riuscita perchè c’era poco segnale, con la mia wind. Mi ha colpito il buonismo del sacerdote. Devo a Calisto tantissimo, ho raccontato per tanta stampa nazionale e regionale 6 delle 8 coppe, partendo sempre da Reggio, osteggiato anche solo per questo o per l’arcicriticismo. Senza la sua Parmalat, sarei diventato professionista magari con difficoltà superiori, avrei guadagnato di meno e sarei stato meno incubo di tante redazioni, fra mail e telefonate, whatsapp ed sms. Però. Però non credo sia giusto dimenticare quanto ha fatto con la Parmalat, i bilanci truccati. Anche un sacerdote amico avrebbe dovuto stigmatizzare almeno un passaggio, un qualcosa. La persona era di prim’ordine, un generoso, un gentiluomo, un visionario, però… Però non basta essere il presidente più educato, galantuomo, in apparenza, perchè il tempo cancelli tutto. Sì, sono passati giusto 20 anni, ma ne ha combinate tante, di sicuro più di me che non scrivo quasi per nessuno, perchè disturbo, con i miei smartphone. A 50 anni, era il primo funerale di personaggio a cui ho partecipato, prima e dopo a stento trattenevo le lacrime, nei miei soliqui in video, neanche fossi un giudice. Ecco, credo che la chiesa debba anche offrire il buon esempio. Va bene la conversione, nel comportamento, non ricordo se e quanto Calisto si sia scusato con i risparmiatori che hanno perso molto, con i bond Parmalat, carta straccia, ma a prescindere non è il massimo additare come esemplare, nell’orazione funebre, chi è stato così ambiguo, con quelle firme, con quei falsi. Mi levo il cappello, mi inchino di fronte alla grandezza sua e della famiglia ma penso più in generale. Un pizzico di etica dev’esserci anche in chiesa, l’omelia funebre non può essere analoga a quella di uno Squinzi, gigante senza macchie. Chiedo scusa alla famiglia, chiedo scusa per l’impopolarità, ma il mio discorso è assolutamente generale. Con questo metro, “portiamo al cospetto degli angeli”, espressione usata dall’anziano sacerdote nella chiesa di ognissanti, in via Bixio, a Parma, la quasi totalità della popolazione mondiale. Se 17 anni e passa di condanna non bastano a garantire un pizzico di critica, chiunque è autorizzato a comportarsi con cinismo, nel quotidiano.