Enordest.it. Zizzagando. Tra chi non molla la sedia, chi fa bene allo sport e chi dice addio

(enordest.it)

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Vanni Zagnoli
Zizzagando, sì, ovvero procedere senza una logica di pensiero, ondeggiando qua e là, nelle scelte, nel nostro vannizagnoli.it show, il più possibile in video, lo sapete, non soltanto raccontando da soli, nella nostra camera, ovvero la redazione, ovvero l’home office, sentimenti e passioni, analisi e curiosità, sport e costume, giudizi e colore, vita e divagazioni.
Tre settimane, quasi, in questo collage di ricordi e studi, tra fine 2024 e inizio anno. Lo completeremo la prossima settimana.

La Premier è davvero stupefacente, basta dare un’cchiata a Sksport24, con la narrazione dei gol: Tottenham-Liverpool 3-6, la capolista è davvero impressionante.
Manchester United-Bournemouth 0-3 e ora il paese sulla costa sud sarebbe in Champions. Lo stadio Dean court contiene appena 11500 spettatori, pubblico da alta serie B, in Italia. Non sappiamo quanto durerà però è una gran favola, molto superiore a quella delle proprietà.

Il Genoa passa da americani al romeno Dan Suçu, già patron del Rapid Bucarest. Difficilmente permetterà la squadra più amata della Liguria di ritornare in Europa, un terzo di secolo dopo.

L’esonero di Alessandro Nesta dal Monza. Sapete come la pensiamo, semplicemente non aveva dimostrato abbastanza per allenare una squadra che per due stagioni, al debutto in serie A, si è quasi battuta per la Conference league. Non merita questa chance Salvatore Bocchetti, al Verona subentrò e salvò, in serie A, a noi piaceva pensare che i meriti fossero di Marco Zaffaroni, invece un bene informato ci ha spiegato che incideva quasi esclusivamente l’ex difensore centrale del Genoa, portato in Sudafrica 2010 da Marcello Lippi, a sorpresa.
Roberto Venturato, Elio Gustinetti – 69 anni, quasi ritirato -, persino Fulvio Pea hanno dimostrato più di Nesta, di Andrea Pirlo, di Daniele de Rossi, chiamati in serie B o A semplicemente per il cognome che portano o per la gratitudine di dirigenti da cui si sono fatti ben volere. Nesta è un’ottima persona, ma a 48 anni può valere persino un’alta serie B, non una media serie A, al punto che è ultimo. Il Monza, peraltro, paga soprattutto la cessione di Colpani, alla Fiorentina, era il suo fuoriclasse.

I dirigenti infiniti. Giovanni Malagò vuole il 4° mandato, lo sport italiano però esiste anche senza di lui, anche l’olimpiade di Milano e Cortina 2026. Gabriele Gravina si ricandida alla figc a 71 anni, Franco Carraro ha una poltroncina fra i paralimpici di calcio. La galleria con età, percorso professionale e longevità degli altri dirigenti nazionali che, anagraficamente, dovrebbero essere in pensione.

Basket, Trapani è 3^ in serie A, da neopromossa, con un budget da sogni Eurolega. Non va altrettanto bene al calcio, sempre di Valerio Antonini, il patron dei due sport più amati, oggetto di daspo, a Bologna.
Passiamo alla società.
Reggio Emilia aveva e forse ha ancora i migliori asili al mondo, il Diana venne considerato tale da Newsweek, il settimanale americano. E’ in centro, nella nostra città e accanto al centro Loris Malaguzzi, dedicato proprio al re degli insegnanti delle scuole materne e degli asili, ha sede Reggio Children. Presidente è Francesco Profumo, 71 anni, da Savona. Come il comico Enrico Balbotin: “Io parlo savonese”.
La sua storia.

