“Bob Morse, superstar”.
Quel coro risuonava al PalaBigi di Reggio, metà anni ’80, serie A2 e poi A1. Almeno lo ricordo così, chissà se era proprio così, perchè avevo 14 anni e come tutta Reggio ero contagiati, anche come famiglia dal fenomeno basket.
Montecchi, Brumatti, Rustichelli, Morse, Bouie. In A2 c’era Rudy Hackett. Ok, non correggo l’attacco, di proposito, perchè non voglio controllare niente. Sgorgano i ricordi, quasi le lacrime. Reggio, Reggio, era una Reggio quasi da scudetto. Morale. Emozionante. Anche più di adesso, perchè era un altro basket. Con Dado Lombardi e tutta una città in estasi, la Reggiana calcio in serie C e un altro sport, tutta un’altra vita e c’era tanto spettacolo e sentimento, business poco, procuratori niente.
Era allora quel signore biondo con i baffi e non così tanti capelli era strepitoso, un fuoriclasse di stile, sospensione e ciuff. Canestro. E poi c’era il sottomano di Pino Brumatti, l’accelerazione del papero Montecchi e il palleggio, arresto e tiro di Orazio Rustichelli. Bravissimo, ma noto per la barba e il nome. E poi i muscoli del culturista Hackett, poi sostituito da Dale Solomon, mio compagno di palestra e sauna, da Violi, al Living sport di Pieve Modolena, il mio paese.
E di Stefano Landi. Che allora sovvenzionava il calcio della frazione che diede i natali anche allo zio, vicino di casa della mia famiglia.
Insomma basket e ricordi, da Pieve Modolena Stefano Landi ha vinto due trofei, è l’uomo forse più potente di Reggio Emilia, con il suo business.
Tutto questo e tantissimo altro passa davanti agli occhi, fra una schiacciata di Roosie Bouie e un cambio di Mario Ghiacci e o Stefano Spaggiari. E poi Ciga Giumbini e Spadino Meglioli.
In fondo siamo cresciuti un po’ tutti a pane e basket. Il salotto è nato lì, la bombonera di Reggio Emilia, in via Guasco.
Da bambino facevo la fila imbaccuccato, ho sempre sofferto il freddo. Papà Vasco raramente è venuto con me, impazziva per le pirioette di Piero Montecchi, stesso cognome e nessuna parentela con mia mamma Emilde.
“Bob Morse, superstar”. Ma quanto ha vinto, ma che classe, che tutto. Mamma mia, che campione. Come Mitchell e Kaukenas, come non tanti altri, passati da Reggio.
Bob Morse adesso è negli Stati Uniti e mi pregio di inviargli i miei pezzi per mail. Questo, invece, mi vergogno.