La prima stesura del pezzo di oggi sulla crisi del Parma, su Avvenire.
Vanni Zagnoli
La crisi del Parma ha sapore europeo. Perchè fra i 5 campionati continentali principali non c’è una squadra che abbia perso 10 partite su 12 (aveva vinto a Verona e battuto l’Inter), nè che abbia subito 30 reti. A maggio sul campo conquistò l’Europa league, un ritardo nel pagamento di 280mila euro sull’Irpef di 9 calciatori mandati in prestito è costato la mancata licenza Uefa e lì si sono acuiti i problemi. Perchè erano preesistenti, ma il ritorno in Europa dopo 8 anni avrebbe portato nuovi investitori e permesso al presidente Ghirardi di respirare, sul piano economico. Aveva dato le dimissioni per protesta contro la Figc, 6 gradi di giudizio gli hanno dato torto e a settembre decise di restare, ma intanto la famiglia Ghirardi-Pasotti non lo non sovvenziona più, così l’imprenditore del tondino resta solo a fronteggiare la bellezza di 60 milioni di debiti.
Viene in mente la prima crisi del club crociato, a dicembre 2003 il crack Parmalat legato anche alle ambizioni eccessive della famiglia Tanzi. Ghirardi parla di momentanea mancanza di liquidità, può anche essere ma è evidente che mantenere in serie A la provincia ducale diventa difficile, senza un grande potentato economico alle spalle.
Una settimana fa avrebbe dovuto sborsare 21 milioni, ne ha messi solo 6 e allora a febbraio arriverà una penalizzazione di almeno 2 punti, più uno che potrebbe aggiungersi per l’inadempienza della scorsa stagione, il rischio per la squadra crociata è di staccarsi in anticipo dalla quart’ultima posizione.
La squadra ha reagito ufficialmente con compattezza con una lettera d’intenti nobili, intanto però Cassano aveva riparlato con il presidente della Sampdoria Ferrero, almeno per il prossimo campionato, il problema è che Mihajlovic non lo vuole. Sul campo con i crociati è esemplare. “Lo è sempre stato, in questi mesi”, sottolinea regolarmente Roberto Donadoni.
L’allenatore resta perchè viene da due stagioni e mezza eccellenti, a giugno andò a parlare con la Lazio che poi gli preferì Pioli, avrebbe meritato di sedersi sulla panchina del Milan al posto di Inzaghi, ora resta con convinzione: “Non penso a dimettermi – chiarisce -, lotterò finchè avrò un pizzico di energia, ma non posso pagare io gli stipendi. Facciamoci una ragione dei problemi societari e lottiamo per quanto ci compete, altrimenti le distrazioni ci tolgono anche quel piccolo barlume di speranza. Ragioniamo come se ciascuno di noi fosse il proprietario della società”.
Compratori all’orizzonte non ne se ne vedono, la società era stata offerta al petroliere albanese Taci che al momento di firmare il preliminare di contratto si è dileguato. Ad aprile la Energy Ti Group aveva firmato l’impegno a portare 20 milioni, ma pure dev’essersi defilata. Ghirardi ha chiesto aiuto all’ex dg Luca Baraldi, specialista nel salvare società indebitate (Parma, Lazio, Modena, Bologna e Padova), ma questi non è convinto di accettare.
Sul campo, a parte Cassano, mancano i migliori: l’azzurro Paletta e Cassani, miglior terzino destro dell’ultimo campionato, sono stati operati alla schiena, Biabiany è fermo un’aritmia, l’azzurro Parolo è passato alla Lazio. “La squadra è inferiore alla scorsa stagione, molti ragazzi sono al debutto in serie A – spiegava Donadoni -, neanche sono abituati a certe tensioni”.
Per esempio Ristovski è abilissimo ad attaccare, con la Macedonia e nel Latina, a difendere fatica e domenica ha sulla coscienza il raddoppio dell’Empoli, di Tavano, come un paio di gol nel 4-5 con il Milan.
“Mi viene da piangere di fronte a questa situazione”, ammette Alberto Michelotti, 84enne ex arbitro internazionale, opinionista storico di TvParma.
Donadoni resta perchè l’ad Pietro Leonardi è da sempre contrario al cambio in corsa. “Il nostro desiderio – spiega il dirigente specialista in plusvalenze – è uscire dalla crisi tutti insieme, con il mister a guidarci”. L’ex bandiera Crespo sarebbe disponibile, allena la primavera e la sua autocandidatura ha dato fastidio al tecnico in panchina adesso. Leonardi è talmente coinvolto sul piano emotivo che nell’intervallo della gara con l’Empoli aveva accusato un leggero mancamento. Ha il contratto sino al 2017 e ieri ha preso la parola a Collecchio per spiegare: “Dopo la sconfitta con il Sassuolo mi è stato chiesto di restare sino al termine del campionato, è la sfida più grande di 23 anni di calcio: voglio riconquistare quanto abbiamo costruito sul campo in questi 5 anni”.
La tifoseria contesta con striscioni e cori. “Ma è civile, ha capito la situazione della squadra e la sostiene.
Da domani i crociati saranno in ritiro a Roma per preparare la trasferta di Palermo. In una regione che sta vivendo un boom sportivo in tante città e discipline, è un caso unico.