L’intervista a Andrea Mazzon realizzata quando era tecnico a Venezia
Vanni Zagnoli
Stasera cominciano i playoff di basket, con le prime due gare. Varese ha vinto la regular season dopo 25 anni, allora uscì in semifinale, rischia anche stavolta poichè troverebbe Milano o Siena, sulla carta più forti. Da domani affronta nei quarti Venezia, al meglio delle 7 gare: tre sono programmate al PalaTaliercio, intitolato al dirigente della Montedison di Marghera ucciso nell’81 dalle Brigate Rosse.
Andrea Mazzon, in autunno il presidente Luigi Brugnaro ha speso oltre un milione per riportare la Reyer a Mestre…
“Qui abbiamo grande entusiasmo – conferma il tecnico veneziano, 47 anni, somigliante al Massimo Cacciari, il filosofo ex sindaco – e una proprietà solida: il presidente capeggia pure gli industriali locali, lo sponsor Umana è leader nel lavoro interinale”.
Dieci anni fa il Venezia calcio retrocedeva in B, fallì due volte e ora cerca di risalire in Prima divisione.
“Siamo l’unica società provinciale nello sport di vertice, abbiamo 3500 tesserati nel settore giovanile, comprese le ragazze e le società gemellate. Aumenteremo ancora quando Venezia diventerà città metropolitana”.
Le donne vinsero coppa Italia e supercoppa ma poi ripartirono dalla B1…
“Con sole giovani venete. Si sono aggiudicate due campionati di fila, perdendo appena due gare”.
L’Umana è inoltre l’unica formazione di nord-est nella serie A di basket, dopo la cancellazione della Benetton.
“Sino a ottobre giocavamo proprio a Villorba, nel Trevigiano. La scorsa stagione chiudemmo settimi, adesso ottavi: sono i migliori piazzamenti degli ultimi 35 anni, ma negli anni ’40 arrivarono persino due scudetti”.
Il capitano Alvin Young, 37 anni, è il veterano degli stranieri.
“In rosa abbiamo anche due grandi ex azzurri, il play Massimo Bulleri e il pivot Denis Marconato. Dall’85 la vincitrice della stagione regolare non esce al primo turno dei playoff, speriamo di eliminarla noi”.
Il palazzetto tiene 3500 spettatori, come fate a contare su quasi 5mila abbonati?
“E’ il numero di quanti hanno acquistato la tessera a inizio anno, serve solo a comprare biglietti a prezzo ridotto. Questa soluzione evita vuoti sugli spalti, a fronte magari di abbonamenti esauriti”.
Lei disputò tre finali europee, fra i tecnici italiani ha fatto meglio solo Ettore Messina, da domani impegnato a Londra nella 10^ final four della carriera, con il Cska Mosca.
“Vinsi due coppe Korac: nel ‘97 a Verona, finalista l’anno precedente, e nel 2007 con l’Aris Salonicco”.
Per tre volte, di cui due in Grecia, fu premiato come tecnico dell’anno…
“E pensare che neanche ho giocato a basket, come molti coach della mia generazione, ovvero Scariolo, Pianigiani, Dalmonte e lo stesso Messina. Cominciai ad allenare a 17 anni”.
A Venezia è tornato nel 2010, ma ottenne la serie A grazie al ricorso contro Teramo, sparita la scorsa estate.
“Gli abruzzesi si salvarono grazie alla wildcard, in base a un regolamento levato 3 mesi dopo. E chissà dove sono finiti quei 600mila euro pagati per il loro ripescaggio in A”.
Anche lei però ha vissuto vari fallimenti…
“Nel 2004 lasciai Napoli perchè la situazione economica davvero difficile, alla Fortitudo Bologna il presidente Sacrati mi licenziò prima del crack. Dalla Grecia avanzo quasi tutto lo stipendio dall’ultimo anno all’Aris, sono in causa con la Fiba, l’organizzazione è inconcludente”.
In estate Piacenza e Ostuni si erano ritirate dalla LegAdue, Sant’Antimo si era fusa con Napoli, cancellata a fine ottobre.
“E’ importante vivere il rispetto delle regole come una crescita. All’estero ci vedono ancora come il paese di pizza, spaghetti e mafia, come i personaggi dei film di Alberto Sordi, ovvero l’italiano furbo e trucchista. Un clichè che non mi piace, perciò le norme devono essere chiare e l’osservanza quasi tedesca. Dicono che fatta la legge è fatto l’inganno: c’è ancora chi prova a marciarci”.
Emigrerà ancora?
“Il mondo è bellissimo, da visitare. Quando vedo cose nuove, mi si illuminano gli occhi. Gianni Brera diceva che il calcio è filosofia di vita, ma il basket fa scavare nell’animo. E’ introspezione, non solo ricerca della vittoria. Ho una massima: “Tutto ciò che so, è che non so”. E’ di Socrate. Sokratis, per gli ellenici”.
Da “Avvenire”