Questo articolo è uscito a fine novembre su Basket magazine, il mensile del sito Dailybasket
Vanni Zagnoli
Nell’emergenza, ecco gli emergenti, Federico Mussini e Amedeo Della Valle. Reggio Emilia sogna la prima finale scudetto della sua quarantennale storia, anche grazie ai nuovi dioscuri del basket italiano.
E’ stata la litania di infortuni dall’estate a permettere la valorizzazione anticipata di entrambi.
Il cahier de doleances inizia in estate con lo stop per il lettone Silins, che aveva partecipato al draft Nba, senza però essere scelto da Miami. Si è procurato una lesione muscolare al retto femorale della gamba destra, rientrerà questo mese e si sposterà all’ala, allontanandosi da canestro.
A fine settembre il centro lituano Darius Lavrinovic viene operato al pollice sinistro, il rientro è previsto attorno al 20 novembre e intanto il gemello Ksystof lo sostituisce con personalità, sotto canestro. Quando Darius sarà pronto, potrebbero restare entrambi e animare una coppia straniera inedita per la pallacanestro italiana. Fanno venire in mente i gemelli Dino e Franco Boselli, classe ’58, sino all’81 insieme a Milano e per qualche gara anche in nazionale. Franco era destro e guardia tiratrice, Dino mancino e playmaker. Anche i Lavrinovic possono coesistere o almeno alternarsi.
Sempre a fine settembre, Reggio si presenta al PalaBigi con il trofeo Grissin Bon, vinto poi su Cantù, alla vigilia viene a mancare il lungo Giovanni Pini, 22 anni, perchè si è procurato una lesione muscolare alla gamba destra e rientra ora.
Inizia il campionato, gli emiliani vincono come da pronostico a Trento, Drake Diener è tra i migliori, vuole confermarsi mvp del campionato, come a Sassari eppure si fa male alla gamba destra. Lesione tra il primo e il secondo grado al bicipite femorale, due mesi di stop, tornerà a metà dicembre e allora per la sostituzione punta sull’usato sicuro, Donell Taylor.
E’ il gemello di Ronell, rilasciato da Verona, in Silver Gold. Donell a Reggio era stato capocannoniere due stagioni fa, come solo Mitchell. Si è presentato con una discreta prestazione in Eurocup, comunque perdente, contro lo Strasburgo, capolista di Francia.
Reggio, insomma, è un cantiere eternamente aperto ma non per scelta. Perchè quest’anno era stata fra le più convincenti, sul mercato, rafforzandosi nonostante l’addio di James White, che ha preferito l’Unics Kazan, detentore della coppa di Russia e con due trofei europei in bacheca.
La Grissin Bon in aprile aveva conquistato la sua prima coppa, l’Eurochallenge, in Eurocup è debuttante e fatica. Andrea Cinciarini era stato premiato come miglior giocatore della final four di Bologna, lo spogliatoio l’ha proclamato capitano, dopo l’addio anticipato a Michele Antonutti. L’ex leader non rientra nei piani tecnici, la scorsa stagione aveva trovato poco spazio, ancora ora cerca una collocazione, del resto a 28 anni merita un minutaggio non da comprimario.
In questo quadro si è fatto largo Federico Mussini con le triple e il rimbalzo decisivo per il primo successo in Eurocup, 19 punti chiave per superare i tedeschi del Bamberg. E’ reggianissimo. “Abito in città – racconta -, in zona piscina, e sono figlio di due professionisti, papà è avvocato, mamma commercialista. Come idolo ho Steph Curry”.
Su Instagram posta una foto anche dell’altro fenomeno di Golden State, Klay Thompson. Ecco, “Musso” e Amedeo Della Valle potrebbero essere definiti gli Splash Brothers della serie A, in prospettiva. Federico a 18 anni sta per firmare il suo primo contratto da professionista, sino a qualche settimana fa neanche aveva formalmente il rimborso spese.
E’ alto uno e 90, ancora è magro ma il suo talento era esploso in tutte le giovanili azzurre. La sua precocità fa ricordare il rivelarsi di Nicolò Melli, in panchina in serie A con Fabrizio Frates allenatore, a 13 anni, addirittura, un record imbattibile. In comune i due hanno la partecipazione a camp statunitensi, compreso quello organizzato da Michael Jordan che accese i riflettori su Melli, pure figlio di un avvocato di Reggio, Leopoldo, ex cestista anche in serie B e già giornalista.
In serie C, a Correggio, nella Bassa Reggiana, a 16 anni Mussini aveva inanellato partite con oltre 30 punti. “E agli Europei under 18 di Turchia – ricorda – ho contribuito alla qualificazione dell’Italia ai mondiali giovanili”.
Era stato miglior realizzatore, con 22.6 di media. Ha tiro e palleggio, deve solo rafforzarsi.
“Ho l’obiettivo di migliorare – spiega – e contribuire al passaggio della Grissin Bon ai playoff e alla Last 16 di Eurocup. Siamo una buona squadra, possiamo raggiungere le semifinali scudetto”.
A Varese ha giocato la bellezza di 43’. “I compagni cercano di creare spazio per i miei tiri e mi danno una mano in difesa, perchè a volte fatico a tenere gli uno contro uno, soprattutto se mi attaccano in post”.
