Assocalciatori.it. Il pallone racconta: il ritorno del Como in serie B dopo 11 anni. Maurizio Ganz, bomber degli anni ’90: “I 18 gol di mio figlio Simone e la magia in riva al Lario”.

Simone Ganz riverbera la storia unica del Como.

simone ganz
Simone Ganz

Il figlio di Maurizio, bomber degli anni ’90, ha riportato la squadra lariana in serie B dopo 11 anni con 18 gol. Lo racconta il padre, allenatore dell’Ascona, in Svizzera: “Chissà se eguaglierà le mie 170 reti…”.

Da qui sono diventati campioni del mondo Tardelli, Paolo Rossi e Vierchowod, mentre Zambrotta è passato dal mondiale al ruolo di presidente onorario.

 

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C’è il marchio di un Ganz, nella serie B del Como, ritrovata dopo 11 anni. E’ l’attaccante Simone, figlio di Maurizio, bomber ex Inter e Milan, oggi 47enne.

“Per due anni e mezzo – racconta l’ex attaccante nato a Tolmezzo, in Friuli -, ho abitato a Cernobbio, proprio nel Comasco, quando ero all’Inter. Ora siamo a Milano. Io alleno l’Ascona, in Svizzera. Sono nell’equivalente della nostra serie B e lavoro per Fiorentina international”.

Esiste un contratto decennale del club elvetico con il settore giovanile viola.

“Una volta al mese, due allenatori da Firenze partono per formare i tecnici dell’Ascona, per portare la metodologia di lavoro vigente a Coverciano”.

Ma ci presenta questo Como?

“Volentieri. Gianluca Zambrotta è il presidente onorario, mentre Pietro Porro è il proprietario”.

E in rosa?

“Il leader è Cassetti, l’ex romanista arrivato dal Watford, a gennaio. Ha fatto la differenza, come centrale, nella difesa a 5, dopo una carriera in fascia. In avanti c’è il bomber Le Noci, per la Lega Pro è una garanzia, al pari di De Sousa. Altri elementi noti sono Edoardo Defendi, ex Brescia, Ivan Castiglia, artefice di una grande stagione, come mezz’ala destra”.

Ci sono molti elementi di un certo nome.

“Giosa, con me a Modena, da ragazzino, mentre io ero a fine corsa. L’attaccante Scapuzzi, ex Manchester City, ha vissuto un anno sfortunato, costellato da infortuni, però le sue qualità sono evidenti. Ardito, classe ’77, è stato capitano a lungo e poi fuori per 3 mesi: fra l’altro era già stato a Como in avvio di carriera. Inoltre ho allenato Mattia Fautario, il fratello di Simone, alla Mereroni Marchese, è un terzino sinistro che dà grande spinta. I tre leader di esperienza sono proprio Cassetti, Giosa e Ardito”.

Nella staff figura Simon Barjie, a lungo protagonista nella Pro Sesto, in Lega Pro, in questo millennio.

“E’ gambiano e fisicamente somiglia tantissimo a De Sousa”.

E poi naturalmente c’è suo figlio, Simone Andrea.

“Lui firma proprio così, io ho altri due nomi, Ernesto e Riccardo, che però non uso. E’ destro, io sono mancino”.

Ha altri figli?

“Una bimba di 13 anni, Elisa, ballerina. Mia moglie Monica è stilista”.

E’ lei il procuratore di Simone, come Nando Gentile nel basket, per i figli Alessandro (Milano) e Stefano (Cantù)?

“In parte. Era seguito da Alessandro D’Amico, ex giocatore di serie C e fratello minore di Andrea. A Como, peraltro, era arrivato tramite Oscar Damiani”.

In comune cos’avete?

“Il fiuto del gol. A mio avviso può arrivare in serie A, step by step. Si era fatto largo nella primavera del Milan, adesso ha fatto in Lega Pro, sono curioso di vedere il suo impatto in B”.

Sarà difficile che ripeta i suoi 170 gol…

“Già, avevo realizzato l’ultimo in serie C2, a Crema, con la Pro Vercelli”.

In Svizzera ha conosciuto Andrea Conti, primogenito di Bruno, responsabile del settore giovanile della Roma?

“So che è lì dal 2007, come giocatore e poi da allenatore, non è ancora capitata l’occasione. Soprattutto, sono curioso di vedere come impatterà

Zeman, un vero maestro di calcio: vince poco, ma come tanti che insegnano il calcio. Chi non lo insegna, magari vince. Potrei andare a vedere qualche sua partita, in fondo Ascona è a 50 chilometri da Locarno e a 70 dal confine, da Chiasso”.

