Enordest.it. Jasmine principessa di Wimbledon

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Vanni Zagnoli

E’ la settimana del tennis, per l’Italia, l’ennesima, con la finale per Jasmine Paolini, la semifinale di Lorenzo Musetti e il quarto di finale di Jannik Sinner.

Prima di entrare nel merito del racconto dei personaggi di Wimbledon evidenziamo un trend del mondo delle racchette, la percentuale di match caratterizzati da problemi fisici. Rinunce a presentarsi in campo, interruzioni per interventi medici, ritiri durante il match. E’ segno di uno sport che logora, con il livello che si è alzato, come media, e con gli italiani da 3 anni in imprevista crescita. Sinner si è arreso a Medvedev in 5 set, sul finire del 3° aveva capogiri ma già non stava bene alla vigilia. E pensare che negli anni ha sempre centellinato gli impegni. 

Ieri la finale femminile, con Jasmine Paolini. Che aveva superato gli ottavi grazie al ritiro di Madison Keys sul finire del terzo set.

E’ una ragazza normale, alta 1,63, anche tozza, come molte di origine africana. Il nonno materno è ghanese, l’altra metà della madre, Jacqueline, è polacca, di Lodz. Ha ricci ribelli, sempre legati, in campo, il sorriso tipico dei neri e anche di toscani, del padre. E’ esplosa a 28 anni, in maniera prepotente, solo quattro anni fa era 95^ al mondo, un anno orsono 30^, da domani numero 5. Prodigioso. 

L’ultima giocatrice a conquistare le due finali Slam a Parigi e Londra a distanza di un mese era stata Serena Williams nel 2016. E sapete come la pensiamo noi, al contrario dei più, due finali valgono più di un successo e, magari, di una eliminazione prematura.

Jasmine, dunque, è nata a Castelnuovo di Garfagnana e cresciuta a Bagni di Lucca. Ha ereditato la passione per il tennis dal padre Ugo e dallo zio Adriano, che l’ha introdotta al gioco sui campi in terra rossa del tc Mirafiume. Ha un fratello minore, William, che le fa un po’ da manager e quasi da intermediario nei confronti dei genitori. Papà Ugo gestiva un bar e dagli 8 ai 15 anni era spesso nel locale di famiglia. 

La sua infanzia è stata caratterizzata da frequenti viaggi in Polonia, dove ha imparato la lingua.

A 15 anni, si trasferì al college federale di Tirrenia, dove iniziò a ricevere una formazione più strutturata. A febbraio si è aggiudicata il Wta 1000 di Dubai, prima di lei solo Flavia Pennetta e Camila Giorgi, in questa categoria. Ancora superiori, naturalmente, l’Us open conquistato da Pennetta e il Roland Garros di Francesca Schiavone.

A gennaio Jasmine raggiunge gli ottavi in Australia, a maggio si piega in finale a Parigi da Iga Swiatek. 

Molto del merito è di Renzo Furlan, 54 anni, di Conegliano, 19° al mondo nel 1996, mentre l’anno precedente arrivò ai quarti a Parigi. Sino a poche settimane fa, Jasmine non aveva mai vinto una partita, è stato l’allenatore a farle credere nelle sue capacità. Anche in doppio sorprende, al Roland Garros è arrivata in finale con Sara Errani, classe 1987.

La stessa ravennate è alta appena 1,64. 

«Nel tennis ci sono anche giocatrici non alte che ottengono grandi successi – spiegava Paolini -. L’unica domanda che mi pongo è come servirei se fossi più alta, forse un po’ meglio e magari sarei meno agile». 

Lei corre e lavora con le ripetute, per migliorare la resistenza. Ama rilassarsi ascoltando Jovanotti e Ligabue. 

Sono giorni di festa a Bagni, piccolo paese della valle del Serchio. “Era una bimba che metteva allegria, molto dolce, alla quale era impossibile non voler bene”, dicono in zona.

Lei è molto legata a nonna Ivonne. Da piccola guardava fumetti e figurine, all’edicola del paese. I suoi primi maestri a Borgo a Mozzano furono Marco Picchi e Ivano Pieri, mentre al circolo di Forte dei Marmi migliorò sotto l’aspetto psicologico.

Lorenzo perde 6-4 7-6(2) 6-4 dal serbo che domenica, contro Alcaraz, punta a conquistare il 25° Slam e diventare il tennista con più Major nella storia.

E venerdì pomeriggio gli appassionati sono rimasti incollati a seguire su Sky la semifinale fra un altro toscano, Lorenzo Musetti, 22 anni, e Novak Djokovic, il mito. Finisce 3-0 per il serbo, 6-4, 7-6 (2) e 6-4, in due ore e 48. Musetti torna numero 15 del mondo, il suo miglior ranking, mentre Nole dal 2012 ha vinto ogni semifinale disputata a Wimbledon ed è alla finale numero 37 della carriera in un grande slam. Insegue il suo 25° slam, appunto, per staccare anche l’australiana Margaret Court, highlander dei multivincitori, siamo a 96 titoli major contro 92 della signora di 82 anni.

Oggi darà spettacolo contro Carlos Alcaraz, lo spagnolo vincitore un anno fa contro pronostico e ora favorito.

Musetti ha tanta classe, manca giusto di determinazione feroce nei momenti chiave, quella conservata da Djokovic, a 37 anni. Il break arriva sul 4-2, Musetti poi convince nel recupero ma sciupa tutto riperdendo il servizio. Nel secondo parziale Lorenzo breakka in apertura, ma di nuovo non tiene il vantaggio: Nole spinge in risposta e si porta sullo 0-40, controbreak e set che torna in equilibrio. Sul 6-5, Musetti rischia ancora, annulla una palla break e si guadagna il tie break. Djokovic va subito avanti 3-0 con un doppio minibreak, sul 4-2 Musetti cede ancora un minibreak e Nole chiude il tie break a 2. 

La statistica non viene in aiuto al nostro numero 2: Djokovic si è aggiudicato tutte e 64 le partite quando era avanti di due set e lo fa anche stavolta. Ottiene un break, resiste, sul 5-3 spreca tre matchpoint e va sotto 0-30 ma si riprende in tempo, come quasi sempre.

Musetti è comunque al punto più alto della carriera, sempre con il tecnico Simone Tartarini. Cinque anni fa si aggiudicò gli Australian Open Juniores, diventando il primo tennista italiano a vincere lo Slam under 18 di Melbourne. Nel 2021, a 19 anni, porta al quinto set agli ottavi proprio Djokovic, a Parigi, prima di ritirarsi. Sempre da quell’anno è fidanzato con Veronica Confalonieri e a marzo hanno visto la luce di Ludovico e anche il neo papà cambia i pannolini e si prende cura del piccolo. “Io temevo che la paternità fosse d’intralcio alla sua carriera – spiega Veronica -, che provasse nostalgia di casa quando era in giro per tornei. Invece ci fa dormire, è tranquillo”. 

Musetti ha come idoli Roger Federer, LeBron James nel basket e come gruppi musicali Led Zeppelin, AC/DC, U2 e Simple Minds. Tifa Juventus e magari, nel tempo, diventerà fiero rivale di Sinner. Adesso la programmazione è tutto, i grandi pensano a quanti punti potenziali sono in ballo in tutti i tornei, esclusi naturalmente i 4 slam, per raccogliere il massimo, anche sul piano economico, senza spremersi troppo e poi ritirarsi durante o prima di un match o di non iscriversi.

La prima stesura dell’articolo pubblicato su “Enordest.it”

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