L’intesa con Della Valle è sorprendente. «Abbiamo legato in poco tempo, anche per l’età. Il modo di giocare è simile, stiamo bene anche sul parquet”.
Per seguire Mussini è arrivato dall’America Steve Lavin, dei St. John’s.
“Mi ha spiegato di persona il loro interesse nei miei confronti e come funziona il basket nel college newyorkese. Ho ricevuto inviti anche da Virginia, Gonzaga e Davidson. Non è il momento per decidere il futuro, devo dimostrare quanto valgo a Reggio. Proprio Della Valle mi conferma l’unicità dell’esperienza negli Usa”.
Amedeo era arrivato a primavera, stupiva vederlo in tribuna o in panchina fisso nelle gare chiave della stagione, non era al meglio della condizione e si stava abituando alla nostra palla a spicchi, dopo gli anni in Ohio con i Buckeyes.
A Varese ha confermato di essere un tiratore in striscia, con quei 32 punti. “Le favole dei giocatori nascono da situazioni particolari – spiega coach Menetti -. Anche l’esplosione di Basile scaturì da un infortunio in preseason, si guadagnò spazio e non lo perse più. Amedeo approfitta di una panchina cortissima. Come Mussini, fa una scuola incredibile”.
Anche il 35 di valutazione è ovviamente il record nella carriera di Della Valle. “A Masnago – ricorda la guardia azzurra – venivo da bambino con papà Carlo per applaudire Pozzecco da giocatore, era il mio idolo. Abbiamo vinto grazie all’esperienza, anche se siamo giovani, controllando la gara più di Varese”.
Con l’arrivo di Donell Taylor, il minutaggio scenderà anche per gli “Splash Brothers”. “Donell arriva anzitutto per allungare le rotazioni – sottolinea Della Valle junior -, non come terminale primo, a differenza di due anni fa. L’avevo conosciuto a Casale Monferrato, da giovanissimo, con Marco Crespi in panchina”.
Amedeo è cresciuto a pane e basket, bruciando ogni tappa. E’ stato mvp ai campionati europei under 20 dell’anno scorso, nella finale di Tallin (Estonia) sfornò una serie da Michael Jordan, 17 punti di fila in 3’43”. Alla Lituania, roba da impazzire, alla faccia di un look eccentrico, occhialoni neri e riccioloni. Estroso in tutto. All’epoca ci confessava il sogno Nba: “Sarebbe fantastico ma ho tanto lavoro da compiere, servono piccoli miglioramenti continui”.
Alto due metri, come guardia è valorizzato dal ct azzurrino Pino Sacripanti.
“Neanche nel secondo anno di college, a Colombus, guadagnavo un dollaro, però mi pagano la scuola. Come idoli ho lo spagnolo Navarro e Marco Belinelli”.
Anche Daniel Hackett pure si perfezionò in Usa, alla università di Southern California.
“In America studiavo e giocavo, ero iscritto a economia e commercio, business e marketing mi prendono. In palestra gli allenamenti erano sfiancanti, duravano 3 ore, con Thad Matta fra i coach più blasonati”.
E’ partito da Alba, il paese cuneese del tartufo e ora in coppa si emoziona a imboccare il tunnel del pala Dozza. “Perchè è un impianto storico”.
Il padre Carlo è un cult, per gli appassionati di basket. Ha 51 anni, un quarto di secolo fa era il playmaker di Torino, arrivò pure in nazionale ma è uno e 96, troppo per un “piccolo”. Riccioli, penetrazioni e regia acrobatica, alternata al campione d’Europa Carlo Caglieris. L’uomo che nascose il pallone del titolo, a Nantes.
Memorabile la battuta di Dan Peterson al teatro Valli per i 40 anni della Reggiana: “Amedeo, ho un messaggio per tuo padre. Contro Milano, le sue partenze erano sempre in passi…”.
Sempre in quella cornice il patron Stefano Landi, anche presidente della Camera di commercio provinciale, ha dichiarato l’obiettivo: “Vogliamo migliorarci, dopo avere raggiunto per due volte la bella dei quarti, al ritorno in serie A”.
I biancorossi erano retrocessi in LegAdue nel 2007, con Massimiliano Menetti in panchina, sono risaliti con lo stesso tecnico, nato a Palmanova del Friuli ma a Reggio da quando aveva pochi mesi. E’ l’unico profeta in patria della nostra pallacanestro, salvò i biancorossi nel 2011 all’ultima giornata, in LegAdue, dopo essere subentrato a Frates, antico maestro.
Ora, a parte Milano, nessuna antagonista è fuori dalla portata di Reggio. “L’obiettivo stagionale è migliorarci, sui tre fronti e anche come società”, auspica Alessandro Frosini, alla 4^ stagione da ds dopo 2 da giocatore. Come lungo, era abile in difesa e nelle stoppate, un po’ come Riccardo Cervi, azzurro emergente, al pari di Polonara, strappato a Varese con un contratto superiore.
“E’ giusto che Achille guadagni quanto merita – osserva Gianmarco Pozzecco -. Neanche ho tentato di trattenerlo a Varese perchè era impossibile per il nostro budget”.
Ecco, Reggio ha una solidità economica da Eurolega. Contribuisce anche Mapei, la multinazionale dei cementi che pure gioca nella città del primo Tricolore. E lo scudetto è il sogno di Landi, da quando è entrato in società. Non ci fosse l’Armani…