Lei ha mai giocato con la maglia lariana?

“Solo contro, ma tante sfide, condite da gol. Debuttai in serie A contro il Como, entrai per gli ultimi 10’ con la Sampdoria, nell’85-’86. C’erano Dan Corneliusson in avanti, Gianfranco Matteoli in regia e Giovanni Guerrini in difesa”.

Simone resterà?

“Vorrebbe, nel mercato però non si sa mai. La scorsa stagione giocavo di sabato e allora andavo a vederlo, con la Lega Pro di domenica, ora non riuscirò più”.

Ha segnato 14 gol, più 4 nei playoff.

“E io conteggio anche il rigore decisivo segnato a Matera, nella sequenza in semifinale”.

Secondo lei quanto può valere, sul mercato?

“Mah, direi un milione, magari uno e mezzo”.

Maurizio Ganz, invece, che quotazione toccò?

“Otto miliardi, passando dall’Atalanta all’Inter, nel ’95-’96. Ma dopo una doppietta contro la Sampdoria, il presidente bergamasco Percassi disse che non mi avrebbe venduto neppure per 20 miliardi”.

E’ mai arrivato in nazionale?

“No, ottenni solo due convocazioni, andai in panchina con Arrigo Sacchi, nel ’94”.

E quell’esperienza con la Padania?

“Anni fa c’ero stato da allenatore e da giocatore, stavolta non ho accettato l’invito di esserne il tecnico. Gioco ancora ogni tanto, con le vecchie glorie del Milan, per beneficienza”.

LA MAGIA DI E DEL COMO. Nella città lariana, George Clooney ha la villa Oleandra, a Laglio, proprio sul lago, con la sua splendida Amal.

Allo stadio Giuseppe Sinigaglia è stata fatta un po’ di storia del calcio italiano: è dedicato all’ex podista, canottiere e discobolo sul monte San Michele, in Venezia Giulia, un secolo fa, durante la Prima guerra mondiale. Era un grande della storia cittadina, come Alessandro Volta, l’inventore della pila, nel 18° secolo.

La società nacque nel 1907, fra i primattori è da ricordare l’azzurro Riccardo Carapellese.

La peculiarità fu dopo la tragedia del grande Torino, a Superga, per 4 stagioni il Como non volle stranieri e il pubblico esponeva i cartelli “Italia contro Onu”. Era una scelta evidenziata anche dall’azzurro delle casacche. Il primo straniero fu l’austriaco Dieter Mirnegg, a inizio anni ’80, un terzino che si fece ricordare per il nome. Il centravanti svedese Dan Corneliusson era magrissimo, i fantasisti si chiamavano Josè Maria Dirceu, brasiliano poi morto in un incidente stradale, e il tedesco Hansi Muller.

Altre tragedie hanno toccato Luigi Meroni, comasco passato anche di qui, scomparso a 23 anni, in un incidente quando era a Torino, e Stefano Borgonovo, stroncato dalla Sla.

In 4 ex lariani hanno vinto il mondiale: Marco Tardelli (anche allenatore) e Paolo Rossi, qui in avvio di carriera, il “russo” Pietro Vierchowod e Zambrotta. Alla voce bandiere abbiamo i difensori Silvano

Fontolan, campione d’Italia con il Verona, e Piero Volpi, elegante libero e poi medico, anche dell’Inter. Hanno lasciato una tracia pure i centrocampisti Alessandro Scanziani e Giancarlo Centi e il centravanti Walter Nicoletti.

I presidenti più significativi sono stati Beretta e Gattei, assieme a Enrico Preziosi, artefice dell’ultimo salto dalla serie C alla A, salvo poi lasciar fallire la società.

Fra i ds spiccavano Sandro Vitali, Franco Janich, Giancarlo Beltrami (poi re del mercato all’Inter, negli anni ’70) e Nello Governato, ex centrocampista e giornalista.

Tra i tecnici, da Como sono diventati campioni d’Italia Eugenio Bersellini, all’Inter, Osvaldo Bagnoli (Verona) e Ottavio Bianchi (Napoli), ma vengono ricordati anche Pippo Marchioro, artefice del salto dalla serie C1 alla A, con salvezza, e Gianni Seghedoni, Giovanni Galeone, Eugenio Fascetti e Tarcisio Burgnich. Adesso tocca a Carlo Sabatini il compito di salvare il Como in B per rinverdire tutta quella magia. Anche grazie a Simone Ganz, sulle orme di papà Maurizio.

Vanni Zagnoli

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