Dunque sabato sera sono stato al ritrovo dell’Arbor, a 41 anni dalla fondazione della sezione di basket femminile.
Quasi commosso per avere rivissuto 3 anni della mia professione. Dal luglio ’90 inizio a collaborare con il Carlino di Reggio, a 19 anni, appena uscito dal liceo Spallanzani. Grande passione, pallamano Rubiera, Rubierese, basket, di tutto. Anche il basket femminile, muliebre, lo chiamavo allora.
Non subito, ma presto, il sabato sera. Non c’erano anticipi e posticipi, ancora, nel calcio, e comunque io ho iniziato a livello locale, seguendo la Cbc, ex Fotorama, con ragazze bravine e molto gentili.
Indimenticabile Armando Ferraroni, il dirigente di riferimento, il magister, ovvero maestro, perchè credo fosse diplomato tale.
Indimenticabile. E poi un bel caleidoscopio di immagini, rivissuto sabato alla Corte dei Landi, a villa Cadè, grazie al presidente Daniele Bigliardi, a Cinzia Ambrogi, a Monica Radeghieri e a tanti altri. Ilaria Orlandini, Roberto Vecchi, ma tantissimi amici.
E’ stato un piacere, un onore, quasi commovente, riassaporare gli inizi, che neanche ricordavo.
Ricordavo di avere fatto l’addetto stampa dell’Arbor, nel ’92-’93, una stagione in cui la società non aveva mai avuto tanta visibilità. Ero scatenato, interviste a ragazze, pubblicate integralmente da La Gazzetta di Reggio, grazie a William Giberti, mentre sul Carlino scrivevo io.
Grande esperienza, formativa. Parlavo della quintinfila, cioè la quinta vittoria di fila, secondo un lessico imparato da Superbasket. Daniele Barilli, oggi alla provincia, di Carlino Reggio, mi cassava regolarmente queste licenze.
Ho sempre voluto fare di testa mia, sfidando redattori e capiservizio e capiredattori, quasi divertendomi a fare di testa mia. E ho pagato sempre.
E’ stato un grande piacere questo bagno nelle emozioni, un quarto di secolo dopo.