Pietro Leonardi non è un amico, è una persona che stimo molto, diversissima da me. Anzi, simile per qualche accento.
Pietro vive per il lavoro, Bruno Giordano mi raccontava che sta sveglio sino alle 3 a pensare al calcio. “Vai a dormire”.
Io faccio l’alba ma poi in genere mi attivo nel pomeriggio, talvolta inoltrato.
Dunque, capisco il suo stato d’animo, seguendolo da 6 e passa anni, perchè è stato anche alla Reggiana e pure all’Udinese, almeno da lontano, lo seguivo.
Pietro non ha fatto ferie, le ha fatte solo Ghirardi.
La stagione sappiamo com’è andata, Pietro teme che il fallimento del Parma, se sarà, sia anche e molto suo. Lo sarà in parte, certo, ma non cancellerà i suoi 23 anni di carriera, di colpi di mercato.
A me è capitato di stare male nel ’95, stadio Tardini, Parma-Cagliari, Stoitchkov in campo. Venivo da un anno difficile, avevo lasciato la casa dei miei genitori, mi ero sposato, lavoravo e basta. Alternavo depressione e allora provai, d’accordo con il medico il Prozac, la pillola della felicità. La presi a stomaco vuoto, andai allo stadio, pressione alta, un disastro. Avevo 5 articoli da fare, parlai con Laura La Posta, ora al Sole 24 ore, all’epoca al Mattino, e poi mi fece controllare nell’infermeria dello stadio. 120 di minima, pronto soccorso, due ore dopo tutto bene, non ricordo se feci io i pezzi.
2002, torno da Collecchio, giorni agitati per ansia, ipertensione, stress, insonnia, chiedo aiuto alla vicina di casa, perchè chiami i soccorsi, in ambulanza, forse 110 di minima, non ricordo. Idem, la sera, prima di una partita di coppa Uefa, per Libero.. Non ricordo se nuova ambulanza, mi provò la pressione mia moglie, questo sì.
Terapia. Dovrei prendere sempre betabloccante, lo prendo al bisogno, dovrei dimagrire, dovrei rilassarmi, staccarmi dal computer, non riesco a farlo. Ansiolitico al bisogno, induttore del sonno qualche goccia.
Sempre la paura di perdere tutto, da freelance, di perdere collaborazioni.
Pietro è partito dal Monterotondo, non è stato calciatore. Io non sono figlio d’arte, di un agricoltore e di una casalinga. Somatizzo, sto male spesso. Insonnia, mangio prima di dormire, mangio spesso. Sono allergico alle critiche.
In tv, poi, va appena meglio, ma la paura di non riuscire a reggere, di uscire dallo stadio. E’ successo, a Teleducato Parma, quando volevo chiedere ad Albertini, amico di Sanz, se davvero era fallito due volte. Aspettare per il primo intervento mi provoca ansia. Incontrollabile.
E se gli altri mi chiedono qualcosa che non so, visto che seguo tante squadre? E se sbaglio una cosa grossa? E se l’ansia diventa panico?
Questo sono io, Pietro è diverso.
Sente la partita, la responsabilità, tutto. Escludo soffra di attacchi di ansia e panico, per me da questo lato va un po’ meglio, il resto non tanto.
Coraggio, Pietro, hai fatto troppo per il Parma. Come me per la professione. Non puoi voler controllare tutto. Il mercato, il nuovo compratore, il mercato mondiale. Anch’io vorrei fare tutto, occuparmi di tutto, ma non riesco. Mi devo accontentare.
Tachipsichico, mi definì 21 anni il medico di mio padre, il leggendario Offerto Bertolini. Pensare troppo velocemente, ecco.
Tranquillo, Pietro, la tua carriera non finisce con il Parma, a prescindere. Rilassati. Il calcio ha memoria. Come il giornalismo.
Fidati, io ho 8 anni meno di te ma vivo molto peggio e molto peggio sto messo. Chiedi a Gabriele Majo, che spesso mi ha irriso, per questo. Ma non solo lui.