Altri momenti della presentazione, senza domande, curiosamente. Stella Bonfrisco di Carlino Reggio rinuncia a porle, noi alziamo la mano e tal Bertolini, direttore di Reggio Children, finge di non vederla. E’ importante impedirci di rivolgerle pubblicamente, pubblicamente ci devono solo essere celebrazioni, autocelebrazioni, ringraziamenti, emozioni. In particolare di Carla Rinaldi, presidentessa onoraria.
https://youtu.be/P6iS_W-stE8
https://youtu.be/smNIp_sj9wM
https://youtu.be/zTkF91wNKYY
https://youtu.be/KsbzMgsicfQ
https://youtu.be/HtEPcoXFRL8
https://youtu.be/qhceFdeFrys

Sassuolo, il videoracconto del distretto delle ceramiche: “I trend. Giorgio Squinzi e la politica, i figli non lo fanno rimpiangere. Civita Castellana polo per i sanitari”.
Domanda anche da una giornalista italiana per stampa estera.
Avremmo domandato anche quanto ha perso il distretto con la retrocessione in serie B del Sassuolo, come sarà quel mondo nel 2050.
Non ci è stato risposto se il settore non vada stretto agli imprenditori più grandi, la ceramica dà soldi ma non quella visibilità per la quale vivono tanti italiani, oggi.
“Per rilanciare le ceramiche, occorrerebbe mettere l’obbligo del bidet in tutta Europa”. Avevamo chiesto che decennio è questo e la classifica dei decenni nella storia del distretto delle ceramiche. In effetti, solo in Italia ci sono i bidet e quasi nessuna toilette pubblica o di attività ne è provvisto.

https://youtu.be/M8DwkShaSLY
https://youtu.be/OYJfgeQvgyo
https://youtu.be/IEJxKwpI7Js

Torniamo al basket, ma per la politica.
Non avevo grandi dubbi che Giovanni Petrucci sarebbe stato confermato alla guida della federazione di pallacanestro. E’ il 6° mandato, 4* di fila, nel 2028 avrà 83 anni. Ma perchè non si candida fin d’ora per la presidenza della Repubblica?
Franco Carraro, classe 1939, sino al 2018, dunque ai 79 anni, era parlamentare, è un peccato che non sia rimasto con Forza Italia, comunque adesso ha una carica paralimpica abbastanza onorifica.
Speravo che Petrucci restasse come presidente onorario, in quel ruolo stava benissimo, invece no, si è preso il 70% dei voti.

Non conosco Guido Valori, neanche peraltro ha avvicinato il sorpasso, ha fatto persino molto peggio del centro destra in Emilia Romagna, -40% contro il -17% di Elena Ugolini, la candidata comunque strabattuta da Michele de Pascale, di Ravenna, per la presidenza.
Con un presidente normale, non sarebbe stato esonerato Romeo Sacchetti, fra i rari ad averci qualificato alle olimpiadi, da 40 anni a questa parte. Ce l’hanno fatta solo Gamba per due volte, negli anni ’80, Tanjevic a fine millennio e poi Carlo Recalcati. E, appunto, Meo.
Ma poi chi ha scelto, come ct? Un comico, un giullare, uno che festeggiò una coppa europea, la terza, come importanza, a Sassari, offrendo ai giocatori la sua carta di credito per andare a donne, non per fare regali alle proprie. No, proprio di quelle donne. Uno che in carriera si faceva compatire in campo, contro allenatore come Repesa, e anche dopo, facendosi espellere con sceneggiate. Uno che neanche ha avvicinato la qualificazione a Parigi, siamo usciti nettamente in semifinale, con Porto Rico, Porto Rico. E là Petrucci a difendere Pozzecco. Li avevo notati 2-3 anni fa a Trento, al festival della Gazzetta dello sport, a braccetto.
https://youtu.be/Ha2oofbT8pw

A me non interessa che i bambini abbiano piacere di giocare con ottimo ex playmaker, a me interessa vedere sulla panchina azzurra il migliore o uno dei migliori, Walter de Raffaele, Ramondino, soprattutto Trinchieri, magari Scariolo, e che faccia giocare i migliori, a partire da Amedeo della Valle. Senza se e senza ma.
E poi un ct normale, non che spieghi la tentazione di buttarsi dal 46° piano dell’hotel, nelle Filippine, dopo la prima sconfitta ai mondiali.
https://youtu.be/WSGuceLn-RA
https://youtu.be/NA_lALFdl0s
https://youtu.be/fH3mhv3cR0I

