Assocalciatori.it. Il pallone racconta: lo scudetto del Casale, unico titolo italiano di calcio finito in un paese, non capoluogo di provincia

 

 

casale1914scudetto

(v.zagn.) Devo un grazie particolare a Salvatore Occhiuto per avere ricercato su internet gli elementi per comporre questo pezzo, non un semplice amarcord.

http://www.assocalciatori.it/area-news/2015/il-pallone-racconta-lo-scudetto-del-casale/

 

Sono le settimane di celebrazione per l’unico titolo italiano di calcio finito in un paese, mai stato capoluogo di provincia. Arrivò a Casale Monferrato, centro di 34mila abitanti in provincia di Alessandria, e per celebrarlo la scorsa settimana si è mosso anche il ct Antonio Conte.

Quei campionati meno lunghi
I primi titoli venivano aggiudicati in una manciata di giornate, partecipava un ristretto novero di squadre, da quattro a sette. Nel 1904 e nel 1906 vennero introdotte rispettivamente la seconda e terza categoria. Nel secondo decennio si deliberò di vietare l’ingaggio di giocatori stranieri tra le proteste
dei club. Una decisione che causò l’organizzazione di due campionati separati, federale e italiano.
Dopo la guerra mondiale, nel 1921 furono istituite la Prima, la Seconda, la Terza, la Quarta
Divisione, anticamera della Divisione Nazionale del 1929, poi denominata Serie A. Quel periodo fu contrassegnato dai 7 scudetti della Pro Vercelli, dal 1908 al 1913, poi nel ’21 e nel ‘22. Comunque per vincere lo scudetto servirono 30 partite.

L’eccezione Casale
La vittoria della formazione piemontese nel 1914 rappresenta l’unico scudetto conquistato da una squadra di una città che non è capoluogo di provincia. Da notare che solo Verona e Vercelli si sono appuntate il titolo al petto senza essere espressione di capoluoghi di regione. Rischiò di eguagliare questo primato il Vicenza, nella stagione 1977-1978, rivaleggiando sino all’ultimo con la Juventus di Giovanni Trapattoni.
Non si considera invece il titolo dello Spezia, squadra dei vigili del fuoco (1944), ottenuto in un torneo che non viene ufficialmente riconosciuto.

L’epopea del Casale
L’associazione sportiva Casale Calcio venne fondata nel 1909, vengono chiamati nerostellati per la divisa di gioco interamente nera, con una stella bianca sul petto. Un secolo fa, costituiva il famoso quadrilatero piemontese, con Alessandria, Novara e Pro Vercelli. Oggi solo le bianche casacche sono in serie B, il Novara è stato in A solo 4 stagioni fa, dopo un’attesa di 55 anni, mentre l’Alessandria manca dal massimo campionato dal 1959-60 e ora è in Lega Pro.
La genesi del Casale scaturisce da un episodio suggestivo, dell’ottobre  1909. Il professor Raffaele Jaffe, docente all’istituto tecnico del  Monferrato passeggia per il ponte sul Po, incontra alcuni ragazzi che vanno nella vicina Caresana per una partita di calcio. Si aggrega a loro e scopre la magia del pallone, tanto che un mese più tardi convince il preside a formare una squadra.
La casacca nera è in contrapposizione al bianco della Pro Vercelli, mentre la stella vuol essere beneaugurante.
Dagli anni trenta, a parte una serie B nel 1947, il Casale ha sempre oscillato tra C1 e C2, sino alla caduta nei dilettanti, di cui ha vinto la coppa Italia del 1999. Nel 2013 è fallito, ora milita nel girone B dell’Eccellenza, si chiama Casale football club Asd.

La formazione campione d’Italia nel 1913-1914
Il torneo assegnava il titolo al vincitore del girone nazionale, composto dalle due squadre meglio classificate nei rispettivi gironi regionali e interregionali.
Il Casale conclude la sezione piemontese-ligure a 31 punti, assieme al Genoa, è primo per la differenza reti. Nel girone nazionale i nerostellati ancora: dapprima sui genoani, poi la finale con la Lazio, aveva prevalso nella finale centro-meridionale. L’andata è epica, finisce 7-1, nel ritorno altro trionfo, 0-2 all’Olimpico, contro la Lazio, nuovamente battuta.

In rosa c’erano i portieri Candido De Giovanni e Angelo Gallina, sui i difensori Busancano, Attilio Maggiani, Mario Scrivano; i centrocampisti erano Luigi Barbesino, Luigi Cavasonza II, Alessandro Ghena, Giuseppe Parodi, Oreste Rosa; gli attaccanti Giovanni Bertinotti, Secondo Caire, Ferraris I, Ferrino, Giovanni Gallina II, Angelo Mattea, Pietro Ravetti, Secondo Siviardo, Amedeo Varese.

La festa
Sono stati a Casale Monferrato il ct Antonio Conte, il team manager azzurro Lele Oriali e il ct delle donne Antonio Cabrini, oltre al presidente del Coni Giovanni Malagò e il numero 1 della Figc Carlo Tavecchio. Cinque i momenti pubblici organizzati, nelle scuole del paese, con interventi anche di Paolo Vanoli, allenatore dell’Italia under 18, gli assistenti di Conte, Mauro Sandreani e Angelo Alessio, e il dirigente delle nazionali giovanili Giancarlo Antognoni.
E la festa sportiva è stata allo stadio Natal Palli, con l’amichevole fra le under 18 di Italia e Turchia. Il sindaco Titti Palazzetti ringrazia il ministero della pubblica istruzione: “L’impresa di un secolo è stata frutto della caparbietà. Di recente, invece, il nostro territorio duramente è stato colpito dall’amianto, diventando esempio positivo di volontà di reagire”.

Vanni Zagnoli

 

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1 comment

Da tifoso nerostellato mi permetto di catalogare l’articolo tra i più superficiali mai letti…il Casale per vincere lo scudetto disputò 30 incontri, non proprio pochi.. E poi a Roma ( con la Lazio) vinse 2-0 dopo il 7-1 dell’andata… Barbesino si chiamava Luigi e non era l’allenatore bensì il perno del centrocampo ( Umberto Barbesino non è mai esistito); l’ultima B è datata 1947 e non 37/38…

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