Enordest.it. Il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano dà le dimissioni: la lettera. Il gioco di parole discutibile di Paolo Mieli: “Pompeiana esperta”. L’ufficio stampa Andrea Petrella tifosissimo del Napoli

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Vanni Zagnoli

Gennaro Sangiuliano, dunque, venerdì pomeriggio ha lasciato, si è dimesso. Con questa lettera alla presidentessa Meloni.

“Caro Presidente, cara Giorgia, 
dopo aver a lungo meditato, in giornate dolorose e cariche di odio nei miei confronti da parte di un certo sistema politico mediatico, ho deciso di rassegnare in termini irrevocabili le mie dimissioni da Ministro della Cultura. 
Ti ringrazio per avermi difeso con decisione, per aver già respinto una prima richiesta di dimissioni e per l’affetto che ancora una volta mi hai testimoniato. Ma ritengo necessario per le Istituzioni e per me stesso di rassegnare le dimissioni. Come hai ricordato di recente, stiamo facendo grandi cose, e lo dico come comunità politica e umana alla quale mi sento di appartenere. 
Sono fiero dei risultati raggiunti sulle politiche culturali in questi quasi due anni di Governo. A partire dall’aver messo fine alla vergogna tutta italiana dei musei e dei siti culturali chiusi durante i periodi di ferie, aver incrementato in appena un anno il numero dei visitatori dei musei (più 22 per cento) e gli incassi degli stessi (più 33 per cento). A dicembre a Milano aprirà palazzo Citterio acquistato dal ministero nei primi anni Settanta e poi rimasto inutilizzato per decenni. Sono ben avvianti grandi progetti come l’ex Albergo dei Poveri di Napoli, l’ampliamento degli Uffizi in altre sedi e l’investimento per la Biennale di Venezia. Per la prima volta in Italia sono state organizzate grandi mostre su autori e personaggi storici che la sinistra aveva ignorato per ragioni ideologiche. Sono consapevole, inoltre, di aver toccato un nervo sensibile e di essermi attirato molte inimicizie avendo scelto di rivedere il sistema dei contributi al cinema ricercando più efficienza e meno sprechi. Questo lavoro non può essere macchiato e soprattutto fermato da questioni di gossip. Le Istituzioni sono un valore troppo alto e non devono sottostare alle ragioni dei singoli. Io ho bisogno di tranquillità personale, di stare accanto a mia moglie che amo, ma soprattutto di avere le mani libere per agire in tutte le sedi legali contro chi mi ha procurato questo danno, a cominciare da un imminente esposto alla Procura della Repubblica, che intendo presentare. Qui è in gioco la mia onorabilità e giudico importante poter agire per dimostrare la mia assoluta trasparenza e correttezza, senza coinvolgere il Governo. Mai un euro del Ministero è stato speso per attività improprie. L’ho detto e lo dimostrerò in ogni sede. Non solo. Andrò fino in fondo per verificare se alla vicenda abbiano concorso interessi diversi e agirò contro chi ha pubblicato fake news in questi giorni”.

Giorgia Meloni risponde così.

“Ringrazio sinceramente Gennaro Sangiuliano, una persona capace e un uomo onesto, per lo straordinario lavoro svolto finora, che ha permesso al Governo italiano di conseguire importanti risultati di rilancio e valorizzazione del grande patrimonio culturale italiano, anche fuori dai confini nazionali. Ho preso atto delle dimissioni irrevocabili di Sangiuliano e ho proposto al Presidente della Repubblica di nominare Alessandro Giuli, attualmente presidente della fondazione Maxxi, nuovo Ministro della Cultura. Proseguirà l’azione di rilancio della cultura nazionale, consolidando quella discontinuità rispetto al passato che gli italiani ci hanno chiesto e che abbiamo avviato dal nostro insediamento ad oggi”.

Dopo aver dato le dimissioni Sangiuliano si è congedato con un messaggio sulla chat dei ministri: “In lacrime vi abbraccio tutti”.

Le opposizioni avevano lamentato probabili accessi a documenti riservati da parte di Maria Rosaria Boccia e per l’ipotesi che avesse usufruito di soldi pubblici per i suoi spostamenti al fianco del ministro, presenza testimoniata dalla stessa Boccia con numerose foto.

La premier Meloni aveva detto in un’intervista che il ministro “mi garantisce che questa persona non ha avuto accesso a nessun documento riservato, particolarmente per quello che riguarda il G7 (della cultura) e soprattutto mi garantisce che neanche un euro degli italiani e dei soldi pubblici è stato speso per questa persona”.

Sangiuliano era stato intervistato per 17 minuti dal direttore del tg1 Gian Marco Chiocci, chiusa in lacrime con le scuse anche ai collaboratori. Non è bastato.