Desidero un presidente federale che spiega alla Fiba la necessità di portare in Eurolega i team campioni di ciascun Paese, magari anche la finalista, l’importante è che ci sia solo il merito sportivo, perchè l’impianto mi fa sorridere. La capienza, le luci, la sicurezza, basta. Non chiedo tanto, chiedo che in Eurolega non vada Milano, tantopiù se si ferma ai quarti di finale oppure in semifinale. Idem, la Virtus Bologna. Se Brescia raggiungesse la prima finale scudetto della storia, dovrebbe giocarfe l’Eurolega, senza se e senza ma.
Ci sono mille modi per diffondere la cultura del basket, il primo sono i musei societari, cittadini, i racconti a teatro di grandi e piccoli personaggi, di grandi e piccoli club, di tutti escluso Dino Meneghin, che ho assaporato a Reggio Emilia. Non esistono solo i migliori, i personaggi, anche storie di secondo, terzo piano possono essere carine. Abbassare i prezzi, eliminare i balordi dalle curve – tal Alessandro Ferri mi ha picchiato davanti ai carabinieri, per Reggiana-Brescia, aprile 2023 -, limitare gli stranieri e i passaportati e gli allenatori da fuori. Impedire il più possibile gli esoneri per permettere ai club di crescere.
Creare, almeno ipotizzare, polisportive, modello Lazio e poco altro. Andare in sinergia con calcio e volley, con F1 e motogp, se si riesce, con le città e le province, le regioni e le scuole.
Portare l’Eurolega dove non c’è mai stato grande basket, dunque a Parma e a Modena, non certo a Reggio Emilia, per esempio. In Sardegna, in Sicilia, in Basilicata, in val d’Aosta, in Molise.
Omaggiare le grandi famiglie del basket, non solo gli atleti più popolari.

Di nuovo calcio, con il racconto della curva del Palermo. “Le rivalità e i campioni di ogni tempo. I voti ai presidenti. Quanto si spende per le trasferte al nord”.

https://youtu.be/lWaVoPJf7sQ
https://youtu.be/GvJhtl9Fk7c
https://youtu.be/JjSCAJKCs7o

Poi siamo tornati a Modena, al termine del successo dei gialli sul Pisa, per raccontare il magico mondo nerazzurro. Non è stato facile, tra freddo, delusione e voglia di andare a cena. E’ mancato il top 11 di ogni tempo.

https://youtu.be/NLy9cnGx6sc
https://youtu.be/KpBTnrBOKmU
https://youtu.be/cEC3mkWlX9Y

Una delle grandi delusioni sono anche e soprattutto i giornalisti. Un conto è che chi deve inviare articoli per cartacei ma ascoltare regolarmente il “dobbiamo andare, scusa”. Devono andare dove, perchè? Si tratta di fermarsi 10′ e non 5′ o 5 minuti e non zero.
Peccato, sempre. Comunque siamo riusciti a raccontare la storia di Punto radio, già ufficiale del Pisa calcio, ci è mancata radio Bruno Toscana, di Maurizio Bolognesi, e saremmo andati oltre, con la storia delle redazioni pisane de La Nazione e Il Tirreno.
Pisa ha 89mila abitanti e non i 64mila che ci hanno detto ieri due tifosi, se uno non è certo basta dire non lo so, diventano 416 con la provincia, non pochi.
Facciamo questo controllo anche su Palermo, ora. 635mila persone nel comune capoluogo della Sicilia, un milione e 243mila se consideriamo la provincia, numeri davvero molto importanti e meritevoli di attenzione.

Il nostro punto di vista sul volley femminile.
Daniele Santarelli è quasi imbattibile, con il successo nel mondiale per club in Cina, contro le asiatiche di casa, raggiunge i 23 trofei a Conegliano, più 4 conquistati con nazionali. Va ospitato nelle redazioni: “Sono milanista – ci aveva rivelato -, ammiro molto Carlo Ancelotti”. Ha 43 anni, stupisce per l’incredibile percentuale di successi, in finali e non solo. Sta superando il modenese Giovanni Guidetti, il tecnico femminile migliore del millennio.

