di Vanni Zagnoli
Reggio Emilia – Sta diventando la Fiorentina dei pareggi, tre in sequenza, Europa league compresa, mentre sino a due domeniche fa aveva solo vinto (spesso) o perso.
Il primo quarto di gara è da scudetto, con Ilicic incontenibile e vicino al rigore procurato, su Acerbi, l’arbitro Massa non lo concede ma ci poteva stare.
Il gol arriva su cross dello sloveno, Giuseppe Rossi e Cannavaro mancano la deviazione, Borja Valero insacca solo vicino all’area piccola. Sempre Ilicic avvicina il raddoppio, lì gira la partita perchè poi c’è tanto Sassuolo. Il pareggio arriva al 42’, con Floccari, su angolo battuto corto e cross di Vrsaljko. “E’ la stanchezza – spiega Paulo Sousa – ad averci impedito di chiudere tempestivamente. Abbiamo subito 4 degli ultimi 5 gol su calcio piazzato, ma non c’è un problema difensivo: gli impegni ravvicinati levano lucidità, fanno arrivare magari in leggero ritardo, ma le posizioni restano giuste”.
Il secondo tempo è molto più neroverde, con solo un paio di occasioni per la Fiorentina, mentre il Sassuolo quasi sfonda, con 5 opportunità. Sansone però non crede su una palla buona e Defrel arriva male su un cross invitante, vicino alla porta. “In realtà – obietta Di Francesco -, siamo stati in difficoltà solo per un quarto d’ora. Capita di giocare dal basso e di sbagliare tanto. Poi siamo venuti fuori, con i terzini pronti a salire, senza paura. Contro una grande squadra ci vuole coraggio, in tutti i sensi”.
I trequartisti toscani nel secondo tempo si sono persi, assieme a Vecino, e anche Borja Valero è sceso di rendimento. “A mi piace Bernardeschi – obietta il tecnico di casa – e alla fine gli ho persino chiesto la maglia”.
La Fiorentina aveva cominciato alla grande, a Reggio aveva vinto nelle scorse stagioni, con gol di Pepito Rossi e un anno fa di Salah e Babacar. “Dalla mezz’ora – analizza Sousa – sono uscite la capacità e la freschezza dell’avversaria. Siamo tornati a spingere negli ultimi minuti. La buona interpretazione c’è stata, la stanchezza ci ha impedito di ragionare”.
Il capocannoniere Kalinic è entrato solo al 55’, senza incidere tanto. “E’ la squadra che dev’essere la madre e il padre di tutte le partite. Credo in Giuseppe Rossi, dobbiamo aiutarlo a ritrovare i suoi colpi, di talento. Servono tempo, coraggio e perseverenza”.
Sousa si ispira allo scrittore portoghese Fernando Pessoa e per mezz’ora aveva veramente tradotto sul campo le sue poesie.
“In tutte le parole metteva emozione e sentimento, noi cerchiamo la stessa cosa, giocando, e già tantissime volte ci siamo riusciti. Qui occorreva solo prolungare il minutaggio positivo, il controllo della manovra e le accelerazioni. Cerchiamo di andare sempre avanti, in tutto quanto facciamo ci spinge l’emozione, del resto davanti abbiamo traguardi bellissimi”.
Da dedicare ai 2mila arrivati da Firenze. “Vogliamo fare emozionare sempre più i tifosi, numerosi anche di lunedì. Questa alchimia con i sostenitori è da mantenere, senza di quella sfumerebbero anche emozione e sentimento”.
Al Mapei per poco non è sfumato anche l’1-1. Il lunedì non è stato di completi “vanto e gloria”, come recitava uno striscione in curva viola.