di Vanni Zagnoli
Sarebbe bello se tutte le società calcistiche di primo piano adottassero club ai fini umanitari. In un paio di casi è già successo.
L’esempio fresco riguarda il Como, retrocesso in Lega Pro dopo una sola stagione. Dimostra che il calcio non è solo intolleranza e razzismo, cori beceri e violenza, in riva al Lario si interpretano i valori più alti dello sport, ovvero educazione e formazione, solidarietà e integrazione.
Una squadra di calcio di bambini affetti da disabilità intellettiva e relazionale verrà tesserata da questa società calcistica professionistica, che in Gianluca Zambrotta ha il presidente onorario, proprio del Calcio Como, mentre il curatore fallimentare è Francesco Di Michele. Quindi se il club ha problemi di sopravvivenza, a livello umanitario si contraddistingue. Con Fabio Gallo in panchina, gli azzurri sono a metà classifica e intanto si fanno in 4 per chi ha problemi più seri.
Queesta formazione sarà gestita come tutte le altre del settore giovanile, in un’ottica d’integrazione rispettosa della diversità. Il progetto sportivo “Fuori-Classe: la diversità come risorsa di squadra” è stato presentato il 18 di novembre allo stadio Sinigaglia, in collaborazione con la fondazione Somaschi, con l’azienda socio sanitaria lariana e la fondazione provinciale della comunità comasca.
Lo staff e 15 giocatori della prima squadra del Como hanno consegnato il materiale sportivo a tutti i bambini partecipanti.
“Avremo nel settore giovanile 10 bambini – spiega Samuele Robbioni, mental trainer della società -, dai 6 agli 11 anni, con difficoltà dal punto di vista cognitivo, comportamentale e relazionale. Verranno allenati da un tecnico del nostro settore giovanile, affiancato da un educatore esperto di comportamento. Intanto hanno ricevuto la nostra divisa, la borsa e la tessera di appartenenza”.
“Aderiamo a questo progetto – sottolinea la neuropsichiatra infantile Nadia Freita -, perché crediamo nell’efficacia e nel potere riabilitativo del lavoro di gruppo. Lo utilizziamo già da anni con i nostri pazienti con disabilità intellettiva e disturbo autistico. Raccogliamo la sfida per portarli a vivere un’esperienza sportiva vera, con tutte le attenzioni e gli stimoli adeguati alle loro difficoltà, nell’auspicio che contribuisca al percorso di crescita. Crediamo aiuti le famiglie a individuare ancora di più le potenzialità dei figli”.
E in fondo anche il Como è speciale. Perchè in rosa ha Nicolò Sperotto, finito fuori squadra un anno fa, considerato una spia dal pirotecnico Eziolino Capuano, ora subentrato a Modena, nel girone B di Lega Pro. Il mancino aveva diffuso un video curioso, in cui il tecnico aveva inscenato uno dei suoi show zeppi di insulti.
Il centravanti è Cristian Bertani, 35 anni, primattore nella storica serie A del Novara, e poi squalificato per le scommesse. E’ affiancato da Le Noci, vecchio bomber di Lega Pro.
“Bertani era con me proprio a Novara – racconta l’allenatore Fabio Gallo, ex centrocampista di Brescia e Atalanta -, mentre il capitano Fietta aveva 18 anni, quando io ero a mia volta capitano del Treviso. Con Pillon arrivammo in serie A e come allora siamo molto attenti al sociale”.
In squadra c’è Matteo Chinellato, molto quotato, quando uscì dalle giovanili del Genoa. Nello staff di Gallo rifulgono tre figure: Fabrizio Paese, il preparatore dei portieri a lungo con Alberto Malesani; Andrea Ardito, ex Como e Torino, due campionati di serie B vinti, sempre con Gallo; l’ex mancino Simone Barje, del Gambia, ex Pro Sesto e Monza, molto muscolare, al punto che adesso fa il preparatore.
“Sul piano societario – aggiunge Gallo -, aspettiamo l’esito del ricorso del presidente Pietro Porro, arriverà a giorni”.
Nel frattempo è partita questa iniziativa umanitaria unica, proprio proprio perchè sotto l’egida del Como. “Siamo partiti la scorsa settimana, collaboriamo con il reparto di igiene mentale. L’idea è del nostro mental coach, rappresenta il fil rouge con l’asta delle maglie per i profughi e per il reparto di pediatria dell’ospedale. Se la società è fallita, noi non lo siamo, come giocatori e tecnici”.
Quei ragazzi speciali intanto si allenano con le giovanili del Como. “C’è in progetto di iscriverli al campionato. I ragazzi autistici sono normali in tutto, in certe cose sono anche più veloci di noi, come pensiero, magari lo trasmettono con difficoltà”.
Il modello Como è lodevole, l’abbiamo sottolineato per mail ai responsabili delle relazioni esterne dei club di serie A e così il Toro ci ha fatto sapere che da anni supporta Torino fd, formazione di calciatori diversamente abili che ha vinto il primo campionato nazionale.
L’idea granata nasce da Claudio Girardi e il club è per disabili fisici, sordi e relazionali. Si chiama Torino fd, ovvero “Torino for Disabled”, è un’associazione sportiva dilettantistica e ha l’appoggio del Cip Piemonte, di Tiziana Nasi e Silvia Bruno.
”Lo Sport supera le differenze” è lo slogan di tutte le manifestazioni della squadra granata. Tocca disabili con la passione del pallone in una vera e propria squadra, granata. “L’integrazione rende tutti uguali – spiega Claudio Girardi -, senza differenze, perchè liberi di esprimersi”.
E’ disabile fisico dalla nascita e tifoso granata. “Mi sono confrontato con realtà sportive internazionali, grazie al gs dei Castelli del presidente Stefano De Luca, di Castellarano (Reggio Emilia). Lì ho conosciuto lo sport con i disabili e il senso del gruppo, i valori morali e il vivere il calcio in maniera pulita. Organizziamo manifestazioni di beneficenza, nazionali e internazionali”.
L’iniziativa è stata presentata a Grugliasco, il paese di origine di Giampiero Gasperini, oggi in zona Europa league con l’Atalanta. Con i ragazzi è andato in campo anche Silvano Benedetti, classe ’65, ex stopper del Torino, in serie A.
“Il Torino fd – conclude Girardi – deve far crescere e divertirsi i ragazzi dagli 8 ai 18 anni. Sperando di costruire una cultura sportiva che in Italia si fa fatica a far crescere”.
E così tra Como e il Torino il messaggio va dalla Lega Pro alla serie A.