(v.zagn.) Ogni debutto procura un’emozione particolare. Un grazie a Raffaele Baldini, architetto giuliano, a Dailybasket che mi concede di non lavorare in esclusiva per un solo sito, ai colleghi che mi sopporteranno. E un grazie a Elisa Brumatti, a Pino per le emozioni, a David Londero, a tutti gli amici e colleghi.
di Vanni Zagnoli
Guardi facebook e appare il messaggio di Elisa Brumatti, la figlia dell’indimenticabile Pino. “Cinque anni senza di te…”. E c’era un bel primo piano, commovente.
Elisa è a Gemona del Friuli, è sposata con David Londero, ex giocatore di Reggio Emilia. “Eli, Eli. Rimba, rimba”. Chiudiamo gli occhi e appare lei, bella, alta, viso angelico, un pizzico di somiglianza con Pino. Lei era lungo della Juvenilia Reggio, è stata una brava giocatrice, molto bene assortita con le compagne, anche in serie A2.
Sembra di sentirle ancora: “Eli, Eli. Rimba”. Vai a rimbalzo, a rimbalzo.
Pino non andava così tanto a rimbalzo, anche perchè sbagliava poco. Da fuori la metteva, era un piacere, è stato un piacere per il pubblico di Milano e Torino e poi di Reggio Emilia.
Il goriziano. Goriziano, come Pozzecco. Così serio contro il faceto.
Pino era un gentiluomo antico, in leggero sovrappeso, fisico morbido, non fisicato. Ma quel tiro, quella concentrazione, contropiede lanciato in velocità e sottomano. Diretto o in appoggio al tabellone. Pino si alza e tira, canestro. Come Bob Morse.
A Reggio Emilia si andava anche per lui, per vedere quel recupero di palla in difesa e quel contropiede sicuro, se occorreva anche ubriacante.
Pino è stata una delle guardie tiratrici più continue, degli anni ’70 e ’80, immarcescibile, indimenticabile.
Brumatti era l’altro basket, era la Torino che inseguiva la prima finale scudetto della sua storia, accarezzata a metà anni ’80. Maglia gialla, dopo la rossa di Milano. Poi è tornato il biancorosso di Reggio.
Due anni a Verona e la chiusura a Siena, a 42 anni. Pino battè ogni record di longevità e di canestri, in bacheca aveva 3 coppe delle Coppe, uno scudetto e una coppa Italia con Milano. Morì a 62 anni.
A Reggio aveva anche un negozio di abbigliamento, Time-out. C’era una città ai suoi piedi, 30 anni fa, con Dado Lombardi in panchina fu il primattore di quel boom del basket nella città del Tricolore, una storia unica, che in parte fa il paio con quella di Mike Mitchell. Altro eroe leggendario, alto e apprezzato dalle donne, uno stile unico, ma poi la malattia e la scomparsa nel 2011, pure.
Pino e Mike stanno là, accanto, in cielo. Non hanno mai giocato insieme ma restano fra i più fantasiosi della Reggio Emilia dei canestri. Canestro e tiro libero supplettivo, canestro da tre, ma all’inizio della carriera di Brumatti neanche c’era.
Pino è stato il maestro, l’amico di tanti, basta vedere quanti mi piace nella pagina della figlia Elisa. Carlo Della Valle, Bouie, Cavazzon, Sfiligoi, la figlia di Cesare Pancotto, Michela, e poi Liliana Mabel Bocchi, che all’epoca conduceva la Domenica Sportiva, magari con spazio per il basket grazie ad Aldo Giordani.
Che su Superbasket avrebbe parlato di Kukkozia e sparakkazia, ovvero di una raffica di canestri da tre punti ma pure di tiri a casaccio. Ecco, Pino non tirava mai a caso. Mai. Lo stile, quel palleggio, la chiamata dello schema e il giro via, per posizionarsi a ricevere la palla.
Pino. In fondo è stato il maestro di Amedeo Della Valle, qualcosa in comune l’hanno e non solo il passaggio dal Torinese.