DUE ANNI FA L’IMPROVVISA SCOMPARSA DI PINO COLOMBI: IL NIPOTE LO RICORDA CON UN PENSIERO SUL SUO SITO
(gmajo) – Due anni fa, improvvisamente, ci lasciò Giuseppe “Pino” Colombi, il primo radiocronista del Parma sulla pionieristica Radio Parma. Da allora per oltre trent’anni, tra radio, tv, e carta stampata fu appassionato narratore delle gesta dei crociati, che lo ricordarono sul campo giocando con il lutto al braccio. L’adorato nipote Gianluca Guagnini a fine luglio del 2013, inaugurò un portale, www.pinocolombi.it, per ricordarne la figura: e proprio su quello spazio virtuale, a due anni dalla luttuosa data, ha proposto questo “memento”:
14 Settembre 2014
Nel 2° anniversario della tua scomparsa vogliamo ricordarti con una delle tante immagini che ci hai lasciato, protagonista delle telecronache del Parma Calcio.
Ci piace pensare che tu sia partito per un lungo viaggio così il distacco sembra meno triste.
Ma tu triste non lo eri mai, anzi infondevi una carica di ottimismo come pochi sanno fare.
Stiamo cercando tra gli amici filmati che ti ritraggono nei momenti migliori e li pubblicheremo sul sito.
Un forte abbraccio attraverso le vie dell’infinito.
Da parte di tutti quelli che ti hanno conosciuto !
LA MORTE DI COLOMBI / IL RICORDO DI ZAGNOLI: “PINO, AVREI DOVUTO SPEGNERE ILCOMPUTER E ASCOLTARTI, ANZICHE’ STOPPARTI”
“Aveva più considerazione fuori che a Parma, ma accade spesso così: Si coccolava i grandi inviati nazionali e da loro era coccolato – Mura, Beccantini, Garanzini, Ansaldo – Avrebbe meritato maggiore considerazione, maggiore credibilità, perché a Parma ha fatto la storia del giornalismo. E la storia si può fare anche mischiando un’altra professione e la passione per lo sport”
(Vanni Zagnoli) – Pensa, caro Gabriele, che ieri sera verso le 23,15 su Mediaset Premium, a “La Tribù del Calcio”, si è visto Pino che intervistava l’avvocato Chiusano, presidente della Juve, scomparso pochi anni fa. Era uno Juve-Parma, Pino era in primo piano, per Rds, si parlava del giovane Del Piero. Istintivamente la voglia di avvisarlo, gli avrebbe fatto piacere, pochi secondi ma di qualità. Era amico di Alessio Secco, a lungo dirigente della Juve, e sì di tanti giornalisti nazionali. Li faceva intervenire a Radio Parma o dove avesse possibilità. Mura, Beccantini, Garanzini, Ansaldo, ma tanti altri. Gente che aveva conosciuto al Tardini, molto prima di me.
Mi affacciai nel ’94, con Nevio Scala e il Parma che contendeva lo scudetto alla Juve. A lungo allo stadio siamo stati vicini. Io sempre teso, iperteso, cioè preso da un resoconto in tempo reale da sistemare magari in più versioni. Qualche volta mi diceva: “Ecco l’uomo per tutte le stagioni, dai mille servizi. Oggi per chi sei qua?”. Un saluto iniziale, sempre trafelato, da parte mia, e lui a ogni azione del Parma si faceva prendere la mano, quella bella voce si trasformava in quasi tifo, soprattutto con le grandi avversarie, soprattutto in avvio di partita. E allora lo richiamavo all’ordine. “Scusa, hai ragione”. E poi giù a mangiare qualcosa, all’intervallo.
E su di nuovo, a preparare il suo commento per Radio 24. A penna, su un foglio ampio, lungo. Chissà mai se Carlo Genta lo lasciasse finire. E le interviste realizzate in mixed zone, accanto alla sala stampa, poi sotto. Pino c’era, con orgoglio. Bella voce, il piacere di essere protagonista. Anni fa, sulla Gazzetta di Parma, nella storia della radiofonia, mi colpì un commento di Andrea Ponticelli, mi pare. “Pino faceva opinione all’Europeo”, cioè al diamante di Parma. Pino era la radio, non amava certo la tecnologia, ma negli ultimi anni eravamo diventati amici su facebook, anche con mia moglie. Ogni tanto interveniva con qualche “mi piace” e non solo. Gli piaceva dire la sua, che la sua opinione fosse pesante, anche se sul piano critico era leggero.
Un diplomatico, ecco, Pino sarebbe stato un ottimo ministro degli Esteri. Un ambasciatore della parmigianità, ma già lo era, perché ovunque era riconosciuto. Perché si coccolava i grandi inviati nazionali e da loro era coccolato. Poche estati fa ci eravamo dati appuntamento, avremmo dovuto vederci a cena, una sera, forse una notte, dati i miei orari. D’estate ho più tempo, era l’occasione. Perché allo stadio non c’è mai tempo, non ho mai tempo. Io parlerei per ore, ma devo anche scrivere o altrimenti in televisione non so che dire, visto che spesso la mia attenzione è stata più sugli avversari.
Ma in fondo, caro Gabriele, Pino ha inventato il mestiere di freelance, perlomeno radiofonico. Ha inventato la radio, il talkshow televisivo, garbato, intelligente, magari senza polemica, proprio come piace a me. L’ultima volta ci eravamo visti a Teleducato Parma, a un certo punto se l’era presa con un collega, accusandolo di fare teatrino. Diceva di aver parlato con il capo dei servizi sportivi della Stampa, quel giorno, a me pareva strano che conoscesse così bene Guido Boffo da chiamarlo al telefono. Più tardi mi confessò di aver parlato con Ansaldo, la prima firma, ma insomma gli era venuto da dire così e in fondo non cambiava granché.
Pino era interlocutore privilegiato di molti, al Tardini. La sua umanità e passione per il microfono e l’opinionismo, se mi passi il termine, erano contagiose. Lui che era stato maestro di tanti, a Parma, non era diventato giornalista professionista. L’avrebbe meritato. Avrebbe meritato maggiore considerazione, maggiore credibilità, perché a Parma ha fatto la storia del giornalismo. E la storia si può fare anche mischiando un’altra professione e la passione per lo sport. Aveva un’energia contagiosa, una presenza importante. Ambiva a collaborazioni di prestigio, ambiva a vivere di giornalismo e basta. Con il Parma, il calcio e lo sport si è divertito. Notavo, caro Gabriele, come diversi giornalisti che abbiamo conosciuto sulle scale del Tardini, come solevo chiamarle due decenni fa, siano scomparsi. Gianluca Bacchi Modena, Anghinetti di cui mi sfugge il nome, il fotografo con il quale condividevo per anni il dopopartita in sala stampa. L’indimenticabile Francesco Saponara. Tiziano Marcheselli che spesso era al suo fianco o magari lo intercalavo perché era molto più silenzioso di Pino e avrei faticato meno a restare concentrato… Pino mancherà a tutti.
Aveva più considerazione fuori che a Parma, ma accade spesso così. Il suo ufficio era in viale Piacenza, anni fa mi aveva raccontato che aveva un’origine piacentina o comunque qualcosa di piacentino. Gli invidiavo la voce e l’energia che in voce sprigionava. L’incipit sicuro, convinto, autorevole, accanto al mio per anni timido e lento. Era appassionato anche di musica lirica, neanche lì lo seguivo… Addio Pino, un onore averti conosciuto, esserti stato accanto. Conveniva spegnere il computer e ascoltarti, anziché stopparti. In un’altra vita…. Vanni Zagnoli