Sulla Gazzetta di Reggio di ieri, l’intervista a Giovanni Cervi che racconta il figlio Riccardo e il cugino Simone. Tutti e tre sono protagonisti sui campi reggiani, a livelli diversi. Ringrazio Linda Pigozzi per l’idea, ricordavo questa storia in maniera non così precisa.
REGGIO EMILIA. Riccardo Cervi a 23 anni è protagonista delle qualificazioni agli EuroBasket 2015 e rappresenta la punta di diamante di una famiglia di cestisti. Il cugino Simone Cervi, 36 anni, è il bomber della Mercart Cavriago, in serie C regionale, mentre il papà Giovanni, 48, si fa ancora rispettare in Promozione, nella Bibbianese.
Giovanni Cervi come nasce questa famiglia tanto sportiva?
«Per effetto della forte crescita della Pallacanestro Reggiana negli anni ’80 e ’90: mio cugino Fausto Marconi e io ci siamo finiti piacevolmente dentro, poi i nipoti Simone e Lorenzo e per ultimo Riccardo: trascinato all’inizio dalla nostra corrente e poi ci ha mostrato la scia. Anche la mamma di Riccardo, Francesca Aristarchi, ha avuto esperienze sportive giovanili, nella pallavolo Nelsen, all’epoca in A1: faceva la schiacciatrice».
Ha giocato 14 stagioni a Novellara, perchè non ha compiuto il salto definitivo nel professionismo?
«Probabilmente mi sono mancate le capacità. Diventare un professionista era il mio sogno di gioventù, vederlo realizzato in Riccardo è una gioia grandissima».
Al debutto in serie A, suo figlio aveva faticato. Invece ora…
«Riccardo ha debuttato molto giovane, per essere un lungo. Con un enorme lavoro quotidiano in palestra è cresciuto e ha capito come essere utile alla squadra».
Nella nuova Grissin Bon sarà titolare o lascerà spazio a Lavrinovic?
«Mi fa molto piacere che si possa misurare quotidianamente con Darius, un giocatore da Eurolega. Il coach Menetti saprà certamente quali dei due utilizzare. Azzarderei un esperimento con il muro Lavrinovic, Riccardo, Polonara, Silins più un piccolo, magari Cinciarini. Sarebbe una bella “zonaccia».
Suo figlio in un anno e mezzo era passato dalle giovanili alla serie A. Quando terminerà il processo di crescita?
«Deve crescere fisicamente, compatibilmente con la gestione di eventuali problemi, imparare a stare meglio in campo e capire il gioco senza palla. E poi ci sono tanti movimenti in attacco da inserire nel bagaglio tecnico, non ho dubbi che sia solo una questione di tempo. I lunghi hanno uno sviluppo un po’ più… lungo».
Chi è il migliore della famiglia Cervi?
«Riccardo è un giocatore professionista di serie A e in nazionale, grazie a determinazione e sacrifici. Simmy è il bomber, ha talento da serie A, sarebbe potuto diventato un grande professionista, perchè ha leadership e freddezza. Io mi metto terzo, nonostante il mio piede perno…».
Trent’anni fa era nella rosa biancorossa, con il compianto Brumatti, il leggendario Morse e il pivot Bouie.
«Erano molto forti, spazio per me non ce n’era molto, rimpiango però il non aver provato a rimanere un altro anno».
Il tecnico dell’epoca era Dado Lombardi, che Max Menetti cita spesso. L’allenatore di oggi quanto ha dato a suo figlio?
«L’ha seguito con attenzione, facendolo migliorare come atteggiamento in campo, magari gli serve ancora un pizzico di cattiveria, sul parquet, ma fa tutto parte del costante processo, dell’esperienza che gli arriverà giocando..».
Dal cugino Simone, cosa può apprendere suo figlio?
«Simone è un super attaccante e spesso si lascia guidare dal proprio istinto, Riccardo potrebbe cogliere questo aspetto».
Perchè, allora, Simone non è arrivato fra i pro?
«Da Reggio sono passati giocatori non superiori a lui. Meritava di essere preso in considerazione per una carriera professionistica fin dalle giovanili, eppure non ha rimpianti».
Riccardo ha buona mobilità di piedi e mani educate.
«Per la sua altezza è molto rapido di piedi e anche coordinato nei movimenti, ha sicuramente anche una buona mano, deve sfruttare il lavoro sui fondamentali».
E’ all’ottava stagione a Reggio, cosa vi aspettate?
«L’ambiente ha grandi aspettative, Riccardo ne è cosciente, è pronto».
Può raggiungere l’Nba?
«La sogna, come sogna l’Eurolega. Intanto dopo il successo in Eurochallenge si accinge a debuttare in Eurocup: è uno step ulteriore».
Vanni Zagnoli