Il pezzo uscito la scorsa estate, sul mensile dell’Aic
Vanni Zagnoli
La candidatura di Roma ai Giochi Olimpici estivi 2024 passa anche attraverso l’Africa.
Il continente nero risultò determinante per l’assegnazione a Pechino dei Giochi 2008, perchè la Cina investì ingenti somme di denaro destinate allo sviluppo dello sport nelle nazioni africane, per la costruzione degli impianti e la formazione del personale tecnico. L’Italia prova ad imitare questa strategia, con una pianificazione in sinergia fra il Comitato Roma 2024, il Coni, il governo e le istituzioni politiche e sportive. C’è un dato incontrovertibile, le Olimpiadi del 2024 si svolgeranno in Europa, considerando che le prossime due edizioni saranno extra vecchio continente, a Rio de Janeiro nel 2016 e a Tokyo nel 2020.
Si parte dal cuore dell’Africa, dunque, e così gli “Azzurri stars” hanno giocato una partita a Brazzaville, contro la pari selezione dei campioni del Congo. E’ la rappresentativa delle vecchie glorie del calcio italiano, capitanata da da Fabio Cannavaro, campione del mondo nel 2006, e Damiano Tommasi ne spiega la presenza: “Si tratta di un momento importante, per testimoniare la forza dello sport italiano”.
Il sostegno alla candidatura capitolina arriva dunque dal paese che ospiterà i Giochi Africani del 2015 e che per la prima volta si tennero proprio a Brazzaville, nel 1965.
L’iniziativa nel quadro del Made in Italy nel mondo è promossa da Coni e Figc, con la collaborazione del ministero degli affari esteri, del ministero dello sviluppo economico, dell’assocalciatori e naturalmente del Comitato Roma 2024.
E’ Paolo Berrettini l’allenatore del Congo, è un ternano dai baffi lunghi e vanta esperienze in serie D e C. Guida anche la selezione congolese che affronterà il torneo di calcio dei Giochi Africani. Nel nostro Paese viene ricordato per la vittoria alle Universiadi siciliane, nel 1997, con Massimo Oddo, poi campione del mondo, sulla fascia destra.
All’epoca vinsero gli azzurri, alla Favorita di Palermo, contro la Corea del Sud, e il trionfo è stato rinverdito un mese fa, sempre alle Universiadi, sempre contro i coreani, stavolta a casa loro, a Gwangju. Durante la rassegna universitaria, Berettini divenne celebre perchè è stato l’unico tecnico al mondo ad accettare interviste nel corso della partita e così dalla prima partita, a Caltanissetta, sino alla finale di Palermo, instaurò un rapporto speciale con Carlo Paris, allora bordocampista, oggi direttore di Raisport.
Le dirette tv vennero contrassegnate da disquisizioni tattiche e battute veraci, da aneddoti e metafore, un po’ come avvenne poi nel reality di Mediaset, con Ciccio Graziani in panchina e Ilaria D’Amico in conduzione. Una maniera per stemperare l’ambito strettamente agonistico e per coinvolgere i telespettatori in un contesto particolare.
Ora Berrettini viene da due anni in Senegal e nell’ex Congo Francese ha la missione di rilanciare il calcio partendo dalla base giovanile. Così la sua nazionale ha fermato i vecchi azzurri sul 3-3, arginando così le reti di Perrotta, Schillaci e Ravanelli. Sulla panchina dell’Italia c’era un altro veterano, Renzo Ulivieri, presidente dell’Aic, in campo anche un altro campione del mondo, Simone Barone.
Il trainer ternano a una teoria precisa, sul calcio giovanile. “Ha bisogno di selezionatori e non di allenatori. Occorre convocare i giocatori migliori e questo sovente non accade. Non esiste il problema degli stranieri, c’erano anche ai miei tempi”.
Berrettini non era convinto di Arrigo Sacchi come supervisore del settore giovanile:”O si crede in un progetto o non lo si abbraccia. Basta con presunti maestri o divulgatori del vero calcio”.
Lui è un appassionatissimo di calcio, giramondo per passione, sempre capace di ripartire.
A cura di Alessandro Mazzarino