Il mondiale per club è l’ennesimo trofeo di Conegliano, il club italiano più titolato al mondo, dietro soltanto al Milan, che vanta 6 Champions e 3 mondiali per club.
In bacheca le trevigiane vantano 2 Champions e 3 mondiali per club. Nessuna società del nostro sport ha vinto tanto a livello assoluto, fra le donne. Dietro il Milan c’è l’Inter, con 3 Champions e coppe intercontinentali. Non si fa nella pallanuoto, sennò la Pro Recco chissà quante Intercontinentali avrebbe vinto.
Imoco Prosecco, dunque, batte le cinesi in 3 set, recuperando il primo, dominando il set, controllando il terzo. Mvp è Isabella Haak, svedese, opposto più continuo di Paola Egonu, nei palloni chiavi. L’Italia ha perso una marea di trofei, di partite, con la nazionale, grazie alle sparacchiate fuori, nei momenti topici, di Egonu. Conegliano l’ha ceduta 3 stagioni fa, non è pentita. Milano con Egonu e Myriam Sylla, altra perdente di successo, con la sua ricezione traballantissima, nei quarti e quinti set di sofferenza, è solo terza, è stata spazzata via dall’unica gara complicata del girone, dalle cinesi. Ha perso 3-0 la semifinale con le gialle, per ora ingiocabili, le distanze sono aumentate, con Alessia Orro, palleggiatrice brava quanto modesta, e incassa una semplice medaglia di bronzo, nonostante Stefano Lavarini, fra i migliori allenatori al mondo, con la Corea del sud e ora con la Polonia.
Fra le 7 premiate anche Sarah Fahr, centrale, la banda Zhu, cinese, ex Scandicci, e la regista polacca Joanna, Asia Wolosz. E’ stata festa grande per i tifosi veneti, in Asia.

Chiudiamo con tre lutti di queste settimane.

Le 21 e passa non sono tempo per comunicati stampa, su whatsapp, per segnalazioni chiave. Arriva da Matteo Bocchia, lo spezzino campione del mondo, come ufficio stampa, con l’Italia femminile. Addio a Daniele Bagnoli. No, aveva solo 71 anni, è stato forse il più grande allenatore italiano di ogni tempo, 8 scudetti, di cui 6 a Treviso, una marea di trofei, avrebbe meritato di guidare l’Italia, non solo la Russia in un biennio grigio, dal 2009 al 2011.
Daniele era di Mantova, iniziò proprio nella città virgiliana, conquistando i primi successi, in panchina. Aveva 40 anni quando portò Reggio Emilia in serie A1, meritando la chiamata della Panini Modena, subito. La cavalcata era già iniziata. Basso profilo, gioco razionale, anche spettacolare, continuità.
Non sbagliava praticamente mai, vinceva con regolarità ogni trofeo possibile in Italia e molti anche in Europa. Una parentesi a Roma interlocutoria, 14 trofei dal 2001 al 2007 a Treviso, 3 nel biennio alla Dinamo Mosca. Nel 2011, a 58 anni, cominciava la parola discendente, il ritorno a Modena, la Turchia e l’Iran, il Qatar e la Tunisia, un anno con la Germania e poi Latina, la Russia ancora e la chiusura a Vibo Valentia, nel 2019.
Solo una volta, in Italia, venne premiato come miglior allenatore, sembrava quasi che ogni suo successo, sul parquet, fosse scontato.
Daniele meritava altre celebrazioni, era uno schivo, misurato. Ricordo quando vinse lo scudetto a Modena, era quasi in sedia a rotelle per i postumi di un incidente stradale. Tentavo di raccontare per Avvenire, non fu facile, fra carattere e situazione particolare.
Ebbe a lungo come vice Roberto Piazza, ct dell’Olanda e tecnico a Milano, altro misurato. Bagnoli è stato con ogni probabilità il più grande sportivo nella storia di Mantova, più ancora di Andrea Anastasi, pur non essendo stato giocatore di livello. Gli va intitolato al più presto un palasport, un museo, una galleria. E’ fra i tanti che avremmo voluto raccontare per ore, con il suo meraviglioso giro del mondo, con la pallavolo sullo sfondo.

Nel ciclismo, l’addio al principe dei ds, Gianni Savio, celebrato da Adriano de Zan. Aveva 76 anni, era stato ct del Venezuela e anche della Colombia. Era spesso in tv a fine anni ’90 accanto al re dei telecronisti, era la prima alternativa a Vittorio Adorni, altro scomparso, interlocutore privilegiato del padre di Davide, pure giornalista. L’avevamo conosciuto al mondiale di Imola, durante il covid, è fra i tanti che avremmo voluto raccontare per ore, dall’inizio, in una bella carriera, da torinese, con i baffi, capelli bianchi, elegantissimo, gentillimo.