Nel suo biennio al Mic ha introdotto il biglietto d’ingresso per il Pantheon di Roma: il 70% dei proventi sono destinati alla manutenzione del sito,il restante 30% va alla Curia per iniziative benefiche. Ha portato importanti scoperte nel parco Archeologico di Pompei e l’iscrizione della via Appia Antica nella lista dei patrimoni dell’Unesco. A Milano è in dirittura d’arrivo il progetto della “Grande Brera”, l’inaugurazione è prevista in autunno, che prevede il raddoppio degli spazi espositivi che dalla storica pinacoteca milanese si allargheranno all’attiguo Palazzo Citterio, dove ora sono in corso lavori di ristrutturazione.

All’attivo dell’ex direttore del Tg2 ci sono commemorazioni di tragedie: per la Shoah assieme alla senatrice Liliana Segre il “binario della memoria” alla stazione di Roma, e al massacro delle Foibe, partecipando al viaggio “simbolo” del treno partito da Trieste e arrivato a Taranto.

Fra i tanti pareri di questa settimana ne scegliamo uno insospettabile, di Paolo Mieli, 75 anni, gi direttore de Il Corriere della Sera. A La7 riflette: “Se si scoprisse che Sangiuliano ha mentito, e che invece alcuni spostamenti sono stati pagati con soldi pubblici… Io non ci credo eh, perché lì tutta l’allusione che lei sia la sua amante… Il loro è un amore culturale. Perché lei è di Pompei, una pompeiana esperta. E lui ha intravisto in lei le bellezze di Pompei e si è lasciato convincere”.

Ecco, quella pompeiana esperta è un gioco di parole che si presta all’ambiguità, al sessismo, tipico magari di Vittorio Feltri e altri, insospettabile per Mieli. Ma è anche ironia che sino a non tanti anni fa non faceva scandalizzare nessuno, stavolta per la verità il mondo a sinistra ha taciuto, per l’autorevolezza del personaggio.

Di Gennaro Sangiuliano abbiamo ricordi personali, era vicedirettore di Libero, negli anni di Vittorio Feltri e anche chi scrive pubblicava tanto, lì.

Abbiamo tentato di intervistarlo a Villalunga di Casalgrande, non siamo andati oltre il saluto. Questi i video della serata, due anni fa. 

Questi, invece, è il suo portavoce, il campano Andrea Petrella, che qui raccontava la sua passione per il Napoli, a una serata Ussi.

Petrella, capo ufficio stampa Mic, adesso probabilmente in uscita, a “In Onda” rivelaveva, su La7: “E’ una che si vuole accreditare. Io ho appreso della conoscenza di questa signora attraverso le foto che sono rimbalzate sulle testate online”. La donna pubblica gli screenshot da Whatspp mostrando come sia stato proprio Petrella a rimuoverla dalle chat “Social ministro” e “Monitoraggio ministro” il 16 agosto. Boccia aggiunge anche che non poteva non conoscerla perché hanno presenziato agli stessi eventi e perché c’è stato uno scambio di messaggi, anche questi testimoniati con uno screen pubblicato su Instagram.

Sangiuliano era stato giudicato non all’altezza del ruolo da Giovanna Melandri, che fu ministro dal 2006, e anche da altri personaggi del centrosinistra. 

Ora il ministero della cultura passa a un polemista moderato, Alessandro Giuli. Era stato una delle prime opzioni per questo dicastero. E’ sempre stato ritenuto un “meloniano doc”, pur nell’autonomia del ruolo da intellettuale d’area. Fu subito ricompensato in qualche modo con la presidenza della Fondazione Maxxi, il museo di arti moderne di Roma, conferitagli proprio da Sangiuliano a novembre 2022.

Mercoledì era stato notato proprio a via del Collegio Romano, sede del ministero. E’ appassionato di vini pregiati, collezionista di sigari e tifoso della Roma. Romano, 49 anni, dopo qualche anno di studi in filosofia alla Sapienza di Roma, si è dato al giornalismo: quotidiani locali, il “Foglio” di Giuliano Ferrara. Nel 2004 è diventato professionista, e sempre nella stessa testata è stato vicedirettore dal 2008 e poi condirettore, fino al 2017. È sposato con una  giornalista di SkyTg24, Valeria Falcioni, con cui ha avuto due figli, nati nel 2016 e nel 2019.

Come giornalista, ha collaborato con Linkiesta, Il Tempo, Libero, il Corriere dell’Umbria. Poi la carriera televisiva che lo ha visto, sempre con un taglio da polemista gentile, fra 2019 e 2020 ospite fisso della trasmissione “Patriae”, condotta da Annalisa Bruchi su Rai 2, e nel 2020 al fianco di Francesca Fagnani nella non fortunata esperienza di “Seconda linea”, sempre su Rai 2, ma chiuso dopo 2 puntate.

«Un mio nonno era partigiano – raccontava -, l’altro fece la Marcia su Roma. Da ragazzo ho militato a destra, ora spiego che Gramsci è vivo».

Alternativa era Pietrangelo Buttafuoco, catanese. Magari ora un incarico toccherà anche a lui.

La prima stesura dell’articolo pubblicato su “Enordest.it”

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