ROMA – “Qualcuno corre troppo. Il lato oscuro del calcio”. Il libro scritto da Lamberto Gherpelli non è destinato a suscitare polemiche ma riflessioni, nella consapevolezza che forse è anche già troppo tardi. Un libro (con la prefazione lucida e consapevole di Damiano Tommasi, presidente dell’AIC) scritto per il calcio e non contro il calcio, per stimolare la presa di coscienza soprattutto di calciatori (i primi a
“Qualcuno corre troppo” affronta temi dai risvolti drammatici con approfondimento sulla Sla e sull’inchiesta della Procura di Torino, con la pubblicazione di uno studio italiano del 2000, commissionato dal pm Guariniello, che certifica percentuali di insorgenza di alcune patologie tra giocatori, ex e in attività. Leucemia e cancro al fegato-pancreas le più comuni, oltre alla Sla. I decessi per leucemia linfoide sono stati 35 volte più numerosi rispetto al resto della popolazione, 8 volte superiori per il tumore epatico, 24 volte il riferimento alla Sla (tra il 2004 e il 2008 51 casi su 30.000 calciatori). Gherpelli propone le testimonianze di Gabriella Beatrice e Adriana Petrini, vedove dei calciatori, e si propone di creare una consapevolezza, sia tra i giocatori che negli appassionati e tifosi, estendendo il richiamo ad un cambiamento culturale di approccio, anche nella vita di tutti i giorni, all’abuso di farmaci. Non c’è un approccio scandalistico, traspare l’intento primario di fare chiarezza, di rilettura di episodi poco o per nulla noti al grande pubblico. Ci sono nomi, squadre, campioni, eventi, situazioni di oltre cinquant’anni di calcio che meritano la curiosità e l’approfondimento del lettore e degli stessi calciatori, per varie ragioni, anche comprensibili, incapaci di sottrarsi a quelle che ormai sono diventate consuetudini. Dagli effetti devastanti, solo in futuro riscontrabili.