di Vanni Zagnoli
Ha vinto Milano, come da pronostico, complice il fattore campo. E’ il secondo trofeo del decennio con Armani, anche di più considerata la sponsorizzazione. Nulla, se consideriamo il budget e gli investimenti. Milano dovrebbe arrivare alle final four di Eurolega, come Siena due volte, anche magari arrivare in finale. In Italia è da triplete fisso, la notizia è se perde, non se vince. Bravo comunque Repesa, vincitore di uno scudetto a Bologna senza Pozzecco, che risolse il contratto.
Qui noi celebriamo Avellino, perchè la vera impresa è degli irpini, neanche troppo lontani dalla 10^ vittoria di fila. Sarebbe stato bello un finale in volata, non c’è stato.
Alla vigilia avevamo sentito Matteo Boniciolli, pensatore illuminato della nostra pallacanestro. L’idea era di affidargli un articolo a sua firma, sabato sera non aveva tempo: “Perchè devo preparare la gara delle 14, su Skysport”.
Allena la Fortitudo e abita a Bologna, ex basket city. Vinse con la Virtus Bologna una coppa europea, l’ultima prima dell’Eurochallenge 2014 di Reggio Emilia. Per un uomo di Trieste avere portato ad Avellino l’unico trofeo della storia è un bell’andare.
“Era il 2009 – racconta l’allenatore della F scudata – e rispetto ad allora c’è Marques Green. Quell’impresa fu un po’ come lo scudetto del Verona nel calcio, oppure del Cagliari: un momento di grande identificazione con la città, riempiva veramente di orgoglio, a partire famiglia Ercolino. Adesso la proprietà è cambiata, c’è il management della Sidigas”.
E in panchina l’eccellente Pino Sacripanti.
“Con il quale mi sono sentito sabato sera. Noi vincemmo in campo neutro contro la vostra Virtus, a Bologna. Stessa cosa sarebbe stata per lui oggi. E’ una battuta, per dire che in effetti il fattore campo incide. Resta la soddisfazione degli irpini per la seconda finale di coppa e diverse partecipazioni alle final eight”.
Boniciolli ha guidato la nazionale del Kazakhistan e allenò anche l’Astana, prima di rientrare in Italia. “A est la considerazione di un allenatore è diversa. C’era anche l’impegno in Eurolega, i sacrifici erano notevoli però ne era valsa la pena. Il programma era impagabile e c’era una buona organizzazione”.
Un po’ come ad Avellino, potenziale finalista, con il nuovo assetto.