Gianluigi Buffon si esibisce in una grande parata, nella finale di Champions con il Barcellona
Giornata speciale per Gianluigi Buffon, che oggi festeggia i 20 anni della sua carriera professionistica, iniziata in quel di Parma, passando per la Nazionale, fino ad approdare a Torino, sponda Juventus. Questa mattina il numero 1 bianconero ha raccontato a Premium Sport, il meglio della carriera.
Buffon ha esordito in maglia gialloblu, contro il Milan e, ironia della sorte, sabato sera festeggerà il suo speciale “compleanno” sfidando proprio i diavoli.
“La partita più importante l’ho disputata 20 anni fa. Era il mio primo giorno tra i grandi. Riguardo al match di sabato, arrivo da un piccolo infortunio ma penso che ci siano ottime possibilità di scendere in campo. Il ricordo dell’esordio è incancellabile, non mi abbandonerà mai: dalla trepidazione per aver sentito la fiducia ricadere su di me, alla grande gioia per farmi finalmente conoscere e dimostrare il mio valore, fino alla consapevolezza dell’opportunità che mi era stata concessa”.
Il 37enne di Carrara racconta anche la ricezione della grande notizia alla vigilia della sfida contro il Milan. “Un turbinio di emozioni: Nevio Scala bussò alla mia porta e mi chiese se me la sentissi di giocare e io, con un po’ di sfrontatezza giovanile, gli risposi che ero lì per quello. La mia risposta lo rassicurò. Tra i senior, molti mi fecero da tutor: a Parma ero considerato il figlioccio di tutti, anche perché ero un po’ ‘squilibrato’: Crippa, Minotti, Melli, Nista, Sensini e tanti altri mi diedero il loro appoggio”.
Molte emozioni, e molti traguardi raggiunti da uno degli estremi difensori più forti al mondo.
“Forse l’apice, collettivamente parlando, è stato raggiunto con la vittoria del Mondiale nel 2006. Mi mancano l’Europeo e la Champions League? È vero, ma ho vinto tutto il resto, come giusto che sia per la carriera lunga che ho avuto, con tantissimi trofei. Qualcosa non l’ho ancora vinto e magari non lo vincerò mai: sarebbe l’ultima tessera del puzzle, ma anche se non arrivassero non cambierebbero la moderata soddisfazione che ho per quello che ho fatto”.
La sua carriera sta per arrivare al termine, c’è chi pensa che Buffon possa approdare sulla panchina di un qualsiasi club, ma il toscano esclude una possibilità di diventare tecnico, almeno per ora: “Dipende dal tipo di ruolo, perché finché gioco spero che non mi vediate mai in panchina. Scherzi a parte, vedremo: ho tante belle idee ma non ho ancora pensato a quello che farò in futuro”.
Sabato sera, ad un centinaio di metri di distanza, Buffon troverà il potenziale erede del più forte portiere italiano di sempre. A difendere la porta del Milan, c’è il 16enne Gianluigi Donnarumma: “Deve pensare a crescere con la calma necessaria per non farsi mettere pressione tra i grandi, anche se già il fatto di scendere in campo a 16 anni con la maglia del Milan e di reggere l’onda d’urto in un contesto dalle alte pressioni anche mediatiche, è un segnale di enorme grandezza. Ha debuttato un anno più giovane di me: i segnali convergono tutti nella stessa direzione, a sto punto starà a lui. Oltre ai segnali, anche le prime partite suggeriscono che potrà fare una carriera straordinaria. Io glielo auguro con tutto il cuore, perché queste sono tra le emozioni più belle che può regalarti la vita. Un consiglio? Cercare di maturare il più velocemente possibile, per capire quali sono le cose giuste e quali le cose sbagliate di questo ambiente”.
A cura di Alessandro Mazzarino