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Azeglio Vicini riposa a Cesenatico, nel cimitero dov’è sepolto anche Marco Pantani. Sono stati grandi di Romagna, lui un grande CT, che fece giocare benissimo l’Under 21, sconfitta ai rigori dalla Spagna nell’86, e poi anche la Nazionale. L’Italia che prese meno gol della storia, eppure in teoria era fin troppo offensiva.
Azeglio, nome d’altri tempi, per chi portò gli azzurri alla semifinale europea dell’88, in un campionato allora a 8, dopo i due flop continentali di fila con Enzo Bearzot. Vicini pareggiò con la Germania con il gol di Mancini, che sfidò i giornalisti con un gesto che fece epoca; batté la Spagna con rete di Vialli e poi la Danimarca. Venne triturato solo dalla Russia del colonnello Lobanowsky, in semifinale. Uscì allo stesso punto anche al mondiale italiano, erano le notti magiche, guastate solo dall’uscita di Zenga, a vuoto su Caniggia, dopo molte occasioni per il raddoppio sbagliate dagli azzurri, con 27 milioni di italiani incollati al teleschermo, record auditel di ogni tempo. Matarrese lo confermò, giubilandolo per il palo colto da Rizzitelli, a Mosca, nel ’91, che valse l’ultima mancata qualificazione del calcio italiano a una grande manifestazione, prima del flop marchiato Ventura.
Vicini piaceva agli italiani, era modesto e sereno, figlio di un vecchio calcio di gente normale. Italia ’90 era nella canzone trascinante di Edoardo Bennato e Gianna Nannini, un tutt’uno con questo cesenate morto a quasi 85 anni, che da mezzo secolo viveva a Brescia.
È stato l’ultimo CT a muovere i primi passi a Coverciano, assistendo al fianco di Bearzot all’avventura di Ferruccio Valcareggi a Messico ‘70. Cominciò nel ‘75 con l’Under 23 il percorso che lo portò per due volte sul podio. Bearzot non lo volle come vice nei 3 mondiali e nell’Euro ‘80 e allora lui preferì non averlo sul pullman durante Italia ‘90.
A Napoli Sergio Goycoechea ipnotizzò Donadoni e Serena, sui tiri dal dischetto, e così l’Italia scivolò alla finalina con l’Inghilterra. Aveva anche il talento di Franco Baresi e Maldini, Roberto Baggio e Schillaci. Che lo ricorda così: “Per me è un giorno tristissimo. È morta una persona che mi ha regalato notorietà, gli devo l’80% della mia popolarità: mi ha dato la Nazionale e fatto diventare Schillaci. Contro l’Austria, nella prima partita dei Mondiali, non riuscivamo a sbloccare il risultato, mi chiamò e disse: “Entra e fai gol, Totò”. Amava i siciliani, era un grande esperto di vino. Ricordo con affetto anche il suo vice Brighenti, un gran signore”.
Giuseppe Giannini: “Sono molto addolorato. È una notizia che mai avrei voluto ricevere. Quella Nazionale aveva spirito, trasformò diversi talenti in gruppo. Non mi ha mai chiamato per nome, né per cognome: mi chiamava semplicemente il Principe e per me era un attestato di stima”.
Roberto Mancini twitta: “Grazie per tutto quello che ci hai dato, Mister Vicini, sei stato un protagonista del calcio italiano, hai fatto sognare gli italiani! Un abbraccio ai familiari in questo momento di dolore!”.
Walter Zenga: “Da lassù continuerai a seguirci, a guidarci e a darci quegli insegnamenti che solo tu sapevi infonderci”. “Ha cresciuto uomini che, da quella squadra, adesso sono tutti impegnati in qualcosa di importante: questo lo dobbiamo a lui. Mi ha dato tantissimo, gli ero affezionato”.
Giovanni Malagò: “Vicini era un gentiluomo, in campo e fuori: ha lasciato in tutti gli amanti del calcio un ricordo indelebile legato ai Mondiali ’90 e a una Nazionale ricca di talenti cresciuti nella famiglia azzurra. Era un uomo d’altri tempi. Oltre a capacità da tecnico, aveva uno stile. La sua morte è una notizia triste, spesso si vedono allenatori che sono molto bravi ma che, ogni tanto, eccedono in certi comportamenti, mentre il loro esempio deve essere fondamentale. Su questo è stato un gigante”.
Il tweet di Carlo Ancelotti: “Un grande maestro di sport e di vita. Sono addolorato per la perdita del mio CT della Nazionale”.
Andrea Carnevale era stato polemico con Vicini per la sostituzione con Totò Schillaci, al debutto mondiale nel ‘90 con l’Austria, lo definisce “un galantuomo”: “Una persona per bene. Sapeva fare gruppo, aveva i modi giusti per comunicare con i giocatori. Una grande persona”.
Azeglio Vicini era da tempo era malato. Una delle ultime uscite pubbliche è stata a marzo di un anno fa, a palazzo Loggia di Brescia presentò il suo libro “Azeglio Vicini. Una vita in azzurro” scritto con il figlio Gianluca e la moglie Ines.
“Ho raggiunto un bel traguardo” – disse invece, per i suoi 80 anni – “sono soddisfatto della mia vita, ho avuto momenti felici e altri meno, ho ricoperto incarichi importanti, comunque sia mi sono proprio divertito”.
Sulla finale mancata con la Germania aveva questo pensiero: “Avremmo meritato di vincerlo, siamo stati sfortunati. Non perdemmo mai sul campo, sei vittorie e un pari, eppure arrivammo terzi, l’Argentina fu sconfitta due volte e andò in finale, vinta dalla Germania. Però in quelle notti conquistammo gli italiani, il loro affetto fu travolgente”.
Restò CT per 5 anni e 5 giorni, dall’8 ottobre 1986 (esordio a Bologna: Italia-Grecia 2-0, doppietta di Bergomi): 54 partite, 32 vittorie, 15 pareggi e 7 sconfitte (76 gol fatti e 24 subiti).
Con gli azzurrini debutta il 16 aprile dell’89 a Udine, 1-0 sulla Romania): 85 gare, 46 vittorie, 19 pareggi e 20 sconfitte.
Il ricordo dell’ultimo CT, Gian Piero Ventura: “Era un gentiluomo, in campo e fuori, un tecnico che ha lasciato in tutti gli amanti del calcio un ricordo indelebile legato ai Mondiali ‘90 e a una Nazionale ricca di talenti cresciuti nella famiglia azzurra”.
Paolo Rossi, allievo di Vicini nella Juniores e nell’Under 21: “Era un innamorato del calcio. Un vero maestro e una figura paterna. Mi allenò in azzurro dai miei 16 anni ai 20. Era un punto di riferimento, sempre prodigo di consigli, fu importante perché in quel momento stavo uscendo fuori. Giocavo ala e correvo, comunque facevo gol. Amava confrontarsi, allora non c’era la tecnologia, aveva i suoi osservatori e li mandava in giro sui campi. Era sempre informatissimo su come giocavi”.
Vicini è stato l’ultimo CT di un calcio tradizionale. “Fatto da libero, stopper e terzini. Ti spronava molto ma al tempo stesso era tranquillo. Una persona serena, che mi ha dato tanti consigli”.
Il ricordo di Arrigo Sacchi: “La scomparsa per me è un grande dispiacere, lui è stato un grande professionista, che ha dato la vita per migliorare gli altri”.
Roberto Donadoni, uno dei suoi allievi prediletti: “Sono dispiaciuto e addolorato: è venuta a mancare una persona che, al di là del punto di vista calcistico, aveva un certo carisma, una certa educazione e trasmetteva valori importanti ai giocatori. Dal punto di vista professionale è un personaggio e un allenatore che ha rappresentato molto per me. Ai Mondiali di Italia ‘90, non riuscimmo ad arrivare alla finale per un nonnulla. Non aver centrato l’obiettivo di vincere, soprattutto in Italia, è dispiaciuto a me, ai compagni di squadra di allora, così come ad Azeglio Vicini, ma la vita è fatta di queste cose. Quella Nazionale lasciò comunque il segno e lo spirito all’interno del gruppo credo sia stato molto merito suo”.
Persino la federazione di San Marino lo ricorda. “Con grande affetto e profonda commozione. Più di una volta ha collaborato con la federcalcio sammarinese: il primo contatto è datato 14 settembre 1998 quando incontrò gli allenatori biancoazzurri, coinvolgendoli in un’appassionata e coinvolgente discussione che ha spaziato su ogni aspetto che potesse interessare un allenatore”.
Maradona su instagram: “Azeglio Vicini è stato una grande persona e un grande tecnico, che in Italia e nel mondo già è difficile incontrare. Lo ricordo con grande affetto e rispetto… Che riposi in pace”.
Franco Baresi: “Aveva la grande dote di darci tranquillità. Dopo la semifinale di Italia ’90 fu il primo a rincuorarci e a ringraziarci per quanto avevamo fatto”.
Ai funerali c’erano l’ex Presidente federale Giancarlo Abete e il Presidente dell’Associazione Allenatori Renzo Ulivieri. E poi Paolo Maldini, Franco Baresi, il presidente dell’AIC Damiano Tommasi, Giuseppe Giannini, Riccardo Ferri, Aldo Serena, che lo ebbero come maestro.
Il ricordo di Beppe Bergomi: “All’esordio in Nazionale con Vicini ho segnato due gol. È il ricordo che mi legherà per sempre a lui, uomo d’altri tempi”.
Stefano Tacconi: “Ha avuto il grande merito di avere creato un grande gruppo”.
Venerdì 2 febbraio Vicini è stato tumulato a Cesenatico. Accolto dal gonfalone dei garibaldini, sezione Valzania di Cesena, dallo stendardo del Cesena dove aveva giocato e allenato e da quello del Panathlon di Cesena, di cui era presidente onorario. Presenti i dirigenti del Cesena, con il dt Rino Foschi, il dg Gabriele Valentini e altri collaboratori. Tanti gli ex bianconeri intervenuti, a partire da Ruggiero Rizzitelli e Lorenzo Minotti. E poi Salvatore Bagni, il mediano della sua nazionale a Euro ‘88.
Vanni Zagnoli
Da “Assocalciatori.it”