Assocalciatori.it. Il pallone racconta: Piermario Morosini. Tre anni fa il cuore si è fermato, il Vicenza gli ha dedicato il centro sportivo di Isola e un torneo giovanile

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Piermario Morosini

Un vuoto che non si colmerà mai. Il 14 aprile di tre anni fa si è spento Piermario Morosini, una crisi cardiaca causata da una rara malattia ereditaria. Si è accasciato durante Pescara-Livorno, indossava la maglia dei toscani, è morto subito dopo essere stato trasportato in ospedale.
Era un sabato come tanti, alla mezzora del primo tempo di una normalissima partita di calcio, il “Moro” arresta la sua corsa, a soli 25 anni.
Ha vestito la maglia del Vicenza tra il 2007 e il 2009 e poi nel 2011, per un totale di 91 presenze e un gol. In terra berica (e in tutte le piazze in cui ha militato) si è sempre fatto apprezzare perchè, al di là delle sue doti tecniche, era davvero una persona speciale; umile, disponibile e sorridente, a dispetto delle tante e dolorose prove a cui la vita lo aveva sottoposto. Il Vicenza ha ritirato la maglia numero 25 che indossava e gli ha intitolato il centro tecnico di Isola: “Qui aveva mosso i primi passi da professionista”, sottolinea il presidente biancorosso Tiziano Cunico.

Martedì sera è stato ricordato da una cena di tifosi con tutti i giocatori del Vicenza, i dirigenti, il tecnico Pasquale Marino e il suo staff. Lunedì gli è stato dedicato un torneo giovanile, con Vicenza, Chievo, Udinese, Roma, Juventus e Atalanta, giunto alla terza edizione.
Qualche mese dopo nasce l’associazione Piermario Morosini per volontà e disponibilità di un gruppo di persone, perché“nessuno muore se continua a vivere nel cuore di chi resta”.
L’associazione da sempre è impegnata nella ricerca medica grazie al forte legame con la fondazione de “La Città della Speranza”, diffonde nello sport, nelle scuole e nel sociale l’importanza di prevenire la morte generata dall’arresto cardiaco.
Conta oltre 400 soci, è attiva con alcune iniziative legate ai giovani e al sociale con lo scopo principale di diffondere i valori fondamentali per la crescita dei ragazzi nella vita di ogni giorno.
Nel gennaio 2014 ha battezzato il progetto “un assist alla vita”, percorso di sensibilizzazione alla rianimazione cardio polmonare nei comuni della provincia veneta e tra le associazioni sportive, per la diffusione del defibrillatore come strumento salvavita.

La vita di Morosini era stata costellata da una incredibile serie di lutti, diventò adulto quando aveva sedici anni. In rapida successione perse entrambi i genitori, eppure questo tosto bergamasco riuscì a reagire grazie a un carattere fortissimo dentro un’anima nobile. Si diplomò ragioniere, per assicurarsi il futuro una volta appese le scarpe al chiodo. Ma la vita lo mise di nuovo alla prova: un fratello morì in circostanze tragiche, la sorella è gravemente ammalata, ricoverata in una casa di cura. Ma Piermario tiene duro. L’amore per la sua ragazza, di Udine. Poi la tragedia. L’ultima, che chiude una vita troppo breve.

Era nato il 5 luglio 1986, aveva mosso i primi passi da calciatore nel fertile settore giovanile dell’Atalanta. Centrocampista duttile, sapeva interdire, ma pure impostare grazie a un’ottima tecnica di base che non è passata inosservata ai tecnici azzurri, che lo hanno convocato nell’under 17, nel 2001. In under 21 vantava 18 presenze, nel 2005 l’Udinese ne acquista la comproprietà. Debutta in serie A il 23 ottobre di 10 anni fa, contro l’Inter e pure in coppa Uefa.

Avrebbe potuto tornare in serie A, e come titolare, nel Livorno. Era ben voluto da molti, non a caso Gianluigi Buffon gli ha dedicato la vittoria in Champions league sul Monaco.

Vanni Zagnoli

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