Oggi è facile ricordare qualcuno, con wikipedia non sfugge niente. L’ho consultato anch’io, sempre, e anzi mi sono sempre focalizzato sulle avventure più marginali.
La carriera di Aldo Agroppi viene ricordata da me vagamente, da allenatore. ancor più da giocatore. “I calzettoni alla cacaiola”, era una delle sue espressioni preferite, in tv. Ovvero alla Omar Sivori. Era un bel mediano, nel Torino, vinse due coppe Italia, si affacciò anche in nazionale, con 5 presenze.
E’ stato un calciatore da 6,5 e allenatore forse idem. Da opinionista 7,5. Intendiamoci, poteva anche avere ragione, il punto è che da pulpito arrivavano quelle parole. Vittorio Cecchi Gori gli affidò una Fiorentina salvabile, da subentrato, non controllo, appositamente, ma spero di ricordare bene, a Gigi Radice, e Aldo fece malissimo, talmente male da non essere più credibile, come sparatore sui calciatori, su tanto.
I viola retrocedettero, chiuse la stagione la bandiera Luciano Chiarugi, mitico ex mancino, e poi risalirono con Claudio Ranieri.
Agroppi fu per anni l’opinionista principe de La Domenica Sportiva, scatenato, soprattutto contro Antonio Matarrese, che Vittorio Cecchi Gori avrebbe chiamato Maccanese, dizione non sfuggita a La Gialappa’s band.
Agroppi attaccava, piaceva, incendiava, divideva e Matarrese ribolliva, non gli rispondeva, nella forse unica occasione in cui si presentò. Fu una bella scelta, della Rai, un po’ come il Daniele Adani di oggi, che per 3 anni, complessivamente, partendo da Skysport, si è scagliato contro Massimiliano Allegri e il suo non gioco, alla Juventus. Agroppi era acceso antijuventino, come chi scrive, peraltro nato bianconero, grazie a papà Vasco, sino al 1986, allo scudetto perso dalla Roma di Sven Goran Eriksson.
Agroppi criticava, sempre e comunque, amava la provocazione, faceva discutere, come usava a Il processo del lunedì, di Aldo Biscardi, ma faceva specie che parlasse così su Rai1. A fine carriera, da opinionista, si dedicò a radio Sportiva, toscana come lui, fra l’altro, e l’unica volta che lo contattammo declinò.
Di Agroppi ricordo un bel Perugia, con Gozzoli, bel mediano, in serie B.
Adesso leggo l’enciclodia su google, era di Piombino, provincia di Livorno, dove il quotidiano Il Tirreno ha persino una redazione ad hoc. E’ bello ricordare Agroppi alla Ternana, lontana dall’unica serie A, vissuta grazie a Corrado Viciani e al suo gioco corto, ma soprattutto al Potenza. Che meraviglia, la Basilicata, in serie B, ma ci pensate? Era il 1966-67 e 2 anni prima ci arrivò anche Roberto Boninsegna, poi vicecampione mondiale, nel ’70, in Messico.
Portò in serie A il Pisa, da allenatore, con Romeo Anconetani presidente, a fine ’83 si dimise dal Padova per una forma di depressione. Agroppi toccò l’apice in panchina qualificando la Fiorentina in coppa Uefa, non restò perchè detestato dagli ultras, per avere accantonato Giancarlo Antognoni, a soli 32 anni.
Dispiace che Aldo avesse smesso a 33 anni, sul campo, al Perugia, e a 49 in panchina, dopo quella ulteriore esperienza viola. Non c’è paragone fra le emozioni del campo, da calciatore o tecnico, e le opinioni fuori, a prescindere dal contesto. Agroppi fu, di fatto, l’ex calciatore e allenatore più puntuto, nei commenti, bersagliò anche Marcello Lippi. Fra i più coraggiosi ci fu anche Massimo Mauro, a Sky, ma non era stato trainer.
Al Perugia, in panchina, perse una sola partita in stagione, in serie B, record per la categoria. Non era diplomatico e alla lunga non è detto che sia un bene. Ha scritto due libri, mancherà a chi, come noi, ama l’onestà intellettuale e rifugge l’essere lacchè, come disse Gianni Melidoni, già capo dello sport de Il Messaggero, di Roma, a Gianni Minà, il re delle interviste per la Rai. Espressione usata a Il processo del lunedì.
Dicevamo del suo bersagliare i potenti, come il presidente federale Antonio Matarrese, sopra trovate l’audio, con anche la sua immagine, nel no grazie nel ricordare chi non c’è più. Non la fa per nessuno scomparso, forse ha detto di no ad altri giornalisti, in generale, però dispiace. Di fronte alla morte, non ci sono motivazioni che tengano.

La prima stesura dell’articolo pubblicato su “Enordest